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Cosche calabresi su appalti e concerie: colpo alla ‘ndrangheta in Toscana. 17 ordini di custodia. Indagati dirigenti e politici regionali

Pubblicato il 15 Aprile, 2021

Le mani delle cosche calabresi sono arrivate anche in Toscana su appalti e concerie. Indagati dirigenti e politici regionali

Rifiuti altamente inquinanti come fanghi e ceneri della combustione dei rifiuti prodotti dal distretto del cuoio di Santa Croce sull’Arno (Pi) impiegati nella realizzazione del quinto lotto della Strada regionale 429, tra Empoli e Castelfiorentino.

Si tratterebbe di oltre 8mila tonnellate di scarti contenenti cromo e altri metalli pesanti, finiti sotto il manto stradale per un risparmio di oltre 20 milioni di euro.

Nell’indagine relativa al filone che riguarda il settore conciario ci sarebbe finito anche Ledo Gori, capo di gabinetto dell’ex presidente della Regione Enrico Rossi e dell’attuale, Eugenio Giani. Indagata anche la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, il consigliere regionale Andrea Pieroni del Pd e alcuni imprenditori al vertice dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno.

Dall’alba di stamani il Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, con il Comando Provinciale CC di Livorno, il supporto dei Comandi Carabinieri di Toscana, Liguria, Lombardia, Lazio, Sardegna, del 4° Nucleo Elicotteri CC di Pisa, del Nucleo Cinofili CC di Firenze Castello, del 6° Btg CC “Toscana”, ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere/domiciliari emesse dal G.I.P. del Tribunale di Firenze, su richiesta della locale D.D.A. (Sostituto Procuratore Eligio Paolini), nei confronti di 17 soggetti.

Sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altro, nonché associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall’avere agevolato la Cosca GALLACE di Guardavalle (CZ).

I provvedimenti, che colpiscono su due distinti piani, imprenditoriale e narcotraffico, soggetti e imprenditori vicini alla Cosca Gallace di Guardavalle (Cz), derivano da una complessa indagine condotta dal ROS (articolazione di Firenze) e dal Comando Provinciale CC di Livorno strutturata su due filoni reciprocamente convergenti:

  1. il primo relativo all’ingente approvvigionamento di cocaina da parte della Cosca calabrese e la successiva distribuzione in Toscana, nel cui ambito è stato arrestato – inchiesta durante – un importante latitante di ‘Ndrangheta (segmento “GEPPO”);
  2. il secondo riguarda l’infiltrazione in Toscana della Cosca GALLACE nel settore del conferimento inerti attraverso il controllo diretto su una storica azienda mugellana, la quale ha condizionato la concorrenza locale (imponendo la forza criminale della consorteria mafiosa) aggiudicandosi importanti commesse pubbliche a discapito di altre aziende di settore (segmento “CALATRURIA”).

Toscana sotto scacco delle mafie

Globalmente l’indagine, i cui primi accertamenti risalgono alla fine del 2018, si è evoluta su 2 direttrici principali:

a. controllo del mercato del movimento terra (estorsioni e illecita concorrenza) in diverse provincie toscane, mediante attività estorsive e illecita concorrenza con violenza/minaccia, posto in essere da soggetti di vertice della storica impresa di settore “Cantini Marino srl” di Vicchio (FI) per il tramite dell’impresario Graziano Cantini e del suo principale collaboratore Nicola Verdiglione, i quali – direttamente collegati a soggetti organici al Clan Gallace (Domenico Vitale e Nicola Chiefari) – hanno scientemente sfruttato la forza della consorteria mafiosa per imporsi sul mercato del movimento terra/fornitura inerti a discapito di aziende concorrenti, “infiltrandosi” di fatto in importanti commesse pubbliche in Toscana.

Lavori per realizzare la strada regionale 429. Dette condotte sono state poste in essere a carico di diversi imprenditori eo tecnici di settore in relazione alla fornitura di materiale per i lavori da eseguire in un importante cantiere relativo ad un appalto milionario nella zona di Castelfiorentino/Empoli .

Parimenti sono stati riscontrati legami di comodo con la pubblica amministrazione aretina (Consorzio Bonifica Valdarno) per l’assegnazione diretta di lavori per importi contenuti (sotto soglia), su cui sono in corso approfondimenti investigativi.

Tra gli episodi contestati svetta l’estorsione posta in essere a carico di un impresario calabrese con il concorso dell’imprenditore crotonese Francesco Lerose arrestato anche lui oggi anche nella parallela indagine antimafia in Toscana della Procura Distrettuale di Firenze , per reati in materia di smaltimento illecito di rifiuti ed altro, aggravati dall’agevolazione mafiosa (Operazione “KEU”).

