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Sulle tracce del luogo del Premio Carlo Scarpa 2020–2021

Continua con tre appuntamenti nel mese di gennaio il ciclo di incontri online Sulle tracce del luogo del Premio Carlo Scarpa 2020–2021, organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche dallo scorso dicembre sulla piattaforma Zoom, per approfondire diverse questioni e temi connessi al Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, il premio a un luogo dedicato, nella sua trentunesima edizione, straordinariamente biennale, a Güllüdere e Kızılçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia, in attesa della riapertura, nelle sede di Ca’ Scarpa, a Treviso, della mostra Cappadocia. Il paesaggio nel grembo della roccia,provvisoriamente chiusa in relazione all’attuale situazione sanitaria, e di poter realizzare anche i consueti convegni pubblici in presenza.

Pubblicato il 11 Gennaio, 2021

Continua con tre appuntamenti nel mese di gennaio il ciclo di incontri online Sulle tracce del luogo del Premio Carlo Scarpa 2020–2021, organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche dallo scorso dicembre sulla piattaforma Zoom, per approfondire diverse questioni e temi connessi al Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, il premio a un luogo dedicato, nella sua trentunesima edizione, straordinariamente biennale, a Güllüdere e Kızılçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia, in attesa della riapertura, nelle sede di Ca’ Scarpa, a Treviso, della mostra Cappadocia. Il paesaggio nel grembo della roccia,provvisoriamente chiusa in relazione all’attuale situazione sanitaria, e di poter realizzare anche i consueti convegni pubblici in presenza.

Giovedì 14 gennaio alle ore 18 l’incontro è dedicato a La pittura nella Cappadocia rupestre. Conoscenza, restauro e indagine fotografica,con due studiosi, entrambi membri della Missione dell’Università degli Studi della Tuscia in Cappadocia: Paola Pogliani, storica dell’arte, e Gaetano Alfano, fotografo, che racconteranno dal punto di vista dei loro diversi ruoli, il lavoro della Missione, avviato in Cappadocia nel 2006 per studiare e salvaguardare il patrimonio pittorico che ricopre gli interni di cappelle, chiese e monasteri scavati nella roccia. Tra gli obiettivi, l’attuazione di un piano di conoscenza per la conservazione, la tutela e la valorizzazione di questi straordinari dipinti murali, realizzati fra il VI e il XIII secolo, attraverso la messa a punto di un sistema interdisciplinare che coniuga i saperi umanistici a quelli scientifici.

Paola Pogliani racconterà le peculiarità di questa preziosa produzione pittorica che, spiega «connota gli invasi architettonici offrendo un catalogo di modi espressivi e una varietà di tecniche che rappresentano un unicum nel panorama della produzione pittorica bizantina per la varietà degli stili, delle scelte iconografiche e dell’uso dei materiali che si concentrano in Cappadocia». Gaetano Alfano approfondirà le tematiche inerenti il ruolo e le modalità specifiche della fotografia in questo contesto come strumento prezioso di conoscenza e di memoria, nonché di supporto al lavoro di restauro.

Giovedì 21 gennaio alle ore 18, Roberto Bixio, Andrea Bixio e Andrea De Pascale, ricercatori del Centro Studi Sotterranei di Genova, esperti in cavità artificiali, dal 1985 impegnati in diverse missioni in insediamenti rupestri in Asia Minore, parleranno di Sistemi idraulici e cavità antropogeniche nel sottosuolo della Cappadocia, raccontando, ad esempio, il funzionamento dei cunicoli cisterna, individuati a seguito delle più recenti indagini condotte nel sito di Göreme. «Uno degli elementi fondamentali che bisogna tenere in considerazione nell’investigazione di antichi insediamenti» affermano «è la disponibilità d’acqua potabile e irrigua e, di conseguenza, l’idrografia dei luoghi e le relative strutture di captazione, trasporto, conservazione e distribuzione adeguate al fabbisogno all’epoca della frequentazione dei siti stessi. Questo importante aspetto è oggi ben documentato per diverse aree del vicino e medio oriente, così come dell’Asia centrale. Ciononostante, per quanto riguarda la Cappadocia, pochissime sono le fonti disponibili. Solo in tempi recenti, indagini specifiche intraprese dal Centro Studi Sotterranei di Genova, a cui si sono aggiunte una breve ricerca di Alexandra V. Bukarenko, e ulteriori indagini di Eric Gilli e Ali Yamaç, hanno rivelato la presenza sul territorio cappadoce di sistemi idrici realizzati nel sottosuolo, di notevole ingegno ed efficacia, in sintonia con le tecniche del costruire “in negativo” peculiari di questa regione».

