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“Il mio Mazzone semplice e naturale”, parola di Martufello

Pubblicato il 20 Marzo, 2021

Uscirà il 29 Maggio su Netflix e si preannuncia già come uno degli eventi della primavera estate 2021.

Il Divin Codino‘, questo il titolo del film biografico che intende raccontare i 22 anni di carriera di Roberto Baggio, dagli esordi fino alle platee internazionali. Non ci sarà solo spazio per i gol, ma anche per “le divergenze con alcuni degli allenatori” che ha incontrato nella sua carriera.

Divergenze che Baggio non ha avuto di certo, con uno dei suoi ultimi allenatori, Carletto Mazzone. Il rapporto tra i due è stato schietto e sincero. Per questo il personaggio del tecnico romano avrà uno spazio importante nel film.

Chiamato ad interpretare il ruolo, un volto decisamente ben conosciuto dalle nostre parti, quello di Fabrizio Maturani, in arte Martufello.

“E’ un personaggio spesso comico – ci racconta l’attore di Sezze – a suo modo spiritoso, simpatico, naturale, casareccio. In pratica tutto quello che sono io, e devo dire che ho accettato il ruolo proprio per questo”.

Un ruolo quasi disegnato sulla pelle di Martufello.
“Devo dire che l’ho interpretato con molta naturalezza. Mazzone non ha bisogno grandi interpretazioni. Poi, a quanto pare, sono anche abbastanza somigliante, visto che non sono stato truccato, ne ho indossato una parrucca. Nessun artificio quindi”.

Come è stato girare un film in piena pandemia?
“Abbiamo girato delle scene in ambiente primaverile, solo che poi sono state rinviate. Per farla breve, abbiamo girato in estate. In mezzo a quel campo di calcio c’erano 45 gradi e portavo la tuta da allenatore ed un berretto in testa… E’ stata dura in certi momenti, ma devo dire che mi sono divertito e mi ha fatto piacere che abbiano proposto a me questo ruolo”.

Quanto è stato difficile ‘entrare nel personaggio’?
“I mister è un uomo che ho sempre seguito e amato, soprattutto perché è stato allenatore della Roma. Devo dire che all’inizio ero un po’ titubante sul romanesco. E’ vero che vivo a Roma praticamente da 45 anni, ma il romanesco di Mazzone è il suo romanesco. Devo ammettere di aver avuto un attimo di difficoltà, ma non è durato molto”.

La storia di Martufello al cinema non è ricca di titoli, il motivo?
“In soldoni il cinema non mi ha mai cercato. E’ successo poche volte. Nell’ambiente dicevano che sono diventato una maschera, legata al teatro Bagaglino. Lo dicevano in senso negativo, ma per me questo è un grande orgoglio. C’è stato un momento nel quale ho dovuto scegliere se restare al Bagaglino, ed il mio istinto mi ha consigliato di farlo. E’ stata la scelta giusta.
Per quanto riguarda il cinema, poi, tra il teatro, la tv, le serate in piazza, che non vedo l’ora di tornare a fare, onestamente non ho mai avuto molto tempo da dedicare”.

La pandemia ha stravolto il mondo del teatro e dei teatri.
“E’ difficile per chi fa il mio mestiere. Ricordo che nel marzo scorso ero di ritorno dalla Sicilia dove eravamo in turnee con la mia compagnia. Sono tornato a Roma ma ho capito che era il caso di trasferirsi a Sezze prima che chiudessero tutto. Da allora sono tornato a Roma solo per lavoro ma abito a Sezze adesso. Mi manca il contatto col pubblico. Soprattutto quello delle piazze, è lì che c’è il vero teatro”.

Chiudiamo con l’ultima riflessione sul ‘Divin codino’.
“La storia è basata sulla sua vita, ed è stato proprio lui a raccontarla. E’ una storia tenera, bella, di un grande uomo e di un grande personaggio. Una vita vissuta nell’amore e nella sincerità.
Per quanto riguarda me penso di aver fatto un Mazzone semplice, una persona normale. Non ho avuto modo di confrontarmi direttamente con lui ma penso che lo apprezzerà, anche per l’amore che ha sempre nutrito per Baggio. Poi Mazzone mi ricorda un po’ Oreste Lionello: due persone mai banali, e nella vita è una dote che hanno pochi”.

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