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Con Rimateria non fallisce solo un’azienda

Pubblicato il 24 Maggio, 2021

Con Rimateria non fallisce solo un’azienda, che è già drammatico per un territorio come il nostro che soffre ormai da anni di un arretramento strutturale dell’occupazione. 

Con Rimateria perdiamo un progetto a disposizione di tutti per risolvere i problemi annosi che riguardano la città di Piombino, a partire dalle bonifiche e dalla chiusura in loco degli scarti da lavorazione dell’industria siderurgica.

La vera mission di Rimateria.

Una questione tanto strategica se si pensa che, nell’ottica di una ripartenza delle acciaierie, ora bisognerà aggiungere al conto, già salatissimo, questo nuovo altissimo costo di una qualche ditta proveniente da chissà dove che dovrà svolgere lo stesso compito che avrebbe potuto fare Rimateria.

Queste cose le perdiamo tutti.

Le perde anche chi protesta per continuare a nascere a Piombino, senza domandarsi come ci si vivrà a Piombino. Facendo quale lavoro.

Le perde chi racconta che il territorio non ha saputo diversificarsi. 

Dimenticando le 800 mila presenze turistiche all’anno che sono state costruite da imprenditori coraggiosi e da amministrazioni comunali che avevano capito da decenni che il futuro risiedeva in una pluralità di insediamenti produttivi che riguardano le spiagge, la nautica, l’agroalimentare.

Oltre all’acciaio.

E che non hanno mai visto una contrapposizione con la discarica finché non c’è stata da vendere, per vincere le elezioni, Piombino come città dei rifiuti. Una cosa mai esistita.

Con Rimateria va in frantumi, tra cori di giubilo che non sorprendono neanche più, un altro sito industriale della Val di Cornia che assicurava lavoro a 42 addetti e poteva, se spinto nella direzione originaria del riciclo, garantire sviluppo positivo e ancora maggiore occupazione.

Solo chi aveva il fallimento di Rimateria come obiettivo, può vivere questo dramma con tranquillità e vendere ricette preconfezionate senza esibire un atto che le certifichi.

Dove sono i soldi per il famigerato parco pubblico che sostituirà un pezzo della discarica? 

Dove sono i soldi per la bonifica della 36 ettari che servirebbe moltissimo all’insediamento di nuove imprese portuali.

Esiste un documento? 

Andrebbe mostrato a chi in queste ore vive il dramma della perdita del posto di lavoro o si interroga se Rimateria diventerà un mostro ambientale che resterà lì per decenni.

Dire che queste cose le pagherà lo Stato o la Regione senza esibire nessun accordo, è più o meno quello che dicono tutti e che, di solito, fa in modo che tutto resti così com’è.

Quello che c’è di certo è che dobbiamo occuparci con urgenza di 42 famiglie a cui certo non basta una pacca sulla spalla e la rassicurazione su un futuro ancora tutto da scrivere e del tema ambientale, pesante come un macigno, di una discarica che dovrà essere gestita e accompagnata alla sua fine. Con ingenti investimenti attualmente senza padri e madri.

Salvare Rimateria, significava questo. Non salvare una discarica ma un progetto di risanamento ambientale che non impediva ma anzi avrebbe favorito la diversificazione.

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