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"La notte del gran rifiuto": i dettagli (mondi che non comunicano)

Ieri l’apertura della Porta Santa: l’omelia del cardinale Enrico Feroci

Pubblicato il 29 Agosto, 2021

“Mi sento particolarmente coinvolto e immerso in questo dono perché anche io faccio parte della chiesa aquilana: sono, infatti, nato a Pizzoli. Alla fonte battesimale della chiesa di Santo Stefano ho ricevuto il dono della fede, testimoniatami con semplicità dai miei genitori.

Ed è il nostro popolo abruzzese che mi ha insegnato a vivere – con i piedi ben piantati per terra – la bellezza e la complessità dell’esistenza“. È l’incipit dell’omelia del cardinale Enrico Feroci, alla Messa di apertura della Porta Santa di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila, momento clou della 727/a Perdonanza Celestiniana. Per il secondo anno consecutivo l’emittente televisiva della Cei, Tv2000, ha trasmesso l’evento: la diretta è andata in streaming, dal sito di notizie del Vaticano. 
Secondo il cardinale Feroci, Papa Celestino V (nella foto) “ci ha lasciato il dono centrale della fede, la possibilità di attingere alla misericordia di Dio, in modo speciale in questo giorno, in ogni anno, finché entreremo nella visione di Dio”.

E ancora: “Prendendo in mano la Bolla celestiniana – spiega – ho subito avvertito come sia di una attualità sconcertante. Dice Papa Celestino, che fa questo dono ‘a coloro che cercano Dio’: costoro ‘troveranno Dio attraverso i tesori della Chiesa’. Presuppone che gli uomini siano cercatori di Dio e cioè persone che sentono ed hanno la coscienza della pochezza dell’uomo e sperimentano la povertà esistenziale della propria vita. Non c’è domani e non c’è futuro, senza un orizzonte infinito che è Dio stesso”. 

Riferendosi alla scelta di Papa Celestino che la celebrazione del Perdono avvenisse nella memoria della morte di San Giovanni Battista, il cardinale sostiene che quell’episodio “forse lo ha avvertito come uno dei peccati più gravi e ancora tanto presenti al suo tempo e anche nel nostro tempo: sacrificare, cioè, l’uomo al potere”.

“Abbiamo la sensazione che le cose, (in Abruzzo si dice ‘la roba’) siano più importanti dell’uomo, dei rapporti di amicizia e che creano guerre anche intra-familiari, anche all’interno della famiglia e nella Chiesa. Papa Celestino, consapevole di questo, nonostante tutto, torna però sul grande tema dell’Incarnazione: ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare suo figlio'”.

“L’obiettivo finale del Giubileo – sottolinea ancora il cardinale Enrico Feroci che per concludere l’omelia ha recitato una preghiera di Papa Celestino – è ricordare l’opera di Dio. L’amore con cui il Padre desidera sradicare dal ‘cuore’ dell’uomo l’egoismo, l’avidità, lo sfruttamento, l’avarizia, la superbia. Condivido con voi una frase di uno scrittore della nostra terra che proprio su Papa Celestino scrive ‘l’avventura di un povero cristiano’: Ignazio Silone. ‘Ho fiducia nell’uomo che accetta il dolore e lo trasforma in coraggio morale’. Questa sera noi siamo qui con coraggio per manifestare la nostra riconoscenza, per accedere alla pienezza della grazia in Cristo Gesù ‘per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito’”. (fonte: Ansa). 

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