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Cinquestelle nucleare Caprarola
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Deposito nazionale rifiuti radioattivi a Caprarola, Governatori (M5S): “denuclearizzare il proprio territorio non evita altrove eventuali perdite di radiazioni”

Pubblicato il 11 Gennaio, 2021

Denuclearizzare è all’ordine del giorno. Fabio Governatori (Meetup Caprarola 5s) scrive in una nota: “Esordisco subito dicendo che sono un convinto sostenitore del No al nucleare, e che al Referendum del 1987 ho votato No. Lo scorso venerdì, 8 gennaio 2021, sono rimasto particolarmente sorpreso nell’aver letto che, al Comune di Caprarola, è stata richiesta una convocazione del Consiglio comunale straordinario con ordine del giorno: ‘Individuazione dei siti idonei ad ospitare il deposito dei rifiuti radioattivi’ e per dichiarare addirittura la denuclearizzazione del territorio comunale. Questa richiesta ‘straordinaria’ del consiglio comunale avrà sicuramente messo in agitazione i miei concittadini, e per certi versi anche me, ma per altri aspetti. ‘Accidenti! Adesso ci portano i rifiuti radioattivi dentro casa nostra, Sì, Sì! Denuclearizziamo.’ Mi inviano messaggi alcuni conoscenti. A parte il fatto che denuclearizzare il proprio territorio non assicura che eventuali perdite di radiazioni – da un qualsiasi deposito vicino alla nostra casa, ma anche a 500 chilometri di distanza dalle nostre abitazioni – non ci possano coinvolgere direttamente (rif. Urss – Centrale di Černobyl incidente 26 aprile 1986), che cosa si intende per ‘denuclearizzazione’? Viene in tal modo definito un processo negoziale, culminante in un trattato, che ha lo scopo di bandire da un’area geografica le armi nucleari e, più in generale, con la dicitura ‘Comune denuclearizzato’ viene vietata la presenza di qualsiasi sorgente radioattiva e macchina radiogena nella zona interessata. Non potranno quindi essere installati in un Comune con tale dicitura apparecchiature radiogene generalmente utilizzate in diagnostica o terapia (come TAC, PET, mammografie) con l’inevitabile conseguenza, forse non richiesta dai cittadini, di non potervi costruire un ospedale o un centro di radiologia o veterinaria, oltre ad essere altresì vietato il transito di automezzi con carico di materiali radioattivi, implicando anche le realtà che attualmente sono presenti già nel comune. Come devono regolarsi per giustificare la loro attività presente? Devono traslocare o si faranno delle deroghe? Comunque una proposta e scelta di questo tipo andrebbe valutata attentamente nei minimi dettagli e sopratrutto coinvolgendo i cittadini per correttezza intellettuale, traparenza ed ascolto delle loro opinioni. Per quanto già esposto in precedenza, dare mandato al sindaco, per tutte le azioni istituzionali ed eventualmente amministrative e giudiziarie utili a rappresentare quelle deliberazioni in qualunque sede, mi sembra quantomeno ‘pittoresca’ e non risulta minimamente utile ed efficace alla nostra comunità caprolatta.
Altra sorpresa, ma questa era già scontata, è stata l’escalation dei politici provinciali, tutti concentrati alla rincorsa mediatica. Amministrazioni ed opposizioni, tutte compatte, anche sgomitandosi, per rincorrere e cavalcare (tuttora) la pubblicazione della Carta (CNAPI) delle 67 aree potenzialmente idonee ad accogliere il Deposito nazionale e il Parco tecnologico, per fare la ‘bella’ figura, la contestazione immediata e ad oltranza, o entrare nella parte dei “paladini” protettori della cittadinanza nei propri territori contro il pericolo ‘Černobyl’.
Insomma, tutta la politica sui quotidiani locali, testate giornalistiche online, e post sui social Facebook, Twitter, Istagram… tranquilli: ‘the show must go on’, lo spettacolo deve continuare!
Di trovare una soluzione sui rifiuti radioattivi sono almeno 20 anni che se ne parla, senza andare al ‘nocciolo’, visto che siamo in tema, del problema e principalmente della soluzione.