Infine, giovedì 28 gennaio alle ore 18, Maria Andaloro, storica dell’arte, direttrice della Missione dell’Università della Tuscia in Cappadocia, Giuseppe Romagnoli, archeologo medievista, Università della Tuscia,e Natalia Rovella, geologa,Università della Calabria, parleranno delle loro Ricerche sul paesaggio della Cappadocia, e in particolare diGeologia, archeologia e arte nel villaggio rupestre di Şahinefendi. Si tratta di un sito di grande interesse storico all’imbocco della valle del fiume Damsa, corridoio naturale di comunicazione fra la Cappadocia rupestre e il settore meridionale della regione, attraversato nell’antichità da un asse viario di speciale importanza in età romana, come dimostra la recente scoperta di un insediamento tardoromano e bizantino.

Il vero e proprio villaggio rupestre è ospitato in un gruppo di formazioni rocciose di forma conica, che si sviluppano su un fronte di 200 metri. Il nucleo presenta le caratteristiche fondamentali dei villaggi rurali della regione in età mediobizantina: un ridotto numero di vani a uso residenziale intorno alla chiesa, alcune cappelle funerarie, stalle, magazzini e altri ambienti destinati alla trasformazione dei prodotti agricoli. E la stupefacente Chiesa dei Quaranta Martiri, con i suoi straordinari dipinti stratificatisi nel tempo su volte e pareti, è al centro del villaggio di Şahinefendi e del lavoro di studio e di restauro condotto dalla Missione dell’Università della Tuscia in Cappadocia.

Tutti gli incontri sono curati dai coordinatori delle attività del Premio Carlo Scarpa, Patrizia Boschiero e Luigi Latini, e gli interventi prevedono la condivisione di fotografie e altra documentazione sui temi di volta in volta proposti dai relatori, che hanno in vario modo collaborato anche al volume collettivo Güllüdere e Kızılçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia. Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2020-2021, a cura di Patrizia Boschiero e Luigi Latini, Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga(Treviso 2020, 264 pagine, 276 illustrazioni, prezzo di copertina 20 euro, ISBN 978-88-8435-199-9; edizione in lingua inglese ISBN 978-88-8435-200-2).

Piattaforma Zoom.

Per partecipare agli incontri ci si deve iscrivere attraverso l’apposito link pubblicato nei canali social e nel sito della Fondazione Benetton Studi Ricerche, www.fbsr.it

Gli iscritti riceveranno via email il link di Zoom per prendervi parte.

Note sui relatori

Gaetano Alfano

Gaetano Alfano, storico dell’arte specializzato in documentazione fotografica per i beni culturali e per il restauro. Attualmente lavora con vari enti in Italia e all’estero, in particolare con le Soprintendenze, con le università, con il WMF, con i musei. È docente di Storia e Tecnica della Fotografia presso l’Università degli Studi della Tuscia, dove approfondisce in particolare le tematiche inerenti il ruolo della fotografia come documento e strumento di memoria.

Maria Andaloro, allieva di Cesare Brandi all’Università di Palermo e sua assistente a Roma, all’Università “La Sapienza”, è professore emerito dell’Università della Tuscia dove ha insegnato Storia dell’Arte Bizantina e Storia dell’Arte Medievale in Europa e nell’area del Mediterraneo. Ha svolto corsi, seminari, lezioni, relazioni presso molte università italiane e straniere, dalla Scuola Normale di Pisa alla Città Proibita di Pechino. Preside della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia, fonda il corso di dottorato “Memoria e materia dell’opera d’arte”; è coordinatore nazionale di molteplici progetti di ricerca interuniversitari, di progetti della Regione Lazio e del progetto “Sino-Italian Training of Conservation and Restoration of Cultural Heritage”, per conto dell’Ateneo della Tuscia. Dal 2010 al 2016 è Sovraintendente della Fabbriceria del Palazzo Reale di Palermo. Dal 1996 dirige la Missione di studio e ricerche sull’arte bizantina in Turchia, missione che dal 2006 è attiva in Cappadocia; dal 2011 è responsabile scientifico del “Tokalı Project” per il restauro delle pitture della Chiesa Nuova di Tokalı nell’Open Air Museum di Göreme, in collaborazione con il Museo Archeologico di Nevşehir (Cappadocia, Turchia). Ha ideato e curato mostre a Roma (Santa Maria Antiqua tra Roma e Bisanzio, 2016; La Cappadocia e il Lazio rupestre. Terre di roccia e pittura, 2009), a Palermo e Vienna (Nobiles Officinae. Perle, filigrane e trame di seta dal Palazzo Reale di Palermo, 2003-2004), e convegni internazionali a Viterbo e Palermo. Ha ideato il sito unesco Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale e ne ha firmato il dossier di candidatura. È membro di varie associazioni culturali. È Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Le sue linee di ricerca, personali e di gruppo, le centinaia di pubblicazioni, l’ideazione e la cura di mostre, convegni, missioni all’estero, hanno come orizzonte gli andamenti delle arti fra la tarda antichità e la fine del medioevo a Roma, nella Palermo normanna, a Bisanzio e in Cappadocia, vale a dire in tre luoghi-fucina del Mediterraneo.

