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Operaio al lavoro - foto di repertorio

Operaio al lavoro - foto di repertorio

Furbetti della cassa integrazione, la denuncia della Uiltec Lecce

Pubblicato il 12 Febbraio, 2021

Non solo del reddito di cittadinanza, ecco anche i presunti furbetti della cassa integrazione, misura di sostegno imprescindibile che sta cercando di sostenere, per quanto possibile, le aziende e attività italiane in difficoltà per via delle varie restrizioni dovute al Covid19. A denunciare questa situazione che riguarderebbe alcune aziende salentine ci ha pensato il Sindacato della Uiltec di Lecce, per voce della segretaria generale, Fabiana Signore. Queste le sue parole di denuncia contro i furbetti della cassa integrazione: “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di lavoratori del comparto tessile e calzaturiero formalmente in cassa integrazione per Covid, ma ‘costretti’ dalle rispettive aziende a lavorare comunque e spesso a pieno regime. Un malcostume perpetrato ai danni dello Stato (e degli stessi lavoratori) che bisogna fermare subito”. 

Furbetti della cassa integrazione, le parole di Signore

La segretaria generale di Uiltec Lecce continua nella sua denuncia contro i furbetti della cassa integrazione: “Ho raccolto personalmente diverse testimonianze di lavoratori in Cassa Covid della nostra provincia che si sono ritrovati ‘sotto ricatto’, cioè costretti a lavorare esattamente quanto lavoravano prima, se non di più, con la beffa di non poter nemmeno ricevere lo stipendio intero. È una situazione che fatica ad emergere, perché i lavoratori hanno paura di perdere il posto di lavoro e non denunciano alle autorità, ma chiedono aiuto a noi sindacati. Potete immaginare cosa significhi rifiutarsi di andare a lavoro o svolgere delle mansioni dopo la richiesta diretta di un superiore. Ma in questo modo l’azienda sta utilizzando i soldi pubblici per pagare i dipendenti, il che equivale a una frode allo Stato che alla fine danneggia non solo i lavoratori, ma anche gli imprenditori onesti che retribuiscono correttamente il personale e che per fortuna sono la stragrande maggioranza”. 

Signore sottolinea, infine, come questo tipo di situazioni si stanno verificando in alcune aziende del tessile e calzaturiero dove i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) non sono presenti. “Dico questo perché noi non consentiamo comportamenti scorretti da parte delle aziende, ma sappiamo che è un malcostume che si sta verificando in diverse realtà aziendali dove manca la rappresentatività sindacale o ci sono organizzazioni più piccole, che adoperano contratti che non tutelano adeguatamente il lavoratore. Per questoproseguecome Uiltec provinciale chiediamo che si intervenga, non solo rafforzando le ispezioni sui luoghi di lavoro, ma anche i controlli incrociati, che guardino ai fatturati delle aziende che fanno richiesta della Cassa Covid. Parliamo di uno strumento importantissimo, che ha evitato migliaia di licenziamenti – conclude – e che deve continuare a essere erogato a quelle aziende che effettivamente hanno subìto e continuano a subire una riduzione del fatturato, non ai furbetti della cassa integrazione”.

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