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Triste solitario y final. La stagione nera del calcio

Pubblicato il 29 Dicembre, 2020

Di tutto il calcio di quest’anno forse ci ricorderemo solo dell’assordante silenzio degli stadi e dei ridicoli manichini comparsi in alcune tribune per ricordare che questo sport appartiene alla gente. Vedere in tv i nostri eroi è stato in alcuni casi come assistere a una partita in playstation. D’altronde, di qualche campione è rimasta solo l’immagine.

Il Covid ha cambiato tutto e soprattutto ha preso tutti alla sprovvista. Per primi i club, quelli già indebitati e con ingaggi altissimi da pagare, che rischiano in massa la bancarotta. E poi il calcio dilettantistico, che era già sul punto di scomparire e ora naviga senza grosse speranze a vista. Con il Covid è scomparsa la vera passione.

L’anno che verrà sarà forse come quello appena passato, a parte qualche sorpresa sportiva come un Milan esagerato che dopo anni di grigiore le vince tutte o quasi, condotto da un allenatore su cu nemmeno la Fiorentina puntava, o come il Sassuolo di De Zerbi, veloce e quasi marziano nelle verticalizzazioni, che se fosse stato 20 ani fa magari avrebbe lottato per lo scudetto, come il Verona di Bagnoli – che lo vinse – o il Perugia di Castagner, realtà provinciali che poi scompaiono inghiottite dai debiti.

O la nuova Juve di Pirlo, che ancora non si sa cos’è. O il generoso Napoli di Ringhio Gattuso, che merita un applauso. O la pazza pazza Inter di Conte che dopo 11 anni vorrebbe portare a casa almeno un titolo perché sennò è masochismo puro.

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