Pubblicato il 12 Marzo, 2021
E’ l’ultimo reduce del Gruppo Alpini di Montebelluna e domani, 13 marzo, festeggia i suoi 101 anni.
Nato il 13 marzo del 1920, Edoardo Sartor è nato a Montebelluna e si è poi trasferito a Giavera del Montello dove abita tutt’ora. E’ iscritto al gruppo Alpini di Montebelluna di fin dal 1948.
L’amministrazione comunale porge i propri auguri all’anziano alpino ed interviene il primo cittadino, Elzo Severin: “Auguro a Edoardo Sartor altri anni di vita per poter continuare ad essere simbolo e a testimoniare l’importanza di una generazione, quella che ha partecipato alla Seconda guerra mondiale, che di fatto è stata poi la protagonista dello sviluppo del nostro Paese, ed in particolare della nostra regione.
Grazie a Edoardo Sartor anche per il suo impegno successivo, nell’insegnamento e nell’attività sportiva: un bell’esempio di vita anche per i nostri giovani”.
PROFILO
Studente al Liceo Classico a Treviso, il 13 marzo 1940 – a vent’anni esatti – è chiamato alle armi e destinato al 7° Reggimento Alpini di Feltre.
Dati i suoi studi e le capacità dimostrate nei test, viene dirottato alla SMALP Scuola Militare Alpina nella Caserma Testa Fochi di Aosta dove frequenta il corso puntamento di mortaio da 81, oltre a corsi di sci, roccia ed esercitazioni sul ghiaccio, la sua passione.
Assegnato al Battaglione “Val Cismon” del 7° Reggimento Alpini, dal’11 al 25 giugno 1940 partecipa già alle prime operazioni di guerra sulla frontiera Alpina Occidentale entrando a presidiare in Francia.
Passa poi alla Compagnia Comando, sempre del 7° Reggimento, con la quale, con incarico di guastatore-puntatore dal 24 novembre 1940 al 23 aprile 1941 combatte sulla frontiera Greco – Albanese e dal 17 luglio 1941 al 13 agosto 1942 in Balcania (Territorio ex Jugoslavo).
Entra poi nelle formazioni partigiane e dal 1° settembre 1943 fino al 30 aprile 1945 partecipa alle operazioni di guerra svoltesi in Territorio Metropolitano “zona di Treviso” con la Formazione Partigiana Brigata “Montello” Divisione Monte Grappa.
Dopo la guerra, avuti i libri da un professore, in una stagione prende il diploma di maestro elementare e si dedica all’insegnamento in varie scuole del montebellunese dal 1944 al 1972.
Iscritto al CAI dal 1943 è stato accompagnatore ufficiale nelle escursioni in montagna. Amava in modo particolare andare sui ghiacciai dei quali preferiva quello della Marmolada.
Si considera di essere stato, anche se non ufficialmente, un maestro di sci e di avere insegnato a sciare a tanti montebellunesi.
Conoscendo la sua attitudine e le sue capacità è stato chiamato per diverse volte ad operazioni di soccorso alpino.
Sportivo in senso lato, il 27 gennaio 1956 ha avuto anche il privilegio di portare la “Fiaccola Olimpica” dei “Settimi Giochi Invernali di Cortina”.
Grande amante, assieme alla moglie, della fotografia, conserva nella sua abitazione splendide raccolte, specialmente con immagini della natura in cui spiccano paesaggi di montagna, fiori e animali.
A proposito della guerra ama raccontare un significativo aneddoto. A Tomori, in Albania, la sua postazione viene colpita da un colpo di artiglieria. Un suo commilitone muore e lui è colpito da una scheggia che oltrepassa il suo mantello di panno affardellato sul petto e si ferma dentro una scatoletta di viveri che aveva sotto di esso all’altezza del cuore. Si considera un miracolato e, come una reliquia, ancora adesso porta cucita sul cappello Alpino quella scheggia, cappello che non vuole mai abbandonare.
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