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Maddalena Urbani, l’autopsia: morta per un mix letale di droghe

Pubblicato il 31 Marzo, 2021

La morte di Maddalena Urbani – figlia di Carlo, il medico-eroe che isolò la Sars – sarebbe stata causata da un mix di droghe: secondo i primissimi elementi emersi dall’autopsia sul corpo della ragazza, trovata priva di vita nell’appartamento di un pusher siriano sabato pomeriggio, a causare il decesso sarebbe stato un mix di sostanze esogene.
L’autopsia è iniziata ieri all’istituto di medicina legale del Gemelli: sul corpo non risulterebbero, al momento, segni di violenza, ma saranno eseguiti ulteriori esami genetici e prelievi per definire con esattezza l’orario della morte di Maddalena Urbani.

Restano da chiarire ancora molti aspetti del tragico pomeriggio del 20 marzo e proseguono le indagini per capire se la ragazza poteva essere salvata. L’obiettivo è chiarire le fasi precedenti al decesso e i minuti successivi alla crisi che ha portato poi alla morte di Maddalena Urbani. Ancora non è chiaro se le droghe le siano state cedute dall’uomo che la ospitava e che, al momento, resta l’unico indagato per il reato di “morte come conseguenza di altro reato”. All’interno dell’appartamento dove il pusher di 62 anni si trovava agli arresti domiciliari da alcuni mesi, in zona Cassia, è stata trovata della droga. L’uomo sarà ascoltato oggi dal gip nell’ambito dell’interrogatorio di convalida dell’arresto, ma gli inquirenti vorrebbero riascoltare anche l’amica che era con la ragazza sabato.

«La morte di Maddalena Urbani interroga tutti noi, su alcuni aspetti farà luce la magistratura, su altri spetta alla comunità fare una riflessione sul senso della vita, su dove stiamo andando, sul futuro dei nostri figli», ha detto Fabio Badiali, sindaco di Castelplanio, il paese di origine della famiglia Urbani. Nel paesino dell’Anconetano ha sede l’Aicu, l’associazione che porta avanti vari progetti nel nome del medico Carlo Urbani. «Non è facile dare risposte non lo è per il sindaco di un piccolo Comune e neppure per un presidente che guida la comunità regionale». Proprio ieri il Consiglio regionale delle Marche ha ricordato il medico che, come rappresentante dell’Oms ad Hanoi individuò la polmonite atipica come nuova patologia, da cui fu contagiato e morì 18 anni fa, e ha celebrato la prima Giornata dei Camici Bianchi, istituita con legge regionale.

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