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lavoro

Dl Sostegni bis, Cgil: “reinserire proroga blocco dei licenziamenti, proteggere ancora il lavoro”

Pubblicato il 31 Maggio, 2021

 “L’elemento più negativo del dl Sostegni bis è l’assenza della proroga del blocco dei licenziamenti: chiediamo al Parlamento di reinserirla fino al 31 ottobre, scadenza già individuata per alcuni settori. L’esigenza di protezione del lavoro non è venuta meno, anzi, in questa fase va rafforzata”. Lo ha detto la vice segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi nel corso dell’audizione di questa mattina alla Camera sul decreto Sostegni bis. “La nostra richiesta di proroga – ha sottolineato – è legata innanzitutto ad un intervento strutturale e universale degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, ma anche ad interventi sulla formazione permanente e di contrasto alla precarietà. Questi elementi devono camminare insieme. Non ci può essere ripresa e sviluppo se si lasciano sole le persone e non si garantisce la coesione sociale”.

In merito alle misure finalizzate al contrasto della povertà, la vice segretaria ritiene “positiva la proroga del reddito di emergenza, ma occorre rivedere in termini strutturali il reddito di cittadinanza per migliorarne le caratteristiche e allargare i parametri anche ai beneficiari del Rem”.

Inoltre secondo la dirigente sindacale “nel decreto ci sono misure che entrano in collisione con il Patto per la Scuola. Limitazioni all’assunzione rapida dei precari che impediscono un obiettivo importante: coprire le 112 mila cattedre in organico di diritto vuote al primo settembre”. Infine “quanto previsto a sostegno delle imprese va raccordato con interventi di politiche industriali, solo così si potranno rafforzare le filiere e ridefinire le specializzazioni produttive, e soprattutto con il Pnrr. Al momento assistiamo a misure che mancano di questo elemento strategico e di visione”. E ancora: “Più che incentivi, servono investimenti pubblici e privati per creare lavoro. Vogliamo un Piano straordinario per l’occupazione nei settori pubblici e condizionalità per quelli privati. In questa prospettiva – conclude Fracassi – serve una nuova politica industriale”.

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