Al riguardo le parole usate dal GIP nell’ordinanza del filone in Toscana: “il rilevante compendio probatorio raccolto nel procedimento evidenzia, al di là degli episodi clamorosi di intimidazione, un sodalizio tra gli indagati finalizzato ad acquisire il monopolio di attività economiche del settore cui opera la Cantini Marino srl, strettamente collegata Figlinese Inerti srl, nonché (in maniera meno “scoperta”, dato lo spessore criminale dei suoi componenti) la Idrogeo srl (con la precisazione che rispetto a quest’ultima il quadro probatorio non può ritenersi esaustivo).

L’acquisizione di questo monopolio di fatto è resa possibile dalla presenza di due grossi esponenti della criminalità calabrese, operanti in Toscana nel Valdarno da epoca risalente, che non si limitano a dare il proprio benestare ma altresì influiscono, con la forza intimidatrice della organizzazione criminale di appartenenza, in modo da determinare equilibri che fuoriescono da quelli normali del libero mercato, secondo una logica non concorrenziale bensì impositiva e di assoggettamento”;

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b. narcotraffico internazionale, ha portato al sequestro totale di circa 191 chili di cocaina (maggio 2017 – agosto 2019) nel cui contesto è maturato – sempre a cura dei Carabinieri di Livorno e del ROS – la localizzazione e l’arresto del latitante Francesco Riitano (agosto 2019) individuato sotto falso nome a Giardini Naxos (Me), in quanto destinatario di un provvedimento cautelare del GIP di Milano (indagine “Area 51”) 4 emesso a coronamento di un’indagine antidroga dei Carabinieri di Milano e ROS.

Il citato latitante è stato individuato grazie al suo solido legame con l’indagato Domenico Vitale, il quale lo incontrava periodicamente in località segrete come emerso nell’inchiesta.

Il duo Riitano/Vitale rappresenta il vertice del gruppo, diretta emanazione della Cosca Gallace: in questo filone investigativo veniva individuata una base logistica sempre in Toscana, in provincia di Pisa, presso il capannone di uno degli indagati, utilizzato sia per stoccare grosse quantità di stupefacente che per occultare armi, parte delle quali venivano sequestrate lo scorso 7 gennaio dai Carabinieri di Livorno in occasione di un’operazione – collegata alla presente inchiesta – condotta dalla DDA di Cagliari, che portava all’arresto di Robertino Dessì (tra gli odierni arrestati), in quanto organico ad un ulteriore gruppo criminale di matrice sarda specializzato in assalti a furgoni portavalori.

La sinergia tra i Carabinieri di Livorno e Cagliari portava al sequestro, in data 31 luglio 2020 a Cagliari, di un imponente quantitativo di armi ed esplosivo destinato agli assalti. Nel corso dell’odierna operazione, oltre agli arresti, sono in corso numerose perquisizioni anche a carico delle società del settore edile interessate a lucrare dalle condotte mafiose del gruppo smantellato in data odierna.

Contemporaneamente è in esecuzione un ulteriore ordinanza di custodia cautelare per traffico di internazionale di sostanze stupefacenti a cura della Guardia di Finanza su mandato della D.D.A. di Catanzaro all’indirizzo di esponenti della Cosca GALLACE di Guardavalle (CZ) [Operazione “MOLO 13”].

Sulla ‘ndrangheta in Toscana la reazione della Cgil

La presenza di organizzazioni malavitose in Toscana ed in particolare, da quanto emerge dalle ultime operazioni di Carabinieri e Dda, nel distretto conciario di S.Croce sull’Arno, accende di nuovo l’attenzione dell’opinione pubblica e sopra ogni cosa le forti preoccupazioni più volte manifestate, anche dalla Cgil a tutti i livelli.

Le indagini e l’azione della magistratura dovranno seguire il loro corso e ci auguriamo che, quanto prima, possano essere individuate tutte le responsabilità per non aggiungere al danno per lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari, la beffa per un intero territorio.

E’ assolutamente necessario che l’attività della magistratura proceda nell’individuazione degli intrecci illeciti che hanno portato a questa situazione, gravissima per quanto emerge dalle notizie giornalistiche.

Le conseguenze di tali comportamenti illegali sul distretto conciario, così importante per l’economia toscana, potrebbero essere fortemente penalizzanti.

La nostra condanna, ferma e risoluta, per queste gravi vicende va di pari passo con la preoccupazione che non vi siano ripercussioni sulle attività produttive ed in particolare sui livelli occupazionali del distretto, già fortemente colpiti in questi mesi dalla crisi conseguente alla pandemia

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