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Il mistero delle 12 croci di Napoli. Il Santo Graal passò per Soccavo?

Secondo una leggenda il Santo Graal fu custodito in un’edicola votiva ancora presente oggi a Soccavo.

Pubblicato il 1 Febbraio, 2021

Napoli è una fonte inesauribile di leggende che si susseguono e si rinnovano nel tempo. Uno dei misteri più recenti è collegato al ritrovamento nel 2011 di 12 croci sotto la chiesa di Santa Maria Maggiore di Pietrasanta, la prima ad essere dedicata alla Madonna.

A 37 metri di profondità sono state ritrovate 12 croci che, a loro volta, formavano un’unica croce ancora più grande. Secondo alcuni si tratta semplicemente di incisioni eseguite come indicazioni di cisterne. Tuttavia la loro forma perfetta fa sorgere più di un dubbio legittimo.

Il culto di Iside e le “ianare”

Secondo alcuni miti, sarebbero stati i misteriosi Templari a piazzare quelle croci. Una prima versione sostiene che furono collocate lì per tenere alla larga il Maligno, che di notte si aggirava per i veicoli con le sembianze di un maiale molto aggressivo.

É interessante sapere che prima della chiesa forse c’era un tempio egizio (per un periodo Napoli fu abitata da una colonia di alessandrini) dedicato ad Iside, la dea nera che prometteva alle donne parti indolori. In epoca romana il tempio fu invece dedicato a Diana.

Gli uomini erano però infastiditi da questo culto ed infatti le seguaci di Iside furono chiamate in modo dispregiativo “ianare”. Ebbene queste donne furono accusate di stregoneria e capaci addirittura di invocare il demonio.

La costruzione della Chiesa di Pietrasanta

In seguito il vescovo Pomponio, al quale comparve la Madonna in sogno chiedendogli di costruire una chiesa dove avesse trovato una pietra a forma di croce, proprio qui decise di erigere la Chiesa di Pietrasanta, così chiamata per la pietra a forma di croce. Era ritenuta una roccia santa poiché sarebbe stata in grado di concedere l’indulgenza a chi la baciava.

Proprio su questa pietra aleggia un profondo mistero. Secondo alcuni fu rubata, altri ritengono invece che fu nascosta in una teca protetta da una grata di ferro incastonata nel muro accanto alla cappella del Salvatore.

L’intervento dei Templari ed il Sacro Graal

La Chiesa di Pietrasanta era capace di “emanare” del bene ed il diavolo per contrastarlo usciva ogni notte ed appariva proprio lì. Secondo il mito una notte 12 sacerdoti templari, con l’ausilio di 12 croci, riuscirono a scacciare il Maligno.

Un’altra versione, ancora più incredibile, è invece collegata addirittura al Sacro Graal, che da Gerusalemme arrivò fino a Napoli, dove fu affidato dai Templari al Principe Sanseverino che lo nascose appunto nella Chiesa della Madonna di Pietrasanta.

Anche qui si racconta di passaggi segreti e croci scolpite durante il cammino. E così arriviamo ai giorni nostri, precisamente al percorso scoperto nel 2011 che dalla Chiesa passa per i Tribunali, prosegue per Piazza del Gesù ed arriva infine al giardino dei principi di Sansevero, dove sorge la Pietatella. Anche questo percorso è delimitato e caratterizzato da croci scolpite nel muro.

Il Santo Graal dalla Cappella di Sansevero a Soccavo

Si racconta che il Santo Graal fu nascosto nel 1737 nella Cappella Sansevero da Raimondo di Sangro. A confermare questa leggenda c’è una grossa pietra a forma di croce celtica esposta da anni a Soccavo, all’angolo tra via Scherillo e via del Maratoneta.

Tale croce fu scolpita in stile celtico nel 1613 dai Pipernieri di Soccavo ed è adornata da teschi, chiodi della corona di spine, una giara da cui si espandono raggi di luce ed altri misteriosi simboli esoterici e cristiani.

Si ritiene che tutti questi segni siano finalizzati a dare indicazioni utili per ritrovare il Santo Graal. Un’altra leggenda invece racconta che all’interno della croce celtica, in particolare all’altezza della giara, fu nascosto il calice dove Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Gesù, uscito dal suo costato in seguito ai colpi inferti dalla lancia del centurione romano Caio Cassio, meglio noto come Longino.

Forse si tratta solo di leggende, ma alla base c’è sempre un pizzico di verità.

Fonte e foto: Gino Campolongo (amministratore di La Nuova Bella Napoli).

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