Pubblicato il 6 Agosto, 2021
Ancora del fumo è alimentato sotto la cenere. Della brace ostinata cova dove tutto è cominciato, dove venerdì scorso Catania è stata invasa dalle fiamme, dal fumo, dal terrore.
Ci siamo addentrati nella collina di Fossa Creta, in quel che resta di un terreno privato che improvvisamente si è trasformato in un antro infernale e che adesso è come vedete nelle immagini, una landa desolata da scenario post apocalittico.
Le fiamme hanno divorato tutto, minacciando le palazzine circostanti, le fabbriche, il cimitero monumentale, le strade.
E hanno svelato qualcosa di allarmante per la salute dei vigili del fuoco che sono stati impegnati in quelle ore drammatiche e per i cittadini. Addentrandoci nel cuore della collina ci siamo imbattuti in cumuli di eternit che chissà da quanto erano celati dalle sterpaglie adesso incenerite. Vasche ancora integre, altre distrutte, così come i resti di tetti, in frantumi, quindi pericolosissimi, perché liberano nell’aria particelle altamente nocive per la salute, dal rogo rese ancor più inquinanti e diffuse ovunque dal fumo.
Percorrendo il terreno divorato ci si rende conto della gravità di quel che è accaduto e delle conseguenze che fortunatamente sono state scongiurate nonostante l’inaccettabile l’esiguità di mezzi e uomini a disposizione del vigili del fuoco di Catania. La collina è diventata un enorme calderone conficcato fra il brulicare di vita: un istante di troppo, una folata impazzita e il dramma sarebbe diventato tragedia.
Anche il cimitero è stato seriamente minacciato. Le fiamme sono riuscite a raggiungere alcune tombe, aggiungendo un vistoso sfregio al vergognoso degrado.
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