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Scuola: se ne discute tanto ma “il caos non può aiutare l’apprendimento”

Pubblicato il 6 Febbraio, 2021

In questi giorni, ma ormai è più di un anno che si parla di scuola in generale e di scuole nel particolare.

Scuole chiuse. Scuole aperte. Dad. Didattica in presenza.

Banchi con le rotelle. Rotelle senza banchi. Disagi.

Studenti che vogliono tornare a scuola. Altri che chiedono maggiori tutele. Altri che temono di stare fisicamente, tra i banchi di scuola. Non si sentono sicuri.

Insomma, tante parole sono volate in questi mesi e tanto è stato fatto sicuramente. I docenti hanno dovuto imparare, in brevissimo tempo, un nuovo modo, a cui nessuno era in realtà preparato, di insegnare eppure oggi ci si sente ancora fuori. Fuori tempo. Fuori misura. Fuori educazione. Fuori da ogni logica.

La colpa è di Covid19?. Non solo. Covid 19 ha solo aperto gli occhi su una realtà nuova a cui non siamo preparati. Ossia quella dell’imprevisto.

Occorrono piani seri per non far fermare la scuola. Per farla andare in sicurezza e per gestirla al meglio possibile anche (non solo) a distanza.

Insomma è tempo di fare un passo avanti.

Ed ecco che arriva anche la voce di uno studente che racconta il suo punto di vista che, forse è il punto di vista di tanti. Ma … Ecco a voi quello che scrive Bernardo Fiore, studente/rappresentante di istituto del liceo classico Giordano Bruno di Maddaloni:

“Parlo da studente /rappresentante di istituto del liceo classico Giordano Bruno di Maddaloni. Io e miei compagni eravamo davvero impazienti e soprattutto molto felici di poter finalmente ritornare fra i banchi di scuola, fra quelle mura che ci hanno visto crescere dal punto di vista scolastico ma soprattutto dal punto di vista umano… Sono bastati pochi giorni però, per capire che la didattica mista non può proprio funzionare, il caos non può aiutare di certo l’apprendimento. Ci siamo ritrovati a voler entrare a tutti i costi, tutti pubblicamente volevano le scuole aperte, ma chi realmente ha lavorato per questo? È davvero così difficile capire che non siamo solamente dei pezzi di carne, ma che siamo giovani che hanno bisogno di certezze per costruire il proprio futuro? Pur di far vedere che la pubblica istruzione italiana funziona siamo stati lasciati in balia di tutto. La scuola italiana in questo modo non può funzionare. Non funziona. Mi rivolgo ai politici, al prefetto e qualsiasi altro possa far qualcosa, siamo stanchi di essere considerati l’ultima ruota del carro, adesso Basta!!!! Vogliamo risposte, ricordate che noi giovani non solo siamo il futuro, ma siamo soprattutto il presente di questo mondo”.

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