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Coordinamento Art.1-Camping CIG: ancora rinvii sulla questione jsw

Pubblicato il 3 Gennaio, 2021

Nell’ultimo incontro tra Jsw, governo e sindacati è andato in scena un altro della serie infinita dei rinvii, condito come al solito da promesse e miraggi mirabolanti. Intanto, è passato un anno da quando Jindal avrebbe dovuto presentare il piano industriale, invece niente piano industriale, niente investimenti, indotto disastrato e uno stabilimento che ormai si smantella … spontaneamente. Solo il caso ha impedito che la recente caduta della gru provocasse una strage. Nell’incontro, oltre ai gravi problemi ambientali, vedi cokeria, è stato completamente omesso proprio il tema degli smantellamenti nonché la parte extra siderurgica del mitico piano Carrai (rigassificatore, preridotto, pale eoliche, riciclo plastica, ecc.); piano il quale, a suo dire, dovrebbe miracolosamente consentire il ricollocamento di metà del personale, mentre se ne trascurano le pesanti ricadute ambientali, in contraddizione con l’indispensabile diversificazione economica e occupazionale, e comincia ad affacciarsi qua e là la parola esuberi.

Non si è parlato, con cifre e impegni precisi, del rifacimento dei laminatoi o meglio della costruzione ex novo (come dovrebbe essere), a partire dal Tpp che è necessario spostare in padule, lontano dall’abitato così come l’unico forno elettrico a tuttoggi forse previsto, dei tre promessi nel tempo che fu. Non c’è stato nessun chiarimento sulla quota con cui dovrebbe entrare lo Stato in Jsw, né sulla governance dello stabilimento, né sul ruolo di Piombino all’interno di un piano nazionale della siderurgia. Invece, delle bonifiche ne hanno parlato, ma solo per prevedere l’ennesimo tavolo ministeriale.

Non ne possiamo più di dire che Jindal deve essere estromesso dalla direzione della fabbrica. Lo Stato deve riprendersi lo stabilimento per tornare a colare acciaio nel quadro, appunto, di un piano nazionale della siderurgia, su cui impegnare una mobilitazione sindacale nazionale perché Piombino sia trattato come Taranto: che fine hanno fatto le promesse del ministro Patuanelli? Adesso lo Stato deve prevedere per Piombino un piano di investimenti di portata storica per le bonifiche, le infrastrutture, la diversificazione economica e la ripartenza delle acciaierie per una produzione pulita di alta qualità. Un piano di rinascita che deve essere elaborato dai cittadini e dai lavoratori insieme e che deve trovare le risorse soprattutto nel Recovery fund, da cui il nostro territorio, ad oggi, sarebbe addirittura escluso.

Tutto questo lo potremo conquistare solo con mobilitazioni eccezionali. Dovremo arrivare al prossimo incontro su Piombino in quanto caso nazionale per quanto riguarda l’occupazione e l’ambiente: per questo chiediamo con forza ai sindacati di indire (appena saremo in zona gialla) un’assemblea dei lavoratori in cui organizzare presidi permanenti, per tutto il mese di gennaio, davanti alla fabbrica, in città e altre iniziative eclatanti. Sta a tutti noi decidere, lavoratori e cittadini insieme: o ci prendiamo in mano il nostro destino o restiamo in balìa degli interessi di altri ( a partire dalle multinazionali), rendendo irreversibile il disastro che ha sconvolto Piombino nell’ultimo decennio.

3 gennaio 2021

Coordinamento Art.1-Camping CIG

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