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sequestro guardia di finanza avigliana

Torre Annunziata, le donne di un affiliato al clan Gionta percepivano indebitamente il vitalizio per le vittime di camorra

Moglie e suocera di un affiliato al clan Gionta hanno percepito indebitamente il vitalizio per ben 15 anni.

Pubblicato il 3 Febbraio, 2021

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di oltre 166.000 euro nei confronti di due donne, moglie e suocera di un affiliato al clan Gionta. Entrambe sono accusate di aver percepito indebitamente per 15 anni il vitalizio destinato ai familiari delle vittime della criminalità organizzata.

I fatti risalgono alla cosiddetta “strage di Sant’Alessandro” del 26 agosto 1984, quando un gruppo di fuoco della criminalità organizzata, a bordo di un bus turistico, aprì il fuoco davanti al circolo dei pescatori di Torre Annunziata, nel quadrilatero delle carceri, uccidendo 8 persone e ferendone altre 7.

Dopo 18 anni, nel febbraio 2020, la moglie e la figlia di una delle vittime della strage ottenero dal Ministero dell’Interno un assegno vitalizio, in quanto familiari delle vittime della camorra.

Tale beneficio economico era però incompatibile con il fatto che la figlia della vittima dell’agguato, nel 1999, si era poi sposata con I.P., esponente del clan Gionta, detenuto dal 2017 nel carcere di Secondigliano.

La donna aveva taciuto sul matrimonio per continuare a beneficiare indebitamente del vitalizio.

Nel 2009 la Prefettura aveva chiesto più volte alle due donne di aggiornare le informazioni sulla loro situazione familiare, per accertare la loro estraneità agli ambienti criminali, requisito necessario per accedere al vitalizio. Le due donne però non avevano mai risposto ed anzi avevano simulato una separazione consensuale tra i coniugi, omologata nel 2010 dal Tribunale di Torre Annunziata.

Le successive indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno permesso di accertare la finta separazione tra i due coniugi, che nel 2017 concepirono anche una figlia e che la moglie, talvolta con la suocera, effettuava periodicamente visite al marito incarcerato a Secondigliano, dove è tutt’ora ristretto.

L’importo totale del vitalizio indebitamente percepito è di 166.174,84 euro. Le Fiamme Gialle stanno passando al vaglio tutte le movimentazioni bancarie e finanziarie delle due donne.

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