In questo momento, la situazione in cui versano gli attuali 23 Depositi temporanei – in via di saturazione per i volumi di contenimento che continuamente, dal pregresso esercizio, arrivano dall’industria, dalla sanità, dalla ricerca – è comunque da risolvere. Si è arrivati nostro malgrado, di rimando in rimando, posticipazioni, a dover mettere ora in pratica impegni e procedure (rif. Direttiva Euratom 2011/70: ‘…ciascun Stato membro ha la responsabilità ultima sulla gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi generati nel proprio territori’), come il Decreto legislativo 15 febbraio 2010, numero 31, già siglato dalla precedente XVI Legislatura (Governo Berlusconi). Occorre prendere decisioni in ragione di salvaguardia ed efficienza nel controllo nazionale e comune a vari Paesi Ue, anche in virtù della procedura di infrazione della Commissione europea 2020/22266. Personalmente, cerco sempre di osservare fatti e cose con senso critico e quanto più obiettivamente possa riuscire a fare e prendo atto che attualmente, tra tutte queste critiche ‘radioattive’ preoccupate, questi No tassativi, vige principalmente molta approssimazione sulla conoscenza del tema in questione e che si procede, giorno dopo giorno, a trovare solo nuovi slogan di nessuna utilità.
Il buon senso mi dice, visto che purtroppo i rifiuti radioattivi esistono e li abbiamo, che l’obiettivo fondamentale della loro gestione è proteggere le presenti e future generazioni dall’esposizione alle radiazioni e dal potenziale rilascio dei radionuclidi nella biosfera. Oggi sarebbe più utile e costruttivo chiedersi del perché, di 67 aree potenziali per la dislocazione di un deposito nazionale, ben 22 sono nella provincia viterbese. Scusate, ma ‘pecco di malizia’, sarà forse perché un vasto territorio come la provincia di Viterbo, di ben 3.615 chilometri quadrati, con una popolazione totale di poco più di 321.000 abitanti, ha un peso elettorale minimo, nel caso i cittadini contestassero in massa le scelte delle 22 aree viterbesi? 321.000 persone si gestiscono molto meglio che non 1.000.000 in caso di proteste.
Perciò, che si verifichi e si discuta concretamente sui criteri (Guida tecnica numero 29) di scelta delle aree viterbesi in riferimento della Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee), anche perché non è detto che un sindaco non proponga e candidi il suo comune amministrato ad accogliere il Deposito nazionale. Ospitare il Deposito nazionale nel proprio territorio porterebbe in cambio, alle casse del comune ospitante, fondi economici notevoli di compensazione oltre che, fra Deposito e Centro tecnologico, alla disponibilità di circa 1.000 (occupati) posti di lavoro, durante i 40 anni di esercizio e addirittura a una previsione di una occupazione come indotto di ben 4.000 occupati per i 4 anni di costruzione dell’infrastruttura. 4.000 posti di lavoro fanno gola anche in tempi di non crisi, rifiuti o non rifiuti, radiazioni o non radiazioni. Auspico che non pensi in un modo e si lavori in un altro, il territorio viterbese ha dato e dà tanto, la Tuscia deve essere ascoltata.
In ultimo un invito, oltre che ad occuparsi di denuclearizzare il comune di Caprarola, dovrebbe pensare prima al decoro urbano, alle strade del comune, ai rifiuti abbandonati nelle vie del nostro paese, far rispettare il codice stradale, la distanza dai cittadini è abissale. Questi sono alcuni degli aspetti che spiccano a causa dell’insipienza dell’amministrazione caprolatta e di un’opposizione silente. A Caprarola vige il letargo, non si pensa minimamente al presente e non si pensa in prospettiva al futuro di Caprarola. Non bastano la sistemazione dei parchi o le lampadine led per l’illuminazione pubblica a fine mandato, occorre rispettare gli impegni presi e costantemente lavorare per tutti e cinque gli anni di mandato”.

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