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Montebelluna, complicanze polmonari e cardiovascolari del Covid 19

Pubblicato il 16 Giugno, 2021

16.6.2021 – Le complicanze polmonari e cardiovascolari prodotte da Covid 19 sono state al centro del convegno promosso amministrazione comunale di Montebelluna che si è tenuto ieri sera – martedì 15 giugno – sia in presenza che in diretta streaming dove già si contano quasi 300 visualizzazioni.


Moderati dal Vice Sindaco Reggente di Montebelluna e medico cardiologo, dottor Elzo Severin, sono intervenuti il Direttore Generale dell’Aulss 2, dottor Francesco Benazzi, il dottor Carlo Cernetti, primario di Cardiologia presso l’ospedale di Treviso e di Castelfranco Veneto e il dottor Riccardo Drigo, primario di Pneumologia presso l’ospedale di Montebelluna.

Il dottor Benazzi ha esordito sottolineando l’importanza di continuare a studiare, approfondire ed informare sugli effetti clinici della malattia da Covid19 e ha ricordato come la Regione abbia pensato di prevedere una esenzione ticket anche per chi presenta sindromi post Covid mentre l’Ulss 2 ha attivato un supporto psicologico per i tanti operatori, infermieri e medici che sono stati colpiti dalla malattia che, oltre agli strascichi fisici, molto spesso influenza anche l’equilibrio psicologico.

Il dottor Cerrnetti, invece, è intervenuto sugli effetti Covid relativamente all’apparato cardiocircolatorio spiegando come nel 2020 si sia drasticamente ridotto il numero di pazienti colpiti da sofferenza cardiaca giunti in ospedale. Un fenomeno – ha sottolineato – legato alla paura in quanto l’esordio della pandemia è stato vissuto con molta paura e preoccupazione sia dal personale medico infermieristico che dai “non addetti” ai lavori per cui spesso le persone colpite da manifestazioni cardiache hanno preferito rinunciare alle cure mediche per non accedere all’ospedale, considerato ambiente a rischio.

Cernetti ha anche sottolineato come – a differenza che nella gran parte delle altre strutture in Italia – i centri di emodinamica di Treviso e di Castelfranco non abbiano subito alcune flessione rispetto al numero di pazienti trattati per sindromi non legate al Covid, anzi, ci sia stato addirittura un lieve aumento legato all’arrivo di pazienti proveniente da Ulss limitrofe: un risultato reso possibile grazie al grande lavoro di squadra portato avanti dalle equipe guidate dallo stesso Cernetti.

Quanto alle complicanze respiratorie, invece, il dottor Drigo ha ricordato come l’aver scelto di concentrare le cure dei pazienti Covid con insufficienza respiratoria nelle sub intensive degli ospedali di Treviso, Montebelluna e Vittorio Veneto dove nel corso delle tre ondate sono stati trattati 1300 pazienti (333 a Montebelluna, quasi tutti autoctoni, con una mortalità del 16% circa) sia stata una decisione efficace perché ha evitato a molte persone di finire nelle Rianimazioni che, nei periodi più critici, non avrebbero sopportato il carico. Il fatto di aver mantenuto le Peumologie con delle capacità di fare terapia respiratoria non invasiva è stata una sorta di linea del Piave che ha permesso alle rianimazioni di non collassare.

Drigo ha inoltre presentato un recente lavoro svolto su 83 pazienti tra i non più severi che evidenzia come le alterazioni della funzione respiratoria persistano nei pazienti colpiti dal Covid nel tempo e che prende in considerazioni il parametro DLCO, diffusione dell’anidride carbonica: a tre mesi dall’esordio della malattia il parametro è ancora alterato nel 55% dei pazienti, a sei mesi nel 54% e a 12 mesi nel 33% dei pazienti con un trend gradualmente positivo.

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