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San Donà cardioprotetta: oggi cerimonia di inaugurazione

Pubblicato il 14 Luglio, 2021

14.7.2021 – Con la cerimonia di oggi si conclude il cammino verso la “città cardioprotetta” che San Donà di Piave ha iniziato nel 2019. Grazie al lavoro dell’associazione Amici del Cuore, alle donazioni di tanti volontari e al contributo dell’amministrazione di 30.000 euro, ciascuna delle 12 frazioni e 5 diversi punti del centro sono dotati di un DAE, cardiofibrillatore, a disposizione di operatori – sanitari e non – opportunamente formati in caso di necessità. Un impegno per la salute di tutti, a cui l’associazione Amici del Cuore farà seguire ulteriori corsi di formazione per utilizzare gli apparecchi, anche con il coinvolgimento delle scuole superiori.

«Questo progetto è iniziato nel 2014 con le prime donazioni di DAE ai vigili del fuoco e alla Polizia Municipale, e poi, nel 2019 ci siamo rivolti a predisporli nelle maggiori piazze della città – spiega la presidente dell’Associazione sandonatese “Amici del Cuore”, Edi Gonella –. Negli ultimi due anni, nonostante la pandemia, abbiamo continuato il progetto, completando le donazioni in tutte le frazioni.

Gli ausili sono importanti, ma servono anche persone preparate al loro utilizzo. Per questo, assieme a Croce Rossa, abbiamo già formato circa 60 persone, contiamo di riprendere i corsi a settembre, perché le richieste ci sono già nelle frazioni, ma non solo. Abbiamo già preso contatti anche con le scuole superiori per proporre i corsi ai ragazzi delle classi quinte».

Strumenti fondamentali, che possono fare la differenza per salvare vite, in caso di necessità.

«Da quando sono sindaco mi è capitato due volte di praticare un massaggio cardiaco – ha commentato durante la cerimonia il sindaco Andrea Cereser –. In un caso riuscendo anche a salvare la vita della persona, nell’altro, purtroppo no, essendo arrivati troppo tardi e senza la disponibilità di dispositivi che potessero aiutare in questa attività.

Il fatto di avere una serie di punti, nel centro urbano e nelle frazioni, con la disponibilità di questo strumento, ci permette di poter fare la differenza anche in quelle situazioni che altrimenti sarebbero destinate alle letalità.

Avere questi strumenti non è comunque sufficiente. La macchina da sola non si attiva, serve personale formato a utilizzarla correttamente, oltre a un piano di manutenzione perché siano sempre efficaci. Ma importante è puntare anche sulla prevenzione.

L’ideale sarebbe che queste macchine non entrassero mai in funzione. Significherebbe che, per gli stili di vita corretti e per un’attività di monitoraggio delle proprie condizioni di salute, quelle condizioni di rischio che possono portare a queste conseguenze, venissero colte per tempo e così da poter essere evitate».

A sottolineare l’importanza di avere strumenti efficaci che possano essere utilizzati con tempestività in situazioni critiche, è stato anche il primario di cardiologia dell’ospedale di San Donà di Piave, il dottor Giovanni Turiano: «Avere o non avere questi dispositivi fa una grandissima differenza, perché in occasione di un infarto cardiaco il tempo è fondamentale. Quanto maggiore è il tempo che intercorre dall’evento e la rianimazione cardiopolmonare, tanto maggiore è il danno che si può verificare, soprattutto a livello neurologico.

Avere quindi la disponibilità di dispositivi in grado di interrompere l’arresto cardiaco, soprattutto in zone non vicine all’ospedale è fondamentale».

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