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LIVORNO: SEQUESTRO ANTIMAFIA PER DUE AMMINISTRATORI DI COOPERATIVE, ECCO LE FOTO

LIVORNO: SEQUESTRO ANTIMAFIA PER DUE AMMINISTRATORI DI COOPERATIVE

Pubblicato il 1 Aprile, 2021

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Livorno, in esito all’operazione “Black Coop”, hanno eseguito due misure di prevenzione patrimoniale (ex art. 20 del Codice Antimafia) concretizzatesi nel sequestro di beni e valori per 650 mila euro nei confronti di due imprenditori – un italiano e un albanese – a vario titolo coinvolti nella commissione di reati fiscali e fallimentari, contro il patrimonio e intestazioni fittizie di beni. Già
arrestati il 10 maggio 2017, i due erano attivi in un sistema fraudolento di
apertura e chiusura di cooperative impegnate nel facchinaggio e nella
spedizione di merci, con centro direzionale a Livorno e a Rosignano
Marittimo, e sedi nelle province di Pisa, Roma, Caserta e Napoli, dove tra
l’altro era stato indagato anche un commercialista di Torre del Greco
(deceduto nel 2016). Un sistema che consentiva di non versare allo Stato
imposte e contributi, smantellato nel 2017 con le indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Livorno, che poi trasmise per competenza, ai fini dell’applicazione delle misure di prevenzione, apposita proposta alla
Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze.

In particolare, le cooperative di produzione di lavoro si succedevano nel corso del tempo, a partire dal 2011, in continuità temporale ma erano prive di effettive finalità mutualistiche ed erano sempre riconducibili ai principali indagati, i quali operavano in appalto per un corriere espresso, estraneo alla vicenda giudiziaria, puntualmente senza onorare i debiti tributari e previdenziali maturati verso l’Erario.
Le attività di p.g., svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della
GdF di Livorno traendo spunto anche da segnalazioni di operazioni sospette
che evidenziavano anomale movimentazioni di denaro, sono quindi proseguite ai sensi del decreto legislativo 159/2011, il “Codice delle leggi
antimafia e delle misure di prevenzione”, sempre in stretto coordinamento
con la DDA della Procura di Firenze.

Gli ulteriori (accertamenti) sono stati focalizzati sul profilo bio-criminale dei due imprenditori, per la successiva applicazione della misura di
prevenzione. Così, A.K., albanese di 44 anni dimorante sulle colline livornesi (di Montenero) e suo cognato G.V., italiano 53enne dimorante a Rosignano Marittimo, sono stati giuridicamente qualificati come socialmente pericolosi, in relazione sia alle condanne già riportate per illeciti che vanno dal trasferimento fraudolento di valori ai delitti tributari, ai reati contro la persona e il patrimonio, sia ad altri giudizi in corso per bancarotta, denotando uno stile di vita delinquenziale, ossia abitualmente dedito ai traffici delittuosi ovvero vivendo abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività illecite, ossia, nel caso di specie, la costituzione e la gestione di cooperative mediante un’associazione per delinquere ramificata e capace di raggirare il Fisco.

Le indagini economico – patrimoniali, estese ai familiari conviventi, hanno
evidenziato un altissimo tenore di vita, con acquisti lussuosi e viaggi all’estero per una media di oltre 500.000 euro l’anno e constatando, quindi, la sussistenza di una considerevole sproporzione tra i redditi dichiarati
(60.000 euro l’anno) e il patrimonio accumulato negli anni, comprovando che a discrepanza era ascrivibile al “drenaggio” di risorse finanziarie dalle
cooperative.
Sulla base delle risultanze, il Procuratore Aggiunto presso la Procura della
Repubblica di Firenze Luca Tescaroli e il Sostituto Procuratore Fabio Di
Vizio hanno avanzato la richiesta della misura patrimoniale e il Tribunale
Misure di Prevenzione, presieduto dal Dottor Raffaele D’Isa, ha emesso i
relativi provvedimenti.
Sequestrata sulla collina di Montenero, a Livorno, una villetta da 128 mq con garage, 5 supercar, preziosi tra cui 10 orologi pregiati e disponibilità
finanziarie su rapporti bancari per un valore complessivo pari a 650 mila
euro.
Il provvedimento di sequestro si inserisce in una più ampia strategia
istituzionale, basata sul coordinamento dell’Ufficio distrettuale della
Procura di Firenze, diretta dal Dottor Giuseppe Creazzo, per le misure di
prevenzione e il contrasto ai patrimoni illeciti, volta a impedire, anche
attraverso l’applicazione della normativa antimafia, le infiltrazioni criminali nell’economia legale su tutto il territorio toscano.

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