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CONFCOMMERCIO: 2020 DA DIMENTICARE, CRISI PESANTE A VENEZIA

Il calo delle vendite nel 2020 è a doppia cifra e pesante in particolare a Venezia, che dal Carnevale in poi ha visto il crollo dei suoi migliori clienti: giapponesi, russi, americani, arabi e cinesi.

Pubblicato il 30 Dicembre, 2020

Il calo delle vendite nel 2020 è a doppia cifra e pesante in particolare a Venezia, che dal Carnevale in poi ha visto il crollo dei suoi migliori clienti: giapponesi, russi, americani, arabi e cinesi.

Natale poteva portare una boccata d’ossigeno, ma il lockdown delle feste ha messo in ginocchio il settore moda: il caldo maglione sotto l’albero, quest’anno, se è arrivato, proviene quasi sicuramente da una piattaforma online. A lanciare l’allarme ora è il presidente della Federazione Moda Italia di Venezia e del Veneto, nonché membro della giunta nazionale del comparto, aderente a ConfcommercioGiannino Gabriel.

«Un incremento – spiega Gabriel – c’è stato solo per le vendite online, in particolare quelle che entrano dall’estero e spesso spinte da un mercato estero esentasse e da una concorrenza sleale. Qui, ancora una volta, ci sentiamo di chiamare in causa il Governo: certo, non basta tassare le piattaforme online, l’imposta si dovrebbe applicare direttamente sul valore delle consegna, in modo che pesi fiscalmente quanto pesa nel nostro scontrino. E non basta nemmeno la nostra buona volontà nel rendere disponibili nei nostri negozi nuovi servizi di vendite online e consegna a domicilio: ci vuole equità fiscale, dobbiamo poter combattere ad armi pari».

Gabriel conferma le richieste all’esecutivo per rendere competitivo il settore moda in Italia, fiore all’occhiello del Paese: «Abbiamo chiesto un credito d’imposta del 30% per le rimanenze di primavera e per tutta risposta il Governo ci ha chiusi per Covid, così non abbiamo venduto un capo, né visto il credito d’imposta. La botta finale è stata la chiusura dei negozi di abbigliamento e calzature la vigilia di Natale. Evidentemente a Roma non ci vedono, siamo considerati dei fantasmi».

Una ripresa ora è ipotizzabile solo nel secondo semestre 2021: intanto però sono molti i negozi che si vedranno costretti a chiudere, non riuscendo più a pareggiare le spese, pagare gli affitti e produrre utili, con le banche sempre più restie, in queste condizioni, a concedere credito.

La previsione dunque è amara: «Perderemo 50 mila posti di lavoro su 310 mila complessivi – prosegue Gabriel – i fatturati caleranno di 20 miliardi di euro e su un totale di 115 mila negozi, circa 20 mila non riapriranno».

A soffrire saranno anche le vie del lusso, i negozi di alta moda, soprattutto in centro storico a Venezia, ma anche nelle altre province venete. «Ai consumatori – conclude Gabriel – chiediamo di privilegiare i negozi di fiducia, quelli sotto casa: dopo il dramma vissuto, restano attive molte promozioni e i saldi di fine gennaio. Poi speriamo che il nuovo anno sia meno restrittivo per la categoria, che ha sempre rispettato e continuerà a rispettare tutte le precauzioni nell’applicare ogni misura e i presidi sanitari previsti, a garanzia del nostro personale e di tutti i consumatori».

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