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TALENT SCOUT DI AUTORI: Patrice Avella

TALENT SCOUT DI AUTORI: Patrice Avella

Pubblicato il 1 Aprile, 2021

Di Gordiano Lupi

Oggi vi presento un autore non tanto giovane, ma che possiede l’energia di un ragazzino. Patrice Avella, scrittore francese, di origine italiana, nato a Digione nel 1959, giusto un anno prima di me. Oggi vive a Scansano, piccolo borgo della Maremma Toscana che in comune con Digione ha l’amore per il vino. Ho conosciuto Patrice (in Italia si fa chiamare Patrizio) per puro caso, durante una delle tante feste del libro alle quali partecipavamo prima della pandemia.
Patrizio si trovava a Piombino, stava per imbarcarsi alla volta dell’Isola d’Elba, dove avrebbe dovuto vedere i luoghi di un romanzo da scrivere. Io (con mia moglie Dargys) ero in corso Italia a vender libri per il Mercato Artigiano; Patrizio da buon scrittore – lettore si è fermato, ha annusato che facevamo cose belle – per lo meno in sintonia con il suo gusto – e da quel giorno è rimasto con noi.

Abbiamo cominciato la collaborazione traducendo Rome Criminelle (Parigi, 2012), in italiano Piazza Fontana, Prix du Livre Européen et Méditerranéen assegnato dall’associazione culturale europea Jean Monnet, quindi selezionato per il premio Polar en Vigne, in Borgogna. Patrizio è giornalista gastronomico per la rivista La Voce – la rivista degli italiani in Francia, molto attiva a Parigi, dove scrive di cucina italiana, cosa di cui si occupa anche in numerosi libri. Lo abbiamo visto spesso in televisione, sia in Francia che in Italia; con Gigi Marzullo su Rai Uno ha presentato il libro Pasta e Cinema e nella trasmissione Il caffè di Rai Uno ha parlato di Piazza Fontana.
Il Foglio Letterario ha da poco pubblicato il suo Modigliani, l’amore e Paris,
una passeggiata romantica tra Livorno e Montmartre con le donne e le Muse amate da Amedeo Modigliani a Parigi. Altri suoi lavori interessanti sono Pasta e Cinema – scritto in italiano – ma anche Pâtes et Cinéma, tradotto in francese per una diffusione oltralpe; Piombino con Gusto, che contiene i miei racconti nostalgici sul tempo perduto e la sua storia delle ricette piombinesi; La Grande Abbuffata, storia breve del cinema italiano e origini delle ricette delle regioni del Belpaese; infine A Tavola con gli Appiani con la storia della famiglia dei Principi piombinesi e la storia della gastronomia del Rinascimento in Toscana.
Sono tutti libri nei quali è nata una strana coppia – come ci ha definiti Emilio Guardavilla su Costa Etrusca – perché di solito io mi occupo di cinema e lui di cucina. Infatti, tra i progetti in cantiere c’è un libro sui film dell’attore Nino D’Angelo e la gastronomia di Napoli. Avella sta lavorando a Prevert, l’amore & Parigi, St-Exupéry, l’amore & Il Piccolo Principe, Pellegrino Artusi & l’Arte della cucina toscana, ma sta pure scrivendo un romanzo polar su un serial killer, I’m not what I am – Non sono quello che sembro e un noir storico, Piazza Repubblica … Ve l’avevo detto che era infaticabile, no? Infine non dimenticate che forse questa estate uscirà un romanzo giallo sulla Piombino rinascimentale, firmato dalla strana coppia Avella & Lupi. Vi lascio al suo racconto su Modigliani, una delle ultime fatiche di uno scrittore infaticabile!

Modigliani è uno. Modigliani è indivisibile.

La sua storia comincia e finisce con lui. E anche la sua pittura.
Modigliani ha vissuto sul bruciato. Ha peccato. Ha espiato. Ha peccato ancora.
Come santa Caterina cercava il suo rosso. Era un presentimento e una
vocazione. Le donne erano fuoco. La pittura era fuoco. Parigi come Babilonia la capitale del male. La vedeva rossa come i senesi, la città del demonio. E rosse le facce delle donne dai cui occhi l’anima dipartiva alitavano nell’aria arrossandola. Quando Modigliani consumò l’ultimo rosso, morì …

Dal critico d’arte R. Carrieri, tratto dal suo testo del libro
“Amedeo Modigliani” Parigi – 1950 La vita dell’artista livornese Amedeo Modigliani assomiglia alla storia di un vero romanzo. Tutti gli ingredienti tradizionali sono già presenti: belle donne, amore, sesso, soldi, artisti, quartieri di Parigi, romanticismo, violenza, successo troppo tardivo, amicizia, suicidio, tragedia e alla fine una bella storia di una coppia che si ritrova nella morte come un happy end morale.

Due giorni dopo la morte dell’artista Modigliani nel gennaio 1920,
soprannominato M le Maudit, la sua promessa sposa e madre della loro
piccola creatura Giovanna, Jeanne Hébuterne muore suicida per raggiungere l’amore della sua vita, il suo Modì al cimitero del Père Lachaise
a Parigi. Et voilà! Una bella fine tragica degna di un’opera di Verdi alla Scala
di Milano. No! Non siamo in un’opera lirica ma nella realtà della miseria dei
quartieri parigini, dove vivevano gli artisti nei primi anni del 1900. Una
bella storia d’amore come l’artista Modigliani ha conosciuto durante la vita
vissuta in Francia con donne favolose e innamorate fino a morire per lui.

La vita di Modigliani si è sviluppata tra Livorno, dove nacque nel 1884, e
Parigi, dove ha vissuto la sua vita di artista. Il legame con la sua città natale
in Toscana non si è mai interrotto ma era sempre stata una sofferenza di
rimanere non capito e apprezzato dalla sua gente. Nella Villa Lumière, dove
arrivò giovane nel 1906, si sente a suo agio con gli altri artisti di tutte le
nazionalità emigrati a Paris. Abbiamo tutti in testa la sua reputazione di
uomo alcolizzato, drogato o bohémien. È vero, però come tanti altri artisti
della sua epoca. Ma Modì era altro.

Le sue precarie condizioni di salute sin
da piccolo, la sua malattia che lo ucciderà, la tubercolosi, lo faceva soffrire
molto e il suo stato di salute precario lo impediva anche di fare la sua arte
con serenità ben più della sua miseria. Gli impedirono a causa delle polveri,
di dedicarsi all’arte della scultura per esempio. Sapeva di avere poca vita e
che questa doveva essere vissuta intensamente. Opere vere e false sono state vendute in tutto il mondo.

Tanti bravi falsari hanno potuto vendere opere di quest’artista alla moda senza vergogna, anche se hanno provocato tante polemiche. La più sconcertante è stato proprio nella sua città natia, a Livorno, nel 1984, con il ritrovamento di tre sculture nei canali, frutto di una burla studentesca.
Modì le Maudit, il Maledetto,’cosi era stato a Montmartre soprannominato Amedeo Modigliani.

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