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L’uscita della Sicmi dal territorio è un fatto gravissimo

Pubblicato il 5 Dicembre, 2020

Apprendiamo dalla stampa che la Sicmi, società che produce grandi scafi per Yacht a Piombino, abbandonerà questo territorio. Sono molte le riflessioni che prendono corpo da questo evento, tutte molto serie.

La prima, per importanza, è che il sindaco dovrebbe sapere quello che succede dentro le aziende di questo territorio, soprattutto quando queste decidono di andarsene e i motivi per cui lo fanno. Nessuno si è mai informato dei problemi di questa ditta, lo dice l’imprenditore sulla stampa. I motivi sono esposti nell’articolo del Tirreno.

Il primo, di natura logistica, i capannoni sono a 6 km dal mare e per varare hanno bisogno di essere autorizzati per raggiungere la banchina del porto dell’ex centrale di Tor del Sale.  

Questo ci riporta alle nostre sollecitazioni per un miglior utilizzo delle aree prospicienti il porto ex Enel, attendiamo da troppo tempo dismissioni, bonifiche e una destinazione d’uso congrua con gli elementi antropici caratterizzanoquei siti.

La seconda ha dell’incredibile, una società che produce Yacht non ha i requisiti per accedere alle aree portuali, leggiamo che: “Siamo stati esclusi dalla procedura del bando dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno settentrionale per l’assegnazione di tre aree portuali poste a nord perché non facciamo innovazione “. 

Ci chiediamo se l’assessore Parodi, che ci risulta occuparsi di portualità per il Comune, sapesse tutti gli sviluppi di questa triste vicenda e se in qualche modo sia intervenuto, però ci sembra che vada tutto liscio con l’Autorità di Sistema piombinese, quindi che problema c’è? Altra riflessione politica amara è che la politica di questo territorio di destra e di sinistra, non vogliono la diversificazione, gli interessa solo quando c’è da farsi le foto con le aziende.

Nessuno ha pianificato alcunché rispetto a un nuovo corso economico parallelo alla siderurgia; questo perché qui aspettiamo solo assistenza sprecando i soldi dei contribuenti e lo dimostra che questa città è piena di buche nonostante i debiti. Lo disse Antonio Gozzi che non c’erano le condizioni ambientali per investire su Piombino e probabilmente era vero, altrimenti oggi avremmo evitato un calvario per un forno elettrico, quando nessuno lo voleva al tempo, il 2104. Poi arrivò l’Algerino. 

Oggi, anche se sembrerebbe, non siamo nel solco della continuità, manca proprio il solco, manca totalmente un’idea di territorio; il fatto che non vogliamo aiutare le aziende che guardano le economie del mare, aspettando la statalizzazione di tutto, significa che non ci siamo proprio. Forse andrà bene ai padri, i figli dovranno andarsene.

Riccardo Gelichi portavoce di Ascolta Piomibino

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