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Mestre, inaugurata Casa Taliercio, una nuova casa famiglia per donne e bimbi in difficoltà

Pubblicato il 15 Settembre, 2021

15.9.2021 – Un luogo dove sentirsi a casa, protetti e circondati dal supporto e dall’affetto dei “famigliari”, appellativo con cui si chiamano i volontari di Casa Famiglia. Questo l’aspetto più importante sottolineato questa mattina, in via Aleardi 154 a Mestre, all’inaugurazione di Casa Taliercio, la seconda Casa Famiglia dedicata a donne con bimbi, che si trovano in situazioni di disagio sociale, a cura dell’Istituto San Pio X, dopo quella già avviata da oltre vent’anni alla Giudecca. Per l’Amministrazione comunale sono interventi l’assessore alla Coesione sociale e la presidente del Consiglio. Erano inoltre presenti, tra gli altri, il presidente di Casa Famiglia, Roberto Scarpa, l’assessore regionale alla Sanità e ai Servizi sociali, il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, i figli di Giuseppe Taliercio, a cui la struttura è dedicata.


Casa Taliercio, la nuova casa famiglia dedicata a mamme con uno o più figli che stanno vivendo un momento di difficoltà, ospiterà sette nuclei famigliari monogenitoriali, che vanno ad aggiungersi ad altri otto della Casa San Pio X della Giudecca, ai due del “Nido di Elena” e ai tre degli “Appartamentini Pio X” (due strutture per l’accompagnamento all’autonomia) per complessivi 20 nuclei.

Il “Centro Integrato per l’Infanzia e la Famiglia”, inoltre, accompagna mamme e bambini con ulteriori interventi specialistici. Infine, tramite il progetto di housing, l’Istituto continua a supportare le donne, una volte uscite dal momento più difficile, mettendo loro a disposizione 10 appartamenti dislocati nel territorio comunale, dove poter continuare il loro percorso in maniera indipendente.

Il Patriarca Francesco, manifestando la sua convinta adesione sin dall’inizio al nuovo progetto, lo ha indicato come «un luogo di vicinanza e relazione. Il prolungamento di tale esperienza, in terra ferma mestrina, è una nuova pagina scritta della Chiesa che è in Venezia e prende forma in questo anno drammaticamente segnato dalla pandemia di Covid 19. Nel mese di giugno avevamo già inaugurato la casa della carità alle “Muneghette” a Venezia, intitolata a san Giuseppe, nell’anno a Lui consacrato. Casa “San Giuseppe” – che giungerà a pieno regime nei prossimi giorni – ha raccolto l’eredità della “Mensa Betania” e offre uno spazio più ampio e ristrutturato nel quale ospitare i poveri della città storica».

«Casa “San Giuseppe” – continuava il Patriarca – ha richiesto uno sforzo economico non indifferente per la Diocesi, reso possibile anche grazie ai fondi 8xmille, frutto delle firme di molti di noi, ma, soprattutto, risponde ad uno sforzo di condivisione, di partecipazione e, quindi, di comunione ecclesiale; questo punto è essenziale, irrinunciabile. Il Vicariato, le comunità parrocchiali, i gruppi, i movimenti sono stati coinvolti e invitati a partecipare e renderanno viva la casa che devono sentire come un progetto di Chiesa e non di una persona o di un gruppo; questa è l’anima di Casa “San Giuseppe”».

La struttura per le famiglie dedicata a Giuseppe Taliercio è stata acquistata e restaurata dal Patriarcato con fondi 8xmille della Diocesi ed i lavori sono stati realizzati sia con le suddette risorse 8xmille sia con altre donazioni ricevute dalla Casa Famiglia “San Pio X”, così come grazie ad un contributo della Regione Veneto.

Come ha spiegato oggi mons. Moraglia: «Per questa realizzazione, ringraziamo, anche, i frati Minori Conventuali che hanno venduto l’immobile a un costo minore rispetto a quello del mercato, anche grazie a questo loro gesto, è stato possibile continuare e dilatare questa presenza caritativa e farne, soprattutto, uno spazio in cui si praticano le opere di misericordia non solo materiali (il corpo) ma anche spirituali (l’anima), insomma a 360°: la scuola dell’infanzia paritaria, gli spazi per la parrocchia del Sacro Cuore con l’abitazione del parroco, e, oggi, appunto, Casa Famiglia».

Lo spirito che anima questa nuova realtà mestrina è il medesimo che ha sempre sostenuto Casa Famiglia “San Pio X” dalla sua fondazione, nel 1910, ed è stato precisato dal presidente, Roberto Scarpa: «Mettere i bambini al centro del nostro progetto». È stato lo stesso Scarpa ad aprire e condurre l’incontro di presentazione nel campo sportivo della parrocchia del Sacro Cuore.

All’inaugurazione, oltre al Vicario episcopale don Fabrizio Favaro e al parroco don Fabio Mattiuzzi, sono intervenute anche alcune autorità: per l’Amministrazione Comunale l’assessore alla Coesione Sociale Simone Venturini e la Presidente del Consiglio Linda Damiano. Era inoltre presente l’Assessore Regionale alla Sanità e ai Servizi Sociali Manuela Lanzarin, che ha riconosciuto come «la struttura va sicuramente incontro alle esigenze che monitoriamo con i servizi sociali, promuovendo il reinserimento abitativo, lavorativo e comunitario di persone fragili». Ha sottolineato la sinergia con i centri anti-violenza e il contributo indispensabile dei volontari, e in particolare delle dieci coppie di sposi che da vent’anni si prendono cura della fragilità di donne e bambini.

All’evento hanno partecipato anche i parenti del dirigente della Montedison a cui la struttura è dedicata, in particolare il figlio Cesare Taliercio, che ha tratteggiato anche alcuni elementi biografici del padre. L’architetto Giovanni Zanetti, che ha curato i lavori, ne ha presentato un resoconto ed ha poi invitato i cittadini a donare tempo e competenze alle persone in difficoltà. Al termine della presentazione il Patriarca ha benedetto l’edificio e la comunità, prima di procedere con il taglio del nastro.


“La struttura – ha spiegato il presidente Scarpa – nasce dalla consapevolezza che le difficoltà delle mamme e dei bambini che accogliamo sono il frutto di ingiustizia sociale, povertà culturale, fatica esistenziale: di situazioni, insomma, sulle quali è possibile e giusto intervenire, perché solo per caso non ne siamo a nostra volta vittime. La questione non è solo religiosa ma profondamente umana perché riguarda l’essenza assoluta delle nostre comunità, di uomini e donne che prima di tutto si prendono cura di chi soffre”.

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