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Pubblicato il 2 Agosto, 2021

Abbiamo tentato in tutti i modi, per anni e anni, di fermare l’avanzamento della discarica di Ischia di Crociano che cresceva continuamente, da 9 metri a 15, poi a 24, poi ancora più su fino a 32. Cresceva la discarica continuando ad essere fuori norma, irrorando di odori acri l’ambiente circostante fino ad arrivare al quartiere di  Diaccioni fino  a Baratti. Le società che si sono susseguite nella gestone della discarica non hanno adempiuto alle molteplici diffide della regione pur continuando  a chiedere ampliamenti di volumi. Ed ecco che quando la regione, prima di autorizzare altri ampliamenti,  pretende che la discarica venga  messa a norma, i privati che la gestivano hanno deciso di dichiarare  auto fallimento e abbandonare la discarica così come è sempre stata, cioè fuori norma.  Questo lo evidenziano i recenti report di Arpat che elencano le criticità dell’impianto. Le analisi dei prelievi effettuati nei pozzi di controllo  nelle discariche ex Asiu ed ex Lucchini hanno evidenziato alcune anomalie le cui cause sono  sia interne  al corpo della discarica per la tipologia dei rifiuti conferiti, sia esterne come ad esempio la possibilità di un contatto con la falda attraverso lacerazioni del telo di fondo. Si richiede quindi , ancora una volta,  un’indagine sulla integrità del telo di fondo di entrambe le discariche e di procedere all’attuazione di uno studio idrochimico e idrogelogico, in relazione alla presenza di traccianti di percolato nella falda.

Con una nota 7 luglio 2021 Arpat rileva che lo smaltimento del percolato prodotto non è effettuato con regolarità, in alcuni moduli il livello di guardia di  riempimento della vasca di equalizzazione ha superato la percentuale prevista, 4 pozzi del biogas sono scollegati, le coperture temporanee non rispettano lo spessore previsto dalle normativa, che nell’area di coltivazione risultano visibili rifiuti non coperti, alcuni dei quali vengono spostati dal vento sulla sommità.

Come si può notare, gli interventi da fare sono molteplici e costosi  e richiedono tempi lunghi per la loro attuazione. Circola voce che la curatrice fallimentare Dottoressa Ozia, abbia ricevuto offerte da altri privati che intendono acquistare la ex Rimateria. Noi siamo dell’avviso che l’ impianto vada chiuso e messo in sicurezza per la salvaguardia della salute dei cittadini di Piombino e di tutta la Val di Cornia.

Questa operazione non può essere delegata ad altre aziende private che continuerebbero a voler perseguire solo profitti, come è giusto che sia per un privato, ma che non rispetterebbero l’ambiente e i principi di salute pubblica ( la storia insegna). L’unico ente che può farlo è la Regione Toscana, che una volta chiusa  la discarica ed escusso le fidejussioni, per il suo post mortem, potrà garantire una volta per tutte la salute dei cittadini e la salvaguardia del nostro territorio.

Il Comitato Salute Pubblica Piombino Val di Cornia

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