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Laura Ziliani, i 3 arrestati rimangono in silenzio

Pubblicato il 5 Ottobre, 2021

Nessuna risposta da parte degli indagati alle pesanti accuse mosse nei loro confronti per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Laura Ziliani

«Possiamo prenderci un caffè prima di andare?». L’ultima frase di Silvia e Paola Zani, 27 e 19 anni, quando venerdì all’alba hanno bussato alla loro porta i Carabinieri, prima di essere trasferite dalla loro casa a una cella da condividere nel carcere di Verziano.

Prima di chiudersi in un silenzio granitico mantenuto anche ieri mattina davanti al Gip, Alessandra Sabatucci, durante l’interrogatorio di garanzia nel quale si sono avvalse della facoltà di non rispondere. Quaranta minuti per il disbrigo della procedura a Verziano. Prima Silvia e poi il turno di Paola. Il Gip si è poi trasferita a Canton Mombello. Anche qui venti minuti di silenzi. Quelli di Mirto Milani, fidanzato ventisettenne di Silvia e amante di Paola, pure lui trincerato dietro un mutismo difensivo nella saletta interrogatori del carcere.

Nessuna risposta da parte degli indagati alle pesanti accuse mosse nei loro confronti per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù, mamma di Silvia e Paola. Narcotizzata con dosi massicce di benzodiazepine e poi soffocata nel sonno (forse semplicemente tappandole il naso), secondo le ricostruzioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare. All’incirca un migliaio di pagine che riassumono rapporti tesi, accadimenti, indizi, incongruenze e depistaggi che hanno portato gli inquirenti, coordinati dal pm Caty Bressanelli, a ipotizzare che il delitto sia stato ordito per motivi economici. Per riuscire a mettere le mani sul patrimonio, soprattutto immobiliare, di Laura Ziliani.

Laura Ziliani arresto figlie

Tra progetti di bed&breakfast nel cuore di Temù e una vita agiata, riscuotendo gli affitti degli appartamenti di famiglia. Ma sono molti gli aspetti da chiarire. L’8 maggio le figlie Silvia e Paola, a poche ore dalla presunta scomparsa della madre durante una passeggiata nei boschi a Villa Dalegno, presentano subito la denuncia ai Carabinieri ai quali raccontano dell’uscita di buon ora della donna dalla casa di vacanza di via Ballardini, senza fare ritorno. Immediatamente si mobilitano le squadre di soccorso. Per giorni i sentieri e i boschi della zona vengono battuti da 300 persone. Ma di Laura Ziliani non si trova traccia. 

Si recupera uno scarpone e, poi, l’8 agosto, l’ex vigilessa viene trovata cadavere in una zona perlustrata in precedenza. Forse trasportata dalle esondazioni dell’Oglio vicino alla pista ciclabile, si ipotizza. Ma l’autopsia rivela che le condizioni del corpo non sono compatibili con una così prolungata esposizione alle intemperie. Bisogna, dunque, capire come il corpo di Laura Ziliani — è stato appurato che per quella passeggiata non è mai partita —, sia stato portato fino al luogo del ritrovamento.

E poi c’è il telefonino della donna, trovato successivamente in un’intercapedine del divano in taverna, che non ha generato traffico dalla sera prima della morte dell’ex vigilessa e, che secondo le celle telefoniche, da lì non si sarebbe mai mosso. Ma ci sono tanti altri passaggi da chiarire, partendo da chi abbia materialmente soffocato la donna, dopo le ricerche eseguite online da Milani per trovare informazioni sull’omicidio perfetto. Proprio la figura di Milani, secondo chi indaga, sarebbe centrale nel trio, difeso dagli avvocati Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi.

Il ventisettenne, lecchese di origine, ma residente a Roncola San Bernardo, nella Bergamasca, avrebbe manipolato le sorelle per questioni economiche, tanto da arrivare a occuparsi di una parte della gestione degli affitti. Proprio i soldi erano spesso argomento centrale delle conversazioni tra i tre, intercettate dagli inquirenti. Un particolare notato anche dalla madre di Laura Ziliani che aveva parlato di attaccamento esagerato al denaro. Anche la terza sorella, Lucia, che viveva con la madre, aveva riferito i suoi timori. Nei prossimi giorni i tre saranno probabilmente risentiti dal gip, mentre proseguono le indagini per ricostruire il puzzle complicato della morte dell’ex vigilessa di Temù.

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