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Covid-19: rischiano di scomparire 50mila lavoratori nei campi, crack dei raccolti

Pubblicato il 20 Aprile, 2021

E’ sos raccolti nei campi italiani, dove senza decreto flussi e proroga dei permessi di soggiorno rischiano di scomparire quasi 50mila lavoratori in una fase delicata della stagione a causa delle limitazioni all’arrivo di manodopera straniera, ma anche delle difficoltà burocratiche che impediscono l’utilizzo di quella italiana. E’ quanto emerge dal report di Coldiretti su “Il lavoro e le frontiere nell’era del Covid”, diffuso in occasione dell’atterraggio all’aeroporto di Pescara della prima task force di cittadini marocchini per lavorare nei campi in Abruzzo, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Valle d’Aosta. L’iniziativa, promossa dalla Coldiretti, giunge in un momento in cui il Marocco ha sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia, con grandi difficoltà per molte imprese che non possono più contare su storici collaboratori. A pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi – spiega Coldiretti – ma la situazione rischia di diventare ancora più drammatica se non verranno prorogati i permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri presenti in Italia, in scadenza il 30 aprile prossimo. Un problema che interessa oltre 30mila operai agricoli, che potrebbero essere costretti a tornare nei propri Paesi proprio all’avvio delle attività di raccolta di frutta e verdura. Il pericolo è la perdita delle produzioni, in un momento in cui è importante assicurare l’approvvigionamento alimentare degli italiani, pure per le difficoltà degli scambio commerciali. Da qui la richiesta di Coldiretti di prorogare i permessi, ma anche di accelerare nell’emanazione del Decreto Flussi 2021. E’ necessario portare nelle campagne dello Stivale altri 18mila lavoratori extracomunitari. Un problema grave, in una situazione in cui a livello nazionale viene ottenuto da mani straniere più di ¼ del Made in Italy a tavola, con 368mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti. Come detto, alle difficoltà per l’arrivo di manodopera straniera si aggiungono – continua Coldiretti – quelle burocratiche che ostacolano l’utilizzo dei lavoratori italiani. Non è stata, infatti, prorogata nel 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Si tratta di contratti a termine non superiori a 30 giorni – spiega Coldiretti – rinnovabili per ulteriori 30 giorni, nel limite di 2000 euro per l’anno 2020, che potrebbero rappresentare un’opportunità importante per i bilanci delle famiglie, anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici. Con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire – rileva Coldiretti – ai cittadini in difficoltà almeno 200mila posti di lavoro che in passato erano affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali. “Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve anche una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale, in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà”.

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