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Covid: Sicilia e Sardegna sempre più a rischio zona gialla dal 16 agosto

Pubblicato il 11 Agosto, 2021

Sicilia e Sardegna, le due isole italiane e mete turistiche, rischiano di passare in zona gialla dal 16 agosto, con tutte le limitazioni che ne conseguono (come la mascherina all’aperto). In Sicilia, secondo i dati aggiornati, il numero di positivi è sestuplicato in cinque settimane, mentre in Sardegna l’incidenza è di 142 positivi per centomila abitanti e l’11% dei posti letto in terapia intensiva occupati. Cominciano a preoccupare anche i numeri della Calabria: non tanto per ì nuovi casi (57,1) quanto per quell’11% di posti letto occupati nei reparti ordinari. La Sicilia, in particolare, “deve combattere contro due nemici: uno interno e l’altro esterno, cioè la diffidenza a vaccinarsi e il gran numero di turisti. Questa nuova potenziale ondata è determinata anche da un turismo che ha superato ogni rosea previsione”, dice al Corriere il professor Alberto Maringhini, primario di Medicina all’ospedale Civico di Palermo, allarmato anche dalla crescita dei bambini colpiti dal virus su un’isola che è ultima fra le regioni per le vaccinazioni in ogni fascia di età. “Tra i meno istruiti – spiega sempre al Corriere Maringhini – prevale la superstizione, ma anche una certa informazione che offre dati troppo allarmistici rispetto ai rischi reali di effetti collaterali del vaccino. Non mancano poi resistenze in fasce culturalmente avanzate. Si arriva così a moltiplicare per sei in un mese i contagiati che pare si attestino sui 15 mila ormai. La variante Delta colpisce anche i bambini: prima erano casi eccezionali, adesso aumentano”. Gli ospedali, fortunatamente, non sono ancora pieni: “Al Civico di Palermo – aggiunge Maringhini -, durante la seconda ondata avevamo, a pieno regime, due reparti di medicina, uno di pneumologia e le malattie infettive con 200 posti pieni. Adesso i malati sono meno di una trentina. Significa che, nonostante ci siano tanti contagi, i casi gravi restano pochi: effetto del vaccino». Che fare? “Occorre evitare chiacchiere e scontri politici sul green pass convincendo tutti a vaccinarsi. Innanzitutto, è necessario coinvolgere maggiormente i medici di famiglia: di loro si fidano i pazienti e hanno un controllo capillare dei mutuati, con indirizzi, numeri di telefono, conoscenza familiare. Ed è giusto che green pass e obbligo del vaccino siano affrontati in modo coraggioso anche nelle scuole”. Sul ritorno in classe: “Bisogna combattere la resistenza fra i docenti. Finalmente i medici che non si vaccinano vengono sospesi da attività e stipendio: questo è il vero incentivo a vaccinarsi. I docenti rischiano quasi quanto noi. Devono farlo per proteggersi e per evitare la diffusione del virus. Quindi, chi non lo fa non entra a scuola. Come accadeva per la lotta a vaiolo, poliomelite o difterite”.

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