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Piqued Jacks: “Synchronizer” il terzo album della band

Piqued Jacks: “Synchronizer” il terzo album della band toscana, primo disco per il catalogo INRI, uscito il 19 marzo 2021.

Piqued Jacks: “Synchronizer” il terzo album della band toscana, primo disco per il catalogo INRI, uscito il 19 marzo 2021.

“Synchronizer” è il terzo album dei Piqued Jacks, realizzato tra lo studio Esagono di Rubiera (RE) e l’Inghilterra a fianco di tre dei top producer della scena britannica: Julian Emery (Nothing But Thieves), Brett Shaw (Florence + The Machine) e Dan Weller (Enter Shikari). Ambizioso, consistente e genuino: ancora una volta i quattro si impongono come una delle realtà più interessanti ed uniche del rock contemporaneo internazionale.

“Synchronizer” è stato da loro definito come “il lavoro più completo, vario ed incisivo” della propria carriera. Diversissime le anime al suo interno, distribuite in 11 brani che si avvicendano in una scaletta fluida ed emozionante – impreziosita dalla collaborazione con Francesco “Fry” Moneti dei Modena City Ramblers – capace allo stesso tempo di allargare gli orizzonti della band e dare continuità ai precedenti capitoli discografici.

Sia che seguiate i Piqued Jacks per il funky da pogare (Purgatory Law), il rock ruvido (Golden Mine), il pop da viaggio (Elephant), l’alternative intriso di synth (Dancers In Time), le strumentali epiche (Hello?), le ballad per pianoforte (Call My Name), oppure le tematiche introspettive (Every Day Special), romantiche (Mysterious Equations) o di riscossa (Fire Brigade), qui troverete comunque qualcosa per voi – e se niente di tutto ciò vi attira, con Spin My Boy e Lonely Hearts, Cozy Hut potrete smarrirvi in territori mai esplorati.

L’accoglienza è già calorosa: i primi singoli estratti sono entrati in rotazione su Radio Rai, MTV, BBC Radio e Kerrang! Radio, sono stati aggiunti alle playlist ufficiali di Spotify, Apple Music e Anghami ed hanno riscosso l’attenzione di illustri showcase festival come Musexpo (Los Angeles), CMW (Toronto) e MMB (Bucharest).

Ispirato dalla magia di uno stormo di uccelli in volo, “Synchronizer” è lo strumento per ricalibrare – sincronizzare, appunto – il proprio orologio biologico sulla bellezza del presente e sulla forza dei legami costruiti sulla condivisione del medesimo passo, aiutandoci a migrare lontano dall’ansia del futuro e sorvolando le difficoltà con una splendida coreografia collettiva.

La copertina è il punto di arrivo di un percorso grafico intrapreso con l’artista brasiliano Lunàtico, che su ogni singolo ha raccontato l’avvicinamento di ognuno alla definitiva trasformazione in sciame, guidata nel finale dalla band in prima fila; “il suo marchio di fabbrica delle figure senza testa” – hanno dichiarato – “è perfetto per rappresentare la metafora della sincronizzazione e il raggiungimento di quello stato mentale”.

“Synchronizer” è un album scritto con l’entusiasmo di una chimica ritrovata dopo il cambio di line-up alla chitarra nei primi mesi del 2019, e poggia su un amalgama consolidato durante il tour dell’album “The Living Past” tra Gran Bretagna, Canada, Italia e Grecia. Canzoni nate nella spontaneità di una jam session dopo ore di auto-isolamento in sala prove, così come nella ricerca ossessiva del giusto sound nel buio dello studio di casa; non ultima, la genesi ha attraversato anche il primo lockdown del 2020, in cui pur abitando a pochi chilometri uno dall’altro i Piqued Jacks non si sono potuti incontrare per settimane, senza tuttavia smettere di comporre insieme e sperimentare nuovi approcci creativi.

Un disco registrato nell’estate 2020 e vissuto come unico credo dalla mattina alla sera per un mese intero, in un ritiro spirituale nel bel mezzo della campagna tra Modena e Reggio Emilia, quando il mondo sembrava essere tornato per un attimo alla normalità. Niente auto, niente TV, niente contatti con l’esterno e 4 biciclette, unico collegamento tra la casa e L’Esagono. È proprio durante uno di quei viaggi che – incredibile, ma vero – la band ha visto davanti ai propri occhi la scena già disegnata in copertina: loro quattro, soli in mezzo ai campi e sopra le loro teste un piccolo gruppo di quattro uccelli che ha volteggiato per un po’ prima di unirsi al grande stormo. Come fosse un segno a voler dire loro che la strada era quella giusta.

Con un hard disk e il loro fonico di fiducia, sono poi partiti per il Regno Unito per incontrare i tre produttori che avevano fin lì seguito i lavori a distanza. L’avventura inglese è iniziata in una Londra semi-deserta e surreale, divisa tra le notti in motel e le giornate sul divano del 123 Studio di Brett Shaw, circondati da dischi d’oro e una splendida strumentazione vintage. Poi l’incontro con un gigante come Julian Emery nei leggendari Matrix Studios, breve ma lungo a sufficienza per confezionare una performance vocale curata in ogni sua sfumatura.

Infine, il ricongiungimento speciale con Dan Weller (produttore del disco precedente) nella piccola cittadina di Stoke, vivendo fianco a fianco nei Silk Mill Studios e condividendo l’alloggio fino ad un ultimo, emblematico viaggio insieme nella notte della campagna inglese, riascoltando in auto quanto appena concluso. Le storie si sprecherebbero ancora, ma per fortuna c’è un diario segreto, tenuto giorno per giorno, che le contiene tutte.

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