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Coldiretti Piemonte, maltempo con gelate, SOS per il miele

Il maltempo di inizio mese di aprile non ha risparmiato, con le forti gelate registrate da Nord a Sud del Piemonte, il settore apistico. In particolare a farne le spese è stato il miele d’Acacia, accanto alle piante di ciliegio in piena fioritura, il tarassaco, il tiglio, il castagno in fase di germogliamento

Pubblicato il 20 Aprile, 2021

Torino. Il maltempo di inizio mese di aprile non ha risparmiato, con le forti gelate registrate da Nord a Sud del Piemonte, il settore apistico. In particolare a farne le spese è stato il miele d’Acacia, accanto alle piante di ciliegio in piena fioritura, il tarassaco, il tiglio, il castagno in fase di germogliamento.

I danni si riscontrano soprattutto in pianura e in fondovalle, tanto da compromettere il futuro raccolto del miele d’acacia, nelle zone in cui il gelo le ha colpite.

“Sicuramente dalle prime stime – ha spiegato il Presidente di Coldiretti Piemonte Roberto Moncalvo e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – almeno l’80% del territorio dove è presente la pianta d’Acacia è stato colpito e il danno complessivo per il comparto potrebbe arrivare ad ammontare a 14 milioni di euro. Il rischio è che ora venga incrementato ulteriormente l’arrivo massiccio di miele dall’estero che, spesso, di miele ha ben poco a che fare.

A far, infatti, concorrenza al miele Made in Piemonte non è solo quello proveniente dalla Cina, ma anche dall’Est Europa, da cui arriva una grande quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi.

Per questo ai consumatori chiediamo di leggere con attenzione l’etichetta, poiché l’indicazione d’origine è obbligatoria per il miele, e di privilegiare gli acquisti presso i punti vendita diretti in azienda o nei mercati della Campagna Amica.

Alla luce di questa situazione, è opportuno che anche l’agroindustria scelga il vero miele Made in Piemonte, attivando progetti economici di filiera capaci di garantire la giusta valorizzazione del prodotto e il lavoro degli imprenditori, e che venga resa omogenea la legislazione comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute, nel rispetto delle rigide norme di sicurezza italiane, rispetto a quelle dei Paesi con sistemi di controllo più permissivi come la Cina e l’Est Europa.

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