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Il centrosinistra e la Rete ospedaliera: "l’ennesimo bluff del Governo regionale"

Il centrosinistra e la Rete ospedaliera: “l’ennesimo bluff del Governo regionale”

Pubblicato il 2 Febbraio, 2021

“La bozza di Rete ospedaliera è l’ennesimo bluff del Governo regionale di centrodestra, che in due anni di lavoro è riuscito a scrivere un documento che non decide, pieno di contraddizioni, che sembra fatto solo per essere bocciato dal Governo nazionale”, così i consiglieri di centrosinistra in Consiglio regionale sul piano che l’esecutivo ha presentato al tavolo ministeriale.

“Le promesse fatte in campagna elettorale non solo non vengono esaudite, ma si traducono in una lista di ipotesi e provvedimenti sospesi nel tempo, sganciati dalla realtà, scritti senza condivisione e cognizione nemmeno delle forze in campo – denunciano i consiglieri dei gruppi Pd, Abruzzo in comune, Legnini Presidente e gruppo misto  Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto, Sandro Mariani, Marianna Scoccia – Sono fermi ad una bozza inoltrata nell’ottobre del 2019, siamo a febbraio 2021 e la sanità viene governata senza alcun atto di programmazione approvato ma tutti scaduti. Non esiste alcuna indicazione sulle Unità operative complesse, sulle unità operative semplici e dipartimentali: la programmazione è demandata ai direttori generali delle singole Asl, che si sostituiscono all’esecutivo, essendo chiamati a fare scelte territoriali, senza una visione complessiva della programmazione sanitaria abruzzese. Vulnerabilità che determineranno la sicura bocciatura della rete della Regione da parte del Governo, con la conseguente paralisi della programmazione regionale e, soprattutto, la perdita delle premialità aggiuntive che invece sono state ottenute negli anni passati, cosa che non consentirà all’intero sistema di avere abbastanza risorse per investire, specie in questo periodo.

L’ultimo piano. Si ricorda che la Regione Abruzzo ha approvato con Decreto Commissariale numero 79/2016 la riorganizzazione della rete ospedaliera in attuazione del Regolamento di cui al Decreto del Ministro della Salute 2 aprile 2015 numero 70; ciò all’esito della valutazione positiva riscontrata nella riunione congiunta dei Ministeri della Salute e delle Economie e Finanze tenutasi il 19 luglio 2016.  Con la delibera numero 824 del 25 ottobre 2018, l’esecutivo di centrosinistra ha poi dato seguito ad una parziale revisione della programmazione già varata. Da allora a oggi la programmazione è rimasta ferma, con grave detrimento e danno dei passi già compiuti e in itinere, sospesi da tre anni, ormai.

Un salto indietro che penalizza i territori. La bozza della nuova rete nasce per non concretizzarsi, perché manca di coraggio e razionalità e non riuscendo a portare avanti la programmazione fatta dal centrosinistra, la cancella, tornando a una impostazione superata da oltre 15 anni e dai nuovi provvedimenti legislativi. Così, il piano rinuncia alle connessioni funzionali tra L’Aquila e Teramo e Chieti e Pescara, addirittura legittima il declassamento di quegli ospedali facendo venire meno i presupposti per la creazione di due Dea di II Livello con uno spezzatino di scelte improvvisate. E il declassamento dei 4 presidi provinciali si riverbera ovviamente anche su quelli che erano considerati Ospedali Dea di I Livello.

Vasto. In particolare la questione annosa dell’emodinamica a Vasto non trova alcuna risposta: è ridicolo pensare a una emodinamica diagnostica rispetto alle roboanti promosse fatte in quella comunità. La bozza quindi mette una pietra tombale sul cavallo di battaglia sanitario della destra a Vasto, nel frattempo il presidio è in difficoltà per mancanza di operatori.

Atessa, viene confermato ospedale di area disagiata per la particolare posizione e utenza, non vengono evidenziati investimenti, tempi e modi e nel frattempo in questi mesi ha subito chiusure imponenti.

Ortona è stato identificato come un’articolazione organizzativa e funzionale del Presidio Ospedaliero “SS. Annunziata” di Chieti, al contrario di quanto annunciato circa l’autonomia del Presidio, inoltre sono stati depotenziati servizi e personale, con appena 4 anestesisti, una latitanza che sta generando il tracollo della struttura, prima dell’annunciato rilancio.

Guardiagrele si prevede stabilimento ospedaliero di Chieti. Stessa proposta non viene riservata a Pescina; Tagliacozzo, Casoli e Gissi. Ricordiamo che tutti e 5 i Presidi furono riconvertiti nel 2010 dalla destra. Ma il bluff è che nel mentre si lascia per due anni la proposta per fini elettorali nel frattempo la struttura è stata depotenziata.

Sulmona, non aver creato presupposti per una guardia attiva anestesiologica, per una guardia attiva pediatrica e per le reti del Sistema di trasporto materno assistito (Stam) e del sistema in emergenza del neonato (Sten), rende vano qualsiasi proposito di ristabilire il punto nascita che resta solo una indicazione sulla carta da sbandierare ai quattro venti e su cui fare propaganda, non essendo riusciti a garantire i presupposti per sostenere la promessa di farlo restare, potenziando organici e servizi e attivando le unità operative per arrivarci. La Regione, invece, non ha fatto nulla per raggiungere l’obiettivo promesso e scrive appena 6 righe di argomentazioni per il tema Dea di primo livello dimostrando nero su bianco di non crederci e di aver solo voluto strumentalizzare il territorio.

Penne e Popoli. Un duro schiaffo anche agli Ospedali di Popoli e Penne: nessuna previsione ulteriore rispetto alla proroga ottenuta solo con la legge sisma e che scadrà nel mese di Aprile 2021 quando Popoli e Penne non avranno quindi alcuna copertura più normativa. Nessuna previsione sul ritorno a Popoli dei posti letto per la riabilitazione, che doveva avvenire a giugno 2020.

Le risorse ferme. Investimenti di edilizia (500 milioni) fermi per L’Aquila, Teramo, Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano.  Cancellati tutti gli investimenti a Chieti.

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