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Genitori vittime e carnefici nel trevigiano

Due tragedie familiari si sono consumate nel trevigiano nello stesso giorno:

Pubblicato il 22 Febbraio, 2021

Due tragedie familiari si sono consumate nel trevigiano nello stesso giorno:

Una giovane donna, residente a Vedelago (Treviso), che soffriva di una forma depressiva e per questo in cura presso un centro specializzato, era uscita di casa per recarsi in visita ai genitori, a Caerano San Marco. Non vedendola arrivare, i familiari hanno prima chiamato il marito della figlia, per sapere se aveva sue notizie, e poi hanno allertato i carabinieri.

Troppo tardi, la 31enne si era già buttata giù dal ponte di Vidor con in braccio il figlio di un anno e mezzo. Lei è stata trovata senza vita, mentre il bimbo, in condizioni disperate, è stato portato all’ospedale di Treviso: secondo le ultime informazioni non sarebbe in pericolo di vita.

Nella stessa giornata, sempre nel Trevigiano, a Castello di Godego, a non molti chilometri da Vedelago, un padre di 43 anni ha ucciso il figlio di due anni, poi si è suicidato.

A trovare i corpi senza vita è stato il nonno paterno che è salito con una scala ed entrato dalla finestra e poi ha subito chiamato i carabinieri. La madre, in quel momento, era fuori casa, al lavoro: al rientro, sconvolta, è stata soccorsa per il forte choc e ricoverata in ospedale. 

L’omicidio-suicidio si è consumato nel bagno di casa, un appartamento al primo piano di una palazzina  a Castello di Godego, dove il 43enne viveva assieme alla moglie, di origine romena. L’uomo ha lasciato una lettera, di un paio di pagine, in cui spiega i motivi del gesto che, secondo quanto si è appreso, sarebbero da ricondurre allo stato di salute del figlio.

L’uomo lavorava in un’azienda di macchine impastatrici, la moglie era impiegata in una cooperativa trevigiana che presta servizi per gli ospedali. Non ci sarebbero stati problemi economici e il matrimonio era perfetto; il pensiero che assillava il padre era unicamente per il figlio, affetto da un grave problema di salute, per il quale i medici non avevano potuto dare speranze di guarigione. 

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