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Comunali, Napoli chiamata alle urne dopo dieci anni di Dema: tutti i candidati a sindaco

Dopo dieci anni e due mandati di governo De Magistris Napoli torna alle urne per eleggere il suo nuovo consiglio comunale cittadino

Pubblicato il 2 Ottobre, 2021

Napoli – Dopo dieci anni e due mandati di governo De Magistris Napoli torna alle urne per eleggere il suo nuovo consiglio comunale cittadino.
Appuntamento per domani, quando già dalle ore sette del mattino gli elettori potranno recarsi ai seggi. Si vota fino alle ore 15 di domenica, 4 ottobre.


La corsa per Palazzo San Giacomo entra nel vivo


Sono addirittura sette i candidati per la poltrona più ambita di Palazzo San Giacomo: ovvero quella del primo cittadino.
Da sinistra verso destra troviamo così: Gaetano Manfredi, l’ex rettore dell’Università di Napoli Federico II già ministro della Ricerca nel Governo Conte II, proposto da Pd, M5s e Leu a cui si contrappone, colpo su colpo, il Pm Catello Maresca, candidato unico per il centrodestra (Lega, Fdi e Fi) alla sua primissima esperienza in vesti di politico.
Proprio loro due, secondo buona parte dei sondaggi pubblicati nei mesi di giugno e luglio 2021, restano i candidati maggiormente papabili per un eventuale toto ballottaggio.
Mentre, subito dietro le loro spalle, troviamo le proposte civiche locali. A partire da quella di Alessandra Clemente – fino allo scorso 9 agosto assessore ai Giovani del comune di Napoli – la candidata degli “arancioni” scelta da De Magistris per la sua lista Dema, a cui si aggiunge la candidatura dell’highlander Antonio Bassolino – già sindaco di Napoli dal 1993 al 2000 e governatore della Campania tra il 2000 e il 2010.
Ai quattro big si accostano anche altri tre candidati sindaco “minori”. Si tratta dello “scissionista”, Matteo Brambilla, ex capogruppo e consigliere comunale dei grillini napoletani, Rosa Solombrino, candidata della lista meridionalista del “Movimento 24 Agosto Equità Territoriale” fondato da Pino Aprile e Giovanni Moscarella, biologo no-vax del Covid che si presenta con il partito “3V”.

I quattro big per la poltrona del primo cittadino


Alessandra Clemente per la Napoli giovane che resta con DeMa


Classe 1987 la Clemente è la più giovane, nonché l’unica donna insieme alla Solombrino, delle proposte per la corsa alla poltrona più importante di Palazzo San Giacomo ma, nonostante i suoi 34 anni, conta già un esperienza politica locale quasi decennale, grazie alla nomina – avvenuta nel 2013 – ad assessore alle Politiche Giovanili di Napoli, voluta dall’amministrazione guidata dall’ex Pm di Catanzaro.
Proprio il primo cittadino uscente, infatti, ha indicato – nel ormai lontano ottobre 2020 – la figura di Clemente come “la persona in questo momento utile per aprire un ragionamento con la città, al nostro interno, con la nostra maggioranza, con chi ha fatto il viaggio insieme a noi, con la città, con i partiti e con tutti”.
Figlia della vittima innocente di camorra Silvia Ruotolo, negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento per il mondo dell’associazionismo partenopeo. Sostenendo le realtà sociali e mostrando più volte la sua vicinanza alle famiglie dei quartieri più fragili della città. Calcando con politiche solidali ed inclusive le strade più buie e periferiche che costeggiano il capoluogo campano, aree cittadine per anni quasi totalmente dimenticate della stessa “Giunta arancione”.


Paradossalmente, infatti, la sua appartenenza alla lista Dema si imposta come croce e delizia della candidatura di Clemente. Se da un lato c’è la strada spianata per la continuazione di progetti e azioni, già studiati ed alcuni in parte avviati negli anni precedenti, dall’altro canto spicca la grana di appartenere alla cerchia del sindaco uscente. Lo stesso che, dopo dieci anni di governo, ha lasciato più malumori che sorrisi tra i napoletani. A testimoniare il moto ondoso e affannante della fiducia del parlamentino guidato da De Magistris spiccano i 12 rimpasti in Giunta, avvenuti nel corso dei due mandati. Mosse che più volte hanno stravolto il governo comunale e l’opinione pubblica che gli ruota attorno.


Nonostante ciò sono ugualmente numerosi i movimenti locali che appoggiano la corsa del “delfino” di De Magistris. Su tutti spicca la fiducia data da Potere al Popolo, il partito di estrema sinistra nato nel 2018 proprio a Napoli, che per la prima volta in Campania – da quando esiste Pap – non correrà da solo ma andrà ad appoggiare la coalizione per la candidatura di Alessandra Clemente. Dopo che “l’ 80,19% dei votanti ha espresso la volontà di partecipare con una propria lista in coalizione con le forze alternative al centrodestra e al centrosinistra che sostengono la candidatura a sindaco di Alessandra Clemente”. Ha spiegato, lo scorso 15 giugno, Gianpiero Laurenzano, Coordinatore cittadino di Potere al Popolo, a margine delle “primarie online” degli iscritti del movimento con sede nell’Ex Opg occupato del quartiere Materdei.

Il “patto per Napoli” di Manfredi e la scelta di uno juventino alla guida della città


Il patto per Napoli è un impegno politico serio e sono molto fiducioso che si realizzerà per dare risposte a problemi che non si possono risolvere solo a Napoli, ma anche a Napoli”. Con queste parole lo scorso giugno Gaetano Manfredi ha inaugurato la sua prima conferenza stampa da candidato sindaco, ufficiale, del patto giallo-rosso che unisce M5S, Pd, Leu e ben 12 liste civiche legate agli ambienti di sinistra e non solo. Un vero e proprio piatto di “pasta mista” dove spicca – tra i vari – la presenza di Stanislao Lanzotti, l’ex coordinatore di Forza Italia a Napoli, nonché un noto berlusconiano, che lo scorso luglio ha lasciato il partito del “cavaliere” per fondare la lista civica “Azzurri per Napoli” a sostegno di Manfredi.
Dopo mesi di riflessioni, tra M5s e Pd, sulla