Con 30 deputati e 18 senatori, è l’ago della bilancia. La “dichiarazione di guerra” al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stata consegnata. Il Recovery Fund, i fondi per l’emergenza, secondo Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non possono essere distribuiti da lui e dal suo Governo.
Pochi elettori ma forte in Parlamento, Renzi non vuole “piccoli accordi”, Conte risponde che sentirà a tutti per capire “che fondamento hanno le critiche e che istanze rappresentano”. Per andare avanti c’è bisogno, a giudizio del premier, di “determinazione e fiducia reciproca”. Una verifica di maggioranza, insomma.
Il Capo dello Stato Mattarella si è fatto sentire, prima che crolli il castello governativo: “Contro il virus servono serietà ed umiltà. Non bisogna disperdere le opportunità dei fondi Ue”. Ma Renzi non molla, per ora. Non sono bastate 16 riunioni collegiali per metterlo d’accordo su come verranno spesi i soldi in arrivo. Conte sul tema ha già chiarito: “Questa struttura non vuole, e direi non può, esautorare i soggetti attuatori dei singoli progetti, che saranno amministrazioni centrali e periferiche. Noi però abbiamo bisogno di una cabina di monitoraggio, altrimenti perderemmo soldi”.
Le alternative, lo fa sapere anche il Quirinale, non ci sono. Difficile un rimpasto, più probabili le urne. Il Presidente del Consiglio, messo all’angolo, flirta intanto con Salvini, che avrebbe chiesto “disponibilità al confronto”. “Gli ho detto come già in altre occasioni che il tavolo di confronto del governo con l’opposizione resta sempre aperto”. E intanto una soluzione non si vede all’orizzonte.