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Azienda tessile completamente abusiva: denunciato titolare e capannone sequestrato

Pubblicato il 26 Marzo, 2021

Una azienda tessile completamente abusiva è stata scoperta a Campi Bisenzio. Denunciato titolare e sequestrato il capannone.

Militari della Stazione Carabinieri forestale di Ceppeto (FI), unitamente a personale della Polizia municipale e con la collaborazione del Servizio di prevenzione igiene e sicurezza sul lavoro dell’AUSL Toscana Centro, nel contesto della campagna di controlli per il contrasto allo smaltimento illecito di scarti da lavorazione tessile, si sono recati a Campi Bisenzio (FI), presso un immobile, dove erano presenti una donna di nazionalità cinese e un minore, per verificarne l’attività in corso.

Tutte le attività di accertamento venivano effettuate con la collaborazione di un mediatore culturale.

Esaminando i documenti trovati in loco (fatture e bollette), il datore di lavoro risultava essere una terza persona, sempre cinese, legale rappresentante di una ditta di Confezioni di abbigliamento, con sede legale a Signa (FI).

Militari e Polizia municipale appuravano che le attività lavorative dell’azienda tessile di confezionamento erano svolte in condizioni di abusività, in assenza del titolo abilitativo commerciale. L’immobile era nella disponibilità del datore di lavoro in virtù di un contratto di locazione.

Azienda tessile, capannone usato anche per viverci

I locali erano utilizzati promiscuamente sia come luogo di lavoro, con almeno undici postazioni di lavoro munite di cucitrici, materiali, attrezzature e abiti, riconducibili alle attività di tessitura e confezionamento, sia come abitazione, con la realizzazione di dormitorio soppalcato, vani ad uso camera da letto, cucina e servizio igienico.

In merito alle condizioni di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, si constatava la presenza di quattro locali adibiti a dormitorio, realizzati in materiale compensato e cartongesso, nonché la presenza di un’area ad uso cucina, adiacente al locale dove venivano svolte le attività lavorative oltre ad un impianto elettrico “volante”, realizzato con passaggio di prese multiple e prolunghe e scollegato alla messa a terra in alcune parti.

Per tali evidenze, veniva contestata dai tecnici AUSL la violazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare per i rischi di natura elettrica.

Militari e Polizia municipale prendevano atto delle violazioni degli aspetti urbanistici ed edilizi: l’immobile, catastalmente descritto come una tettoia, si presentava in realtà completamente chiuso ai lati e anteriormente da un telo di plastica, da lamiere e da un portone di metallo. Dal vano tettoia, si accedeva al fabbricato principale utilizzato come laboratorio.

In fondo al predetto vano erano stati ricavati due ambienti, attraverso la realizzazione di tramezzature in compensato, utilizzati come angolo cottura e camera.

Gli accertatori rilevavano quindi il cambio di destinazione d’uso, l’aumento della superficie abitabile e quindi l’aumento di volume, vista la realizzazione degli ambienti utilizzati come camera da letto ed angolo cottura a piano terra e di un piano soppalcato utilizzato come dormitorio nonché  la chiusura del vano catastalmente descritto come tettoia.

Pertanto, a fronte delle violazioni riscontrate, il datore di lavoro dell’azienda tessile veniva denunciato all’autorità giudiziaria per lo svolgimento di attività di lavorazioni tessili in assenza di titolo né di iscrizione alla Camera di commercio, nonché per le irregolarità edilizie individuate nel cambio di destinazione d’uso e per il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’immobile veniva sottoposto a sequestro preventivo.

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