Andrea Bixio, speleologo del Centro Studi Sotterranei di Genova; fotografo, topografo, programmatore informatico per le missioni condotte in Turchia dal Centro Studi Sotterranei, sotto l’egida del Ministero della Cultura turco, Direzione Generale delle Antichità.

Roberto Bixio, speleologo del Centro Studi Sotterranei di Genova; ispettore onorario per l’Archeologia, settore Cavità Artificiali, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (mibact); dal 1991 è responsabile delle missioni del Centro Studi Sotterranei in Cappadocia (Turchia centrale), Ani, Ahlat e Bitlis (Turchia orientale). Nel 2019 gli viene conferita la laurea honoris causa dalla National University of Architecture of Armenia per il suo impegno nella ricerca sugli insediamenti rupestri.

Andrea De Pascale, speleologo del Centro Studi Sotterranei di Genova; archeologo per le missioni condotte in Turchia dal Centro Studi Sotterranei, sotto l’egida del Ministero della Cultura turco, Direzione Generale delle Antichità. In Italia è conservatore del Museo Archeologico del Finale (Istituto Internazionale di Studi Liguri, sezione Finalese) e consigliere dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria.

Paola Pogliani, ricercatore presso l’Università degli Studi della Tuscia nel settore Museologia e Critica Artistica e del Restauro. Campo di ricerca privilegiato è l’indagine dei procedimenti esecutivi dei dipinti murali e dei mosaici parietali attraverso lo studio dei manufatti che coniuga il livello di analisi storico-artistico con quello tecnico-scientifico. In particolare, dal 1996 studia la pittura medievale in Turchia (secoli iv-xiv) e dal 2006 la sua ricerca si è concentrata sulla comprensione del cantiere pittorico in Cappadocia. È vicedirettore del progetto di ricerca e del cantiere di restauro dei dipinti della Chiesa di Tokalı (Open Air Museum di Göreme), diretto da Maria Andaloro. I primi risultati del progetto sono stati oggetto di ampie pubblicazioni e hanno portato alla creazione della banca dati online Cappadocia. Arte e habitat rupestre (bancadati.museovirtualecappadocia.it). È vicedirettore dei laboratori di restauro dell’Università della Tuscia e membro del Collegio di dottorato in Scienze Storiche e dei Beni Culturali.

Giuseppe Romagnoli, archeologo medievista. Ricercatore presso l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, dove insegna Metodologia della Ricerca Archeologica e Archeologia dei Paesaggi presso i corsi di laurea in Beni Culturali. Dal 2015 dirige il laboratorio fotografico e di documentazione grafica e fotografica del distu (Dipartimento di Studi Linguistico-Letterari, Storico-Filosofici e Giuridici). Coordina le ricerche archeologiche dell’Università della Tuscia sul sito romano e medievale di Ferento e su altri siti medievali dell’Alto Lazio, tra le quali le indagini tuttora in corso a Celleno Vecchio e a Monterano. Ha partecipato a numerose campagne di scavo e di ricognizione in Turchia e in Egitto ed è membro della Missione di studio sugli insediamenti rupestri di età bizantina in Cappadocia. È autore di tre monografie e di settanta contributi pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali, relativi alla storia e alla topografia degli insediamenti medievali, all’archeologia dei paesaggi, all’archeologia dell’architettura, all’archeologia urbana.

Natalia Rovella è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria, dove si è laureata in Scienze Geologiche nel 2009 e ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze della Terra nel 2014. I suoi interessi si concentrano sulla mineralogia e sulla petrografia applicata all’ambiente e ai beni culturali, con particolare riguardo ai settori della diagnostica, della archeometria e della conservazione dei materiali lapidei naturali e artificiali utilizzati nel patrimonio culturale, anche attraverso la sperimentazione di nanomateriali innovativi da applicare in protocolli per la conservazione e il restauro. Nel 2019 è stata insignita del Premio nazionale Salvatore Improta, patrocinato dall’Associazione Italiana di Archeometria. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali, workshop e summer school. È autrice di ventotto pubblicazioni scientifiche, di quaranta abstract con relativa partecipazione a convegni in Italia e all’estero, è guest editor di volumi specialistici inerenti il patrimonio culturale.

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