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Milano, aperta in zona Barona Casa Alba, centro per l’accoglienza di donne senza fissa dimora – Foto gallery

Milano, aperta in zona Barona Casa Alba, centro per l’accoglienza di donne senza fissa dimora – Foto gallery

Pubblicato il 8 Gennaio, 2021

Rabaiotti: “Un tema che merita un’attenzione particolare, siamo molto grati verso tutta la rete che si è attivata per realizzare il progetto”

Apre Casa Alba, centro dedicato alle donne senza fissa dimora, che amplia la rete dell’accoglienza predisposta in città nell’ambito del Piano freddo. È il frutto di una mobilitazione del privato e del privato sociale che hanno deciso di collaborare con l’Amministrazione comunale seguendo un modello di “azione generativa” che, in virtù di una redistribuzione delle risorse presenti sul territorio a favore dei suoi abitanti, anche di quelli più fragili e in relazione con il Comune, riesce a costruire risposte e progetti capaci di svolgere un’importante funzione sociale.

La struttura si trova presso l’oratorio di Santa Bernadetta in via Boffalora, zona Barona, e potrà ospitare fino ad un massimo di 20 donne che, inviate dal Centro Sammartini del Comune, troveranno qui un posto sicuro dove dormire, oltre a due pasti caldi, cena e prima colazione.

Nella sala accoglienza è stato allestito l’occorrente per i triage sanitari, effettuati dal personale di Emergency. La realizzazione di ‘Casa Alba’ è stata possibile anche grazie a CIG Arcigay Milano e a imprese private, che hanno espresso la propria disponibilità a finanziare il progetto di ospitalità. A guidare l’operazione è l’associazione Sviluppo e Promozione Onlus, insieme ad una corposa rete di volontari.

I servizi di custodia e il supporto socio-educativo saranno svolti dall’associazione di promozione sociale Cisonoanch’io. 

“Un segnale di attenzione importante verso le fragilità di Milano – dice l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti -. Nella difficoltà la città sa esprimere con forza la capacità di tenere insieme storie e radici anche molto diverse tra loro: l’associazionismo, la cooperazione sociale e le imprese profit. Queste esperienze interrogano in modo molto profondo il ruolo del pubblico, e quindi le modalità di azione delle amministrazioni locali e delle istituzioni pubbliche in generale chiamate a costruire un confronto con le tante e diverse capacità presenti nella società e nel sistema imprenditoriale e che se chiamate in causa, sono pronte e disponibili a dare il loro contributo nella realizzazione di importanti progetti per i territori e la città. Ne avevamo discusso durante i tavoli di lavoro di FareMilano e questo intervento ne è una prima dimostrazione. Ora più che mai non possiamo fare a meno di queste relazioni e di queste potenzialità che devono trovare occasioni concrete e di valore per esprimersi. Abbiamo individuato questo bisogno perché il tema della presenza femminile tra i senza fissa dimora merita un’attenzione particolare: molto spesso si tratta di persone che hanno subìto forme di discriminazione ed esclusione e che, restando per strada, sono più esposte al rischio, anche di violenza. Per questo siamo molto grati a tutta la rete che ha attivato il progetto, con l’auspicio che si tratti solo di una prima sperimentazione, di un modello che possa venire replicato e rafforzato in futuro”.

“L’apertura di ‘Casa Alba’ – interviene la responsabile Anna Ajelli, dell’associazione Sviluppo e Promozione – è stata resa possibile da una cordata di soggetti che, allargandosi, ha messo a disposizione le proprie risorse e le proprie capacità: ai volontari dell’associazione Sviluppo e Promozione, capofila e ideatrice del progetto, la Comunità pastorale Giovanni XXIII, il Decanato Navigli, Emergency con il proprio supporto sanitario, le Brigate solidali, l’associazione di promozione sociale Cisonoanch’io. Questa è la dimostrazione che quando si fa rete, coagulando le forze e le peculiarità, è possibile rispondere ai bisogni del territorio in modo mirato e proficuo”.
Il CIG Arcigay Milano ha raccolto i fondi destinati a questa importante iniziativa tramite il Rainbow Social Fund, istituito in occasione del Milano Pride 2020 per supportare la città di Milano in occasione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, per la costruzione di progetti per chi è più in difficoltà.
 
Grazie alla generosità di aziende e privati cittadini, che nonostante l’anno complesso non si sono tirati indietro, i fondi raccolti dal Rainbow social fund verranno utilizzati per finanziare progetti dedicati alle persone in condizioni di fragilità sociale, come un housing assistito per le persone LGBT+ inserite in percorsi di assistenza gestiti dal CIG Arcigay Milano. Fra gli altri scopi del fondo vi sono anche progetti in collaborazione con il Comune di Milano, ed è proprio questa la scia in cui si inserisce la scelta di appoggiare l’apertura di ‘Casa Alba’.
 
Fabio Pellegatta, presidente del CIG Arcigay Milano, commenta: “Con il Rainbow social fund e la destinazione di parte dei fondi raccolti al progetto ‘Casa Alba’, la comunità LGBT+ ribadisce la propria presenza e la sua natura sociale e politica: lavorare per il bene comune e nel rispetto di tutt* è infatti la colonna portante del nostro movimento. Il progetto è stato particolarmente apprezzato e sentito dal nuovo direttivo del CIG Arcigay Milano: dobbiamo ricordarci che le donne sono tuttora una fascia della nostra popolazione particolarmente esposta a violenze, discriminazioni e più in generale difficoltà. Siamo particolarmente orgogliosi di poter avviare il servizio di ‘Casa Alba’, nella speranza che in futuro vi siano sempre più realtà pronte a supportare queste iniziative.”

Intanto, sempre nell’ambito delle iniziative programmate per il Piano freddo, in collaborazione con ATS ed Emergency è iniziata anche l’esecuzione dei tamponi rapidi al Centro Sammartini, che permetterà lo snellimento e la velocizzazione delle procedure di inserimento degli ospiti nei centri di accoglienza (finora, prima dell’ingresso nelle strutture, sono sempre stati eseguiti i tamponi molecolari, in convenzione con Villa Marelli). Per effettuarli, ogni giorno vengono montati tre gazebo all’esterno del Centro Sammartini, uno riservato al personale sanitario, uno per l’esecuzione dei tamponi e il terzo per l’attesa dell’esito.

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