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Piemonte, il pericolo viene dal cinghiale: 50 intossicati per averne mangiato le carni crude

Pubblicato il 12 Gennaio, 2021

Si chiama trichinellosi ed è un’infezione legata dal consumo di salumi di cinghiale o animali selvatici macellati senza tutti i crismi. In Piemonte, in Val di Susa nello specifico, cominciano ad averne paura (non è ancora una epidemia e probabilmente non lo sarà, almeno con i dati che si hanno allo stato attuale) perché i casi sono aumentati in pochi giorni a 46 ed è partita l’allerta in tutte le Asl.

Lavorare male le carni di cinghiale, che è all’origine di tutta la filiera di infettati, può essere molto pericoloso. I sintomi di chi incorre nell’infezione sono quelli soliti dell’intossicazione cronica: diarrea, vomito, dolori muscolari con febbre, edemi alle palpebre e spasmi addominali. 

Ha spiegato il professor Giovanni De Perri, direttore della clinica di malattie infettive dell’Università di Torino che “in questi casi viene usato l’albendazolo, un antiparassitario che si prende per bocca e uccide il verme”. Due settimane di cura per chi è rimasto vittima della trichinellosi e già il paziente può ritornare a casa.

Inutile ripetere, come fanno gli esperti in questi giorni, che mangiare carne cruda di cinghiale, senza conoscerne la provenienza, è sempre molto pericoloso. Se poi si macellano in casa, come succede nella tradizione, il rischio si raddoppia. 

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