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Simone Perona, l’ultramaratoneta con disabilità intellettiva

Pubblicato il 22 Aprile, 2021

Simone Perona non è un atleta come tutti gli altri. Vive nella frazione Vandorno di Biella e non nel centro di una grande città. Lavora in uno spaccio alimentare e fa le pulizie: non ha grandi sponsor che gli paghino lo stipendio.

A Simone, 35 anni, piace correre, moltissimo. È nato con un ritardo mentale, ma questo per lui non ha mai rappresentato un ostacolo, semmai una sfida. Una sfida non solo con se stesso, ma soprattutto con i tanti stereotipi sulla disabilità. E, grazie a Special Olympics, di pregiudizi ne ha abbattuti con la sua arma: l’amore e l’impegno per lo sport.

La sua ultima impresa l’ha compiuta proprio a casa sua, a Biella, cimentandosi il 31 marzo nella BiUltra 6.24: gara endurance 24 ore su circuito di 1 km. Una competizione non per tutti, ma Simone non è nuovo ad imprese di questo genere: già nel 2015 si era guadagnato la medaglia d’Argento ai Giochi Mondiali Special Olympics di Los Angeles.

Ma Simone Perona è un atleta di alto livello, anche se forse è lui stesso il primo a ridimensionarsi. Il suo obiettivo, quando si iscrisse alla BiUltra 6.24, era riuscire a percorrere 100 km in 24 ore. Ma Simone ha battuto anche le proprie aspettative, superando quota 120 km. Un record italiano (è il primo atleta con disabilità intellettiva a correre una distanza del genere) che obbliga tutti guardare oltre gli stereotipi. La classifica finale lo vede in una notevolissima 63esima posizione su 285 partecipanti.

All’arrivo Simone non era solo. Ad esultare con lui, mentre stremato si lasciava andare in un pianto liberatorio, c’erano anche tutte quelle persone, familiari e amici, che lo hanno incoraggiato in questi anni. Una fiducia che gli ha permesso di raggiungere grandi risultati che vanno ben oltre una gara ed abbattono stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità intellettive. Imprese come queste favoriscono quella trasformazione culturale necessaria, affinché a tutti venga data la giusta opportunità di mettersi in gioco per crescere e migliorarsi, con fiducia, nello sport così come nella vita. Lo sport insegna infatti a superare i propri limiti, a credere in se stessi e nelle proprie capacità.

Quando Simone iniziò a correre, probabilmente nessuno avrebbe scommesso che sarebbe arrivato così lontano. Dai 5.000 e 10.000 metri Simone passò ben presto alla mezza maratona, arrivando ai Giochi Mondiali Special Olympics di Los Angeles. E, come racconta lui stesso, anche in quell’occasione, pianse per ben due volte: “Alla partenza perché credevo di non farcela e all’arrivo, ma quelle erano lacrime di gioia perché mi sono sentito fiero ed orgoglioso di me stesso”.  

Per Simone Perona, la corsa è diventata nel tempo una sfida con se stesso, un mettersi alla prova, ogni giorno, per superare le proprie paure. Ha così intensificato i suoi allenamenti specializzandosi, negli anni, nella maratona: quella di Verona, nel 2016, l’ha chiusa in 4h e 33’. Ma al di là dei tempi c’è la conquista di una maggiore fiducia ed autonomia ,che gli ha permesso di spingersi sempre oltre, ponendosi nuovi obiettivi.

Simone si è preparato per circa 2 anni all’impresa nella BiUltra 6.24: ogni mattina ha percorso 4 km con la sua bicicletta per andare ad correre al Parco della Burcina di Biella, allenandosi 6 giorni alla settimana per circa 5 ore al giorno. E significativo è che l’ultramaratona Simone l’abbia corsa con il pettorale 2025: anno in cui l’Italia, dopo aver ufficialmente presentato la candidatura a livello internazionale, auspica di ospitare a Torino i Giochi Mondiali Invernali di Special Olympics.

Simone ha dedicato questo suo traguardo a tutti gli atleti Special Olympics che ogni giorno dimostrano di poter essere protagonisti di grandi imprese, così come ai suoi genitori ed a Charlie, il suo tecnico, che hanno sempre creduto in lui. La sua voglia di mettersi in gioco è un esempio che dimostra come nessun obiettivo sia irraggiungibile irraggiungibile a priori. Per questo la sua personale sfida Simone l’aveva già vinta ancor prima di correre l’Ultramaratona, comprendendo che passione, impegno e determinazione fanno superare ogni barriera.

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