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Scontri tra ultras leccesi e baresi sull’A16. per 12 di loro scatta l’obbligo di dimora

Pubblicato il 21 Dicembre, 2020

Gli scontri tra ultras sono purtroppo una brutta consuetudine che investe il mondo del calcio e lo macchia di odio e violenza in tutto il Mondo. Blocco stradale, rissa, rapina, danneggiamento seguito da incendio e favoreggiamento: sono questi i capi di imputazione posti a fondamento dell’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Foggia, Dr. Domenico Zeno, a carico di 12 soggetti legati al mondo della tifoseria ultrà, del Bari e del Lecce, che, in concorso tra loro, il 23 febbraio scorso, si sono resi protagonisti di una mattinata di scontri tra ultras lungo il tratto autostradale A16 tra Cerignola e Candela, nel foggiano. Si tratta di C.A., 23enne, C.P., 37enne, D.G., 25enne, D.A., 23enne,D.S., 42enne e Q.M., 41enne; per quanto riguarda la tifoseria ultras del Lecce. Riconducibile a quella barese invece si tratta di C.B., 52enne, S.V., 47enne,T.D., 38enne, D.D., 31enne, A.G., 43enne,G.N., 23enne. Per tutti il Tribunale di Foggia, su richiesta del P.M. che ha diretto le indagini, Dr. Marco Gambardella, ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. Il 23 febbraio scorso, come noto, alcuni tifosi del Lecce e del Bari, diretti rispettivamente a Roma e a Castellamare di Stabia per assistere alle partite delle rispettive squadre, per una casualità, si sono incrociati, sulla A.16, in agro di Cerignola. In quella occasione, lo scoppio accidentale di un pneumatico di un autobus su cui viaggiava una parte della tifoseria biancorossa, aveva costretto il mezzo a fermarsi nella corsia di emergenza, motivo per cui gli altri autobus componenti il convoglio si incolonnavano poco più avanti. Qualche minuto dopo, sopraggiungevano, su quella stessa arteria, numerosi minivan a bordo dei quali viaggiavano i supporter della squadra salentina che, alla vista degli avversari, fermavano i loro mezzi, occupando completamente quel tratto di carreggiata. Di lì a poco, dopo l’esplosione di alcuni petardi, le tifoserie entravano in contatto tra loro dando il via ad una serie di scontri tra ultras che portarono al danneggiamento di 5 minivan della tifoseria leccese di cui due dati alle fiamme e fatti oggetto di atti predatori con sottrazione di tutto il materiale contenuto nei borsoni (sciarpe e striscioni con colori giallorossi).

Scontri tra ultras leccesi e baresi, i fatti

Nella circostanza, la Polizia Stradale, giunta sul posto perché allertata dagli utenti dell’autostrada per alcuni scontri tra ultras, rilevava un fitto lancio di fumogeni, petardi e sassi, che interessavano anche la carreggiata opposta. Le immediate attività di Polizia Giudiziaria portavano al ritrovamento di armi ed oggetti atti ad offendere, nonché di tracce ematiche sulla sede stradale che lasciavano presumere il ferimento di diversi partecipanti ai fatti ed agli scontri tra ultras. Alla luce di ciò, la Procura di Foggia dava pronto impulso alle attività di indagine, che si presentavano subito complesse, soprattutto a causa dell’assenza di impianti di video sorveglianza e del gran numero di partecipanti (circa 500 persone) ai fatti di violenza. Venivano, quindi, delegate le DIGOS di BariLecceFoggia, le quali, anche attraverso specifica attività tecnica, raccoglievano elementi indiziari su circa 40 soggetti riconducibili alle frange più oltranziste delle due tifoserie che si erano resi protagonisti degli scontri tra ultras, nei confronti dei quali veniva subito emesso un decreto di perquisizione, locale e personale, che interessava anche i luoghi di ritrovo degli ultras. Le perquisizioni, eseguite nel maggio scorso nelle provincie di Bari e Lecce dagli agenti delle DIGOS delegate, portavano al rinvenimento di materiale d’interesse investigativo (vessilli, indumenti d’area e artifizi pirotecnici) ed al sequestro di numerosi apparecchi cellulari da sottoporre ad analisi forense. I successivi approfondimenti di Polizia Giudiziaria consentivano di acquisire incontrovertibili elementi di responsabilità su 23 dei soggetti deferiti; in tal senso, determinante è risultata l’analisi degli apparati cellulari sequestrati, nonché alcune conversazioni captate durante l’attività tecnica condotta dagli investigatori. Sulla base degli elementi raccolti, quindi, il P.M. titolare dell’indagine avanzava richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 12 indagati, le cui posizioni sono risultate più rilevanti sotto il profilo penale; il GIP, nel riconoscere i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati per gli scontri tra ultras, riteneva però di applicare nei confronti dei 12 indagati la misura cautelare non detentiva dell’obbligo di dimora, eseguita in data odierna.

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