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Seconda assemblea per la Bologna solidale: i temi

Più di 130 persone hanno partecipato alla seconda assemblea del percorso “Manifesto per un governo condiviso della città” de la Bologna solidale.

Pubblicato il 14 Marzo, 2021

Più di 130 persone hanno partecipato alla seconda assemblea del percorso  “Manifesto per un governo condiviso della città” della Bologna solidale: ecco i temi affrontati.

Dopo il successo della prima assemblea, tenutasi a gennaio, la Bologna solidale continua il percorso di scrittura collettiva del Manifesto per un governo condiviso della città.

L’assemblea dell’11 marzo ha raccolto su Zoom più di 130 persone tra singoli e rappresentanti di organizzazioni del mondo del lavoro, del sociale e della cultura. 

Un percorso che è nato per mettere al centro del dibattito cittadino le voci di chi quotidianamente si batte per costruire politiche di contrasto alle disuguaglianze, una piattaforma ambiziosa che mira al governo della città attraverso l’elaborazione di proposte e di rivendicazioni per immaginare insieme la città del futuro: cultura, lavoro e welfare sono le coordinate scelte per la scrittura collettiva del Manifesto.

Dopo un primo momento di plenaria, l’assemblea cittadina si è suddivisa in tre tavoli (lavoro, cultura, welfare). Di seguito una sintesi dei punti emersi dai singoli gruppi:

Nella discussione collettiva al “Tavolo Lavoro” è emerso il ruolo delle città quali soggetti promotori di politiche pubbliche che diventano anche politiche industriali e per il lavoro.

I nodi tematici affrontati, che si confermano come spunti per un dibattito cittadino e metropolitano (che ad oggi non c’è) sul lavoro, possono essere così sintetizzati:

  • La convivenza, nel contesto bolognese, di esperienze avanzate (ad esempio la contrattazione collettiva nelle sue punte di eccellenza) e di un precariato diffuso con veri e propri “lavoratori invisibili”;
  • La necessità di un intervento sul sistema degli appalti e delle esternalizzazioni in tutti i settori (sanità e cultura, welfare, industria e servizi), per riunificare il lavoro, evitare contrapposizioni tra lavoratrici e lavoratori e affermare ovunque diritti e salari degni;
  • L’introduzione di “condizionalità”, attraverso mirate politiche pubbliche di investimento, per indirizzare il privato verso un lavoro “di qualità” e verso la riconversione ambientalmente sostenibile delle produzioni;
  • La consapevolezza di essere in un contesto politico-istituzionale già caratterizzato da accordi importanti e dove sarebbe possibile sperimentare innovazioni sociali, a partire dalla riduzione degli orari di lavoro.

Nel Tavolo Welfare si è dedicato molto tempo ad analizzare il contesto: a Bologna la situazione è drammatica dal punto di vista sanitario, le persone sono chiuse in casa senza un supporto efficace, la povertà è oramai diffusa, soprattutto nelle periferie, e il sistema di welfare, con importanti parti di servizio spostate online, con un intervento a bassissima intensità, non regge. A disegnare questo quadro è stato un tavolo partecipato da diverse realtà sociali bolognesi (Yabasta, Cucine Popolari, Arci, Piazza Grande, Laboratorio di Salute Popolare, Scuola di Italiano Newén, Libera, Period Think Thank, Approdi, quelle che sono intervenute) con il contributo di due relatori “esterni”: Piergiorgio Ardeni (economista dello sviluppo) e Andrea Morniroli (Forum Disuguaglianze e Diversità).

I dati statistici hanno integrato ciò che ormai da mesi vanno dicendo le realtà di base di questa città: i nuovi poveri, in primis donne e giovani, sono in aumento. Questo non è il frutto del naturale andamento della storia, ma di scelte politiche ben precise che hanno favorito negli anni l’acuirsi delle disuguaglianze e, allo stesso tempo, hanno minato la capacità dei territori di sviluppare reti di welfare solide. Le posizioni del governatore della regione sulle riaperture indiscriminate e la completa assenza del volontariato e del terzo settore dai piani vaccinali e dai piani per la ricostruzione sono solo l’ultima conferma di tendenze già in atto. 

È questo, allora, il tempo per costruire un piano di integrazione tra il privato sociale e il pubblico per la costruzione di un welfare universale e di prossimità, ascoltando prima di tutto la voce dei e delle invisibili. Bologna può tornare ad essere laboratorio avanzato di pratiche innovative di welfare. Se non ora quando? 

Dal Tavolo Cultura è emerso come sia necessario valorizzare il comparto culturale garantendo risorse economiche non solo per far fronte alla grave crisi attraversata dal settore, ma anche per ridisegnare il ruolo della cultura come fattore di crescita complessiva della città del futuro. 

La cultura, in questo senso, si definisce e ridefinisce di continuo nel confronto con la cittadinanza, con i pubblici che fruiscono e/o partecipano alle produzioni artstiche del territorio. La cultura è una forma di welfare, perché fattore di benessere e di inclusione della popolazione, anche grazie alla presenza capillare di luoghi di cultura (biblioteche, circoli, cinema, teatri) anche nei territori più periferici. Questi spazi hanno dimostrato di essere semrpre più capaci di rispondere e comprendere i bisogni e i desideri della comunità, di favorire benessere e partecipazione, solidarietà e mutualismo.  

D’altro canto è necessario sviluppare un approccio sistemico che sia capace di mettere insieme le tante energie e competenze presenti nella città, dagli spazi culturali alla pubblica amministrazione, dall’Università al mondo economico. 

Infine è fondamentale che la città metta al centro delle proprie politiche la tutela del lavoro culturale e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di questo comparto, uno dei più precari e dimenticati anche nell’attuale crisi pandemica. Tanto si potrebbe fare anche in questa fase per valorizzare questo patrimonio di competenze e risorse, investendo nella produzione culturale, nel lavoro di artisti, operatori e tecnici del comparto, dando ossigeno a spazi e luoghi di cultura in attesa di poter tornare al rapporto diretto con il pubblico e con la città. 

I promotori: Arci Bologna, Cucine Popolari – Social Food, Fiom-Cgil Bologna, Associazione YaBasta! Bologna, Auser Bologna, Piazza Grande, Cantieri Meticci, Circolo Arci Brecht, Portico della Pace, Next Generation, Fondazione Grameen, Casa dei Popoli di Corticella, Red Bologna, Università della Strada – Gruppo Abele. 

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