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A disposizione il piano industriale JSW intitolato “rapporto preliminare del piano industriale”

Pubblicato il 19 Marzo, 2021

I sindacati maggioritari, come già il Sindaco di Piombino, hanno ora a disposizione il cosiddetto piano industriale JSW, intitolato “rapporto preliminare del piano industriale”, ma non lo commentano in modo esteso. Atteso e annunciato da mesi e mesi, tale scritto arriva oggi a deludere chi ancora si aspettava proposte concrete ed accettabili. Il Camping CIG chiede innanzi tutto che tale documento nella sua interezza sia reso pubblico subito dal Sindaco e dalle OO SS, per i lavoratori e la cittadinanza, i quali ne sono i principali destinatari e hanno il diritto/dovere di esprimersi democraticamente nel merito. In particolare, le OO. SS. devono discutere con i lavoratori per ottenerne il mandato nel merito di che cosa si chiede al Governo, prima dell’incontro al Mise, non ancora calendarizzato.

L’ultimo incontro tra sindacati e azienda ha certificato solo due cose: a) si sono persi altri due mesi di tempo di vana e penosa attesa; b) sono arrivate le solite promesse: “ma quale forno da 700 mila t.? vi daremo un forno da 1 milione e 200 mila t.”. Si dice che Gsi non si vende; ma viene smentita la possibile delocalizzazione in India? E la parte extrasiderurgica, che secondo Carrai dovrebbe assorbire circa la metà degli attuali dipendenti? Nemmeno accennata. Riecco però Carrai, “scomparso” per due mesi, a cui sembra vengano riassegnate ( chissà perché?…) le deleghe per decidere e a cui, evidentemente, erano state tolte ( chissà perché?…). Intanto, nel martoriato indotto della fabbrica, 48 lavoratrici di mense e pulizie sono in balia del mercato degli appalti.

Il millantato piano industriale, per quel poco che è stato divulgato, dice invece sostanzialmente che JSW non caccia un euro, ma pretende dallo Stato dai 238 ai 288 milioni di euro; più altri 5 anni di CIG; più gli sconti sul costo dell’energia… più una fetta di qualcosaltro?!? Il puro buon senso farebbe pensare che lo Stato pagatore diventi allora proprietario e gestore delle acciaierie per ben più del 51%. Macché: JSW sorvola sulla questione e pretende di usare lo Stato quale comodo bancomat. Tornano alla mente i vari Rebrab, Mordashov, Lucchini, tutte multinazionali brave a riscuotere, troppo a lungo subite e assecondate da sindacati maggioritari e istituzioni. Alla luce di tutto questo, risulta angosciante che nel confronto con il ministro Giorgetti si ripeta candidamente che «accanto agli impegni dei soggetti pubblici… è necessario conoscere le intenzioni di Jindal…”: più chiare di così!

Noi diciamo basta: Jindal restituisca lo stabilimento senza oneri per lo Stato, giacché appare clamorosamente inadempiente, fino a prova contraria. Di che cosa c’è bisogno ancora perché sindacati e istituzioni ammettano che la vicenda Jindal a Piombino è finita, anzi, non è mai iniziata? Solo lo Stato può salvare lo stabilimento, tornando a colare acciaio, con l’ingresso quanto meno al 51% nella proprietà, eventualmente con un partner privato seriamente disposto a investire in una acciaieria “green” allontonata dalla città; il Camping CIG lo ripete da molto tempo. Uno Stato che, attraverso un Piano di rinascita di Piombino, partecipato dai lavoratori e dai cittadini insieme, impegni le risorse pubbliche, ad esempio quelle del Recovery fund, pure per bonifiche, diversificazione economica, infrastrutture. E’ il momento che questa comunità, istituzioni, sindacati, associazioni, partiti, cittadini e lavoratori insieme, trovi i minimi comuni denominatori indispensabili per costruire il futuro, abbandonando l’idea che chi la pensa in modo diverso da me o porta altri interessi è il nemico, con cui non voglio nemmeno parlare. Se non sarà così, resteremo schiavi delle nostre divisioni e delle nostre sudditanze di fronte ai soggetti forti economicamente e finanziariamente, i quali vengono qui solo per depredare il nostro territorio. In questo modo, porteremmo Piombino a spegnersi definitivamente. Sta a noi liberarci da queste catene, perché “non nelle stelle, caro Bruto, ma in noi stessi, è la colpa se siamo schiavi” (W.Shakespeare, “Giulio Cesare”).

Coordinamento Art.1-Camping CIG

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