« Torna indietro

ROMAISON STREETVIEW, la mostra esce dal Museo dell’Ara Pacis e invade la città. I nuovi eventi

ROMAISON STREETVIEW, la mostra esce dal Museo dell’Ara Pacis e invade la città. I nuovi eventi

Pubblicato il 4 Dicembre, 2020

Continua il tour esperienziale della città di ROMAISON, il progetto di riscoperta e valorizzazione del patrimonio storico e contemporaneo degli atelier di Costume romani, fortemente voluto e supportato dalla Sindaca Virginia Raggi. Dopo una prima settimana di videoproiezioni architetturali, il nuovo format ROMAISON STREETVIEW cambia location e raggiunge altri edifici simbolo della città. Una testimonianza, installativa e spettacolare, degli abiti e degli oggetti presentati nel percorso espositivo, ancora a disposizione della cittadinanza grazie ad un modo nuovo di fruizione.

Dal 4 all’11 dicembre, dalle 16.30 alle 22, ad illuminarsi saranno le facciate esterne dell’ex Ostello della Gioventù al Foro Italico (in collaborazione con Sport e Salute SpA), del Museo dell’Ara Pacis (lato Piazza Augusto Imperatore) e della fermata della Metro B1 Sant’Agnese/Annibaliano (in collaborazione con ATAC SpA).

Dal 4 al 13 dicembre, dalle 16.30 alle 22, saranno invece le pareti della Stazione Termini (lato via Giolitti) e della Stazione Tiburtina (in collaborazione con ATAC Spa), ad animarsi con le proiezioni dinamiche.

Il progetto è promosso da Roma Capitale, curato da Clara Tosi Pamphili e realizzato da un team creativo composto da Daniele Davino, Daniele Spanò, Luca Brinchi e Salvatore Dragone. L’organizzazione è di Zètema Progetto Cultura. Si ringraziano per la collaborazione: ATAC SpA, Sport e Salute SpA.

ROMAISON 2020 – Roma, una Maison straordinaria: archivi e produzioni dei laboratori di Costume, è la prima edizione del progetto fortemente voluto dalla sindaca Virginia Raggi, per valorizzare e sistematizzare quel prezioso unicum creativo che caratterizza la città, come uno straordinario laboratorio progettuale diffuso.

Roma capitale della creatività. ROMAISON 2020 racconta una città unica dove moda e cinema generano da sempre un sistema creativo apprezzato in tutto il mondo. Grandi registi e produzioni internazionali scelgono Roma per i loro capolavori. Anche in questo momento storico la nostra città rappresenta uno scenario perfetto per realizzare opere cinematografiche, un laboratorio dove poter fare ricerca continua e realizzare costumi. Il cinema  ispira la moda e la moda ispira il cinema in un continuum temporale unico. ROMAISON 2020, innovativo progetto curato con garbo e tenacia da Clara Tosi Pamphili, è un omaggio alla storia e alla capacità delle sartorie romane, eccellenze del made in Italy. Questa mostra è un evento che esalta la produzione stilistica capitolina e le grandi firme che da sempre vestono le icone del cinema. Questa grande industria è un esempio di eccellenza e di economia circolare concreta: un patrimonio di cultura grazie al quale i costumi si riadattano, coniugando innovazione, sostenibilità e conservazione. Una cura di patrimoni, anche di terza generazione: è così che migliaia di abiti divengono oggetto di studio e ricerca per molte realtà, soprattutto per le “case” e le scuole internazionali di moda” afferma la sindaca Virginia Raggi.

Allestita negli spazi del Museo dell’Ara Pacis e curata dalla storica e critica della moda Clara Tosi Pamphili, la mostra ha riunito le più importanti sartorie di Costume romane: Annamode, Costumi d’Arte – Peruzzi, Sartoria Farani, Laboratorio Pieroni, Tirelli Costumi, con la presenza di bozzetti dall’archivio personale di Gabriele Mayer – un fondo di riconosciuta importanza storica, che sarà donato alla Galleria Nazionale – e con una sezione dedicata a Mensura, storico produttore di manichini.

Una mappa permette di visualizzare la presenza degli atelier sul territorio, disegnando un ipotetico museo d’impresa in itinere. In un grande atelier, ricreato per l’occasione, la dimensione del lavoro, della tecnica, dell’artigianalità e dell’ispirazione – tipiche dell’ambito laboratoriale  –  dialoga con l’aspetto della ricerca e della conservazione, sviluppato dagli archivi delle singole maison.

Tavoli, strutture metalliche a muro, pedane, tracciano le direttrici per i continui rimandi tra la produzione e le straordinarie raccolte di pezzi storici originali delle collezioni delle sartorie: un corpus alimentato con cura e passione, in quasi un secolo di attività.

Veri e propri tesori compongono una raccolta di capi spesso inediti, arricchita dalle continue donazioni effettuate da privati, che contribuiscono a rendere vive e a rinnovare queste straordinarie collezioni. In un gioco di rimandi tra pezzi d’epoca e costumi, abiti eccezionali che vanno da Charles Frederick Worth, il sarto inglese a cui dobbiamo la nostra concezione di moda, fino a Paul Poiret; dalla romana Maria Monaci Gallenga di cui sono esposti anche i blocchi per la speciale tecnica di stampo a oro e argento su velluto, fino a Madame Gres e agli atelier di alta moda romani come Schubert e Zecca. E, ancora, i grandi dell’alta moda francese come Christian Dior e Balenciaga dialogano tra loro con i costumi straordinari de “Il Conformista” e “L’Ultimo Imperatore” di Bernardo Bertolucci, ma anche con la famosa “Cleopatra” interpretata da Elizabeth Taylor, con gli abiti di “Salò” di Pasolini, o con quelli di “Miss Marx”, presentato con successo all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, fino alle serie tv  di grido, come “Penny Dreadful”.

I Costumi dei grandi nomi come Pescucci, Canonero, Atwood, Squarciapino, Donati, Tosi, fino ai più giovani Catini Parrini e Torella, per citarne alcuni, sono messi a confronto diretto con i magici archivi di questi luoghi, per loro fonte di ispirazione.

Il rapporto tra Moda e Costume “meravigliosamente ambiguo, in una dimensione parallela di ispirazione reciproca soprattutto a Roma” – come scrive la curatrice nel testo che introduce alla mostra – è il filo sotteso a questo insieme eterogeneo di storie affascinanti, che si snodano per oltre un secolo, dalla nascita di Cinecittà nel 1937 alle prime produzioni internazionali girate negli studi romani, come il “Principe delle Volpi” del 1949, dalla stagione dorata del cinema italiano ad oggi.

Un corto circuito che irrompe nella rappresentazione di alcune icone cinematografiche, di bellezza e fascino atemporale: Florinda Bolkan che indossa un vero abito di Gallenga come costume nel film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, Donyale Luna – la prima modella di colore che compare sulla copertina di Vogue nel 1966 – in “Satyricon”, Silvana Mangano, icasticamente glamour mentre indossa le sue parure Bulgari con ametiste, quarzi e diamanti in “Gruppo di Famiglia in un Interno”, Jane Fonda nel celebre “Barbarella”.

Con l’obiettivo di evidenziare una continuità tra il passato e il futuro di questo genius loci, ROMAISON dedica una sezione alle scuole e accademie di moda che, attraverso una didattica che unisce lo studio della tradizione alla sperimentazione, formano i nuovi talenti: con cadenza settimanale, a rotazione, saranno esposti i migliori progetti realizzati dagli studenti di: Accademia di Alta Moda Koefia, Accademia di Belle Arti di Roma, Accademia di Costume e Moda, IED Istituto Europeo di Design, NABA Nuova Accademia di Belle Arti.

Tutte le notizie utili e aggiornamenti sullle iniziative in calendario sul sito di ROMAISON 2020

e sui social facebook e Instagram

About Post Author