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IMPRESA: “L’AUMENTO DEI COSTI DI PRODUZION PIU’ LETALE DEL COVID”

IMPRESA, l’Associazione dell’Industria e delle Piccole e Medie Imprese aderente al sistema delle Confcommercio, con una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e ai Ministri dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, lancia un grido d’allarme sull’ingiustificata impennata dei prezzi delle materie prime che sta seriamente danneggiando le aziende, già duramente colpite dall’emergenza sanitaria ed economica.

Pubblicato il 30 Marzo, 2021

IMPRESA, l’Associazione dell’Industria e delle Piccole e Medie Imprese aderente al sistema delle Confcommercio, con una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e ai Ministri dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, lancia un grido d’allarme sull’ingiustificata impennata dei prezzi delle materie prime che sta seriamente danneggiando le aziende, già duramente colpite dall’emergenza sanitaria ed economica.

“Tale fenomeno sta interessando in modo trasversale tutti i settori produttivi compreso quello edile e le aziende da mesi sono in fibrillazione a causa dello spropositato aumento delle materie prime e del materiale, non più sostenibile. A monte di questi incrementi c’è la ripresa dell’economia cinese e in parte anche di quella americana che “fagocitano” il fabbisogno delle forniture e innescano l’impennata dei prezzi. I motivi del problema sono dovuti, inoltre, sia a dinamiche di speculazione finanziaria o manovre di cartello, sia alla crescente domanda” scrive il presidente Giampaolo Olivetti che continua:

Molti Paesi sono ripartiti con le attività più in fretta del previsto e il risultato è che le materie prime scarseggiano. L’aumento delle quotazioni dell’acciaio e dei prodotti siderurgici (come indicato nell’ultimo rapporto dell’Ocse) deriva da un improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina e questo rimbalzo della domanda ha innescato un effetto al rialzo sulle materie prime e su tutta la filiera dell’acciaio, con conseguenze su tutto il mercato mondiale. Sono in atto, dunque, negativi fenomeni inflattivi e difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, che stanno producendo straordinari incrementi dei prezzi di acquisto praticati dalle aziende fornitrici, nazionali ed estere.”

Il direttore generale Saverio Motolese invece spiega: “sono stati i nostri imprenditori associati a denunciare l’impatto negativo sulle proprie aziende che sta avendo l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei materiali ed abbiamo raccolto alcune loro dichiarazioni a tal riguardo. Stiamo parlando ad esempio di un aumento del 130% dell’acciaio, del 40% dei polietileni, il legno è salito del 7% da ottobre 2020 ad oggi, mentre la gomma fa registrare +10%, il grano +13%, il mais addirittura +31%, il rame +26%, il ferro +38% e il petrolio +53%; oltre ad aumenti consistenti del cemento e di altri materiali utilizzati nel settore edile”.

Nel caso dell’arredamento, la situazione sta diventando di difficile gestione, spiega Luigi Gavillucci imprenditore che opera in questo settore: «Questi aumenti stanno influenzando in modo negativo le nostre commesse, perché le imprese si trovano oggi a produrre o consegnare lavori con prezzi di preventivo spesso bloccati, che non corrispondono ai costi reali sostenuti dalle aziende e questo porta a ridurre fortemente le marginalità. Inoltre, c’è il problema dei ritardi nell’approvvigionamento dei componenti di base, che rende molto difficile per noi gestire i picchi di produzione, soprattutto in un momento come questo, in cui l’andamento altalenante, a macchia di leopardo, dei mercati, necessita invece di una certa flessibilità nelle forniture».
Raffaele Acanfora e Domenico D’Aniello imprenditori leader del settore packaging di prodotti ortofrutticoli dichiarano: “Oltre a essere un problema economico e finanziario l’innalzamento dei prezzi delle materie prime e dei materiali rischia di limitare gli approvvigionamenti, di bloccare la produzione di alcuni settori come, ad esempio, quello del confezionamento speculare al settore farmaceutico, agricolo, alimentare e della grande distribuzione con la conseguenza di non riuscire a garantire la presenza di alcuni prodotti essenziali. Bloccare le filiere sarebbe davvero un grande pericolo sociale perché significherebbe bloccare le forniture. Non ci siamo fermati con la pandemia, sarebbe un paradosso doversi fermare adesso”.

Ai prezzi che sono cresciuti enormemente negli ultimi mesi, si sta aggiungendo, dunque, anche una carenza del materiale e questo rischia di portare al blocco di numerose linee produttive. Pensate alle aziende di stampaggio di materiale plastico e alle conseguenze negative che sta subendo questo settore nell’UE a causa della mancanza dei polimeri per produrre la plastica.Le aziende di trasformazione della plastica in tutta Europa segnalano difficoltà nel reperire le materie prime necessarie per mantenere in funzione la loro produzione e la situazione delle scorte ha raggiunto livelli allarmanti. Da dicembre 2020 la situazione è peggiorata rapidamente.

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