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VENEZIA CHIUSA PER COVID: LA CRISI NEI DATI D’ACCESSO AI SERVIZI ACLI

Pubblicato il 12 Aprile, 2021

12.4.2021 – “Sono disperata, non riesco ad andare avanti. Non ho più un centesimo per l’affitto e per la spesa. Chiedo aiuto con il cuore spezzato”. È questo il tono dei messaggi che arrivano in queste settimane alle Acli veneziane, spia di un disagio economico che in città sta divenendo più acuto ogni giorno che passa. “Nella crisi generale innescata dalla pandemia – afferma Paolo Grigolato, presidente delle Acli provinciali di Venezia – è evidente che il nostro territorio sta soffrendo in modo particolare. Come dimostrano tutte le statistiche, la dipendenza dal turismo della nostra economia sta comportando uno tsunami a livello occupazionale, che ci concretizza nei volti e nelle storie delle persone che passano quotidianamente per i nostri uffici”. 

Un osservatorio “privilegiato” è la segreteria provinciale delle Acli, che collabora con la Caritas nella gestione del Fondo San Nicolò, istituito dal Patriarcato di Venezia proprio a sostegno delle famiglie in difficoltà economica a causa della pandemia. “Nella prima fase da giugno a novembre – sottolinea Grigolato – abbiamo assistito nella preparazione delle domande 79 persone, sulle complessive 155 che hanno richiesto il contributo. Nella seconda fase, in soli due mesi da febbraio a oggi, siamo stati contattati da 165 persone, più del doppio, senza contare quelle che si sono rivolte direttamente alla Caritas.

Se nei primi mesi della pandemia le famiglie sono riuscite ad arrangiarsi, tra risparmi e ammortizzatori vari, ora la situazione è divenuta drammatica”. La grande maggioranza delle richieste raccolte dalle Acli, il 75%, arriva da lavoratori del settore turistico, il più penalizzato dalla crisi. Tre quarti dei richiedenti sono di origine straniera, nell’85% dei casi si tratta di famiglie con figli. “Nella crisi si conferma come il turismo a Venezia si basi in gran parte su lavoratori poco qualificati e con scarse tutele contrattuali, in maggior parte stranieri impiegati come camerieri, addetti alle pulizie, facchini, lavapiatti. Ma la crisi colpisce tutti trasversalmente, anche gli italiani, in particolare coloro che devono pensare anche a figli minori”.

Altri segnali preoccupanti arrivano poi dai servizi Acli. Il Patronato, a livello provinciale, tra dicembre e marzo ha elaborato 389 domande per il Reddito di cittadinanza, il triplo rispetto alle 126 elaborate nello stesso periodo dello scorso anno. Calano invece del 31% le richieste di disoccupazione, segno di un mercato del lavoro fermo sia in uscita (con il blocco dei licenziamenti) ma anche in entrata: soprattutto nel turismo, molti lavoratori a termine non sono stati riassunti e hanno nel frattempo terminato i periodi coperti dalla Naspi, trovandosi privi di qualsiasi sostegno. Per questo si attende ora un forte afflusso di richieste per il Reddito di emergenza, che nella nuova edizione sarà accessibile anche a coloro che hanno concluso la disoccupazione tra luglio 2020 e febbraio 2021.

Ancora, nei primi due mesi e mezzo dell’anno il Caf ha elaborato quasi 5mila Isee ordinari, il 54% di quelli elaborati in tutto il 2020: pesa sicuramente il fatto che, in generale, l’Isee sia sempre più necessario per l’accesso a bonus e contributi, come ad esempio l’assegno unico per le famiglie in partenza nei prossimi mesi. Ma colpisce che le richieste di Isee corrente, che fotografa la situazione economica delle famiglie in modo più aggiornato, siano passate nello stesso periodo da 17 a 107, segno di un forte impoverimento intercorso nell’ultimo anno. Senza contare che la percentuale di Isee sotto i 9.350 euro, la soglia d’accesso al Reddito di cittadinanza, è passata dal 42% al 53%, con una punta dell’82% tra gli Isee correnti.

“Il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza, il nuovo Reddito d’emergenza, la garanzia dei ristori potranno sicuramente rappresentare una bocca d’ossigeno – conclude Grigolato –. Ma se non rimettiamo subito al centro il tema del lavoro, attraverso cui ridare autonomia e dignità ai singoli e alle loro famiglie, sarà impossibile uscire da questa situazione”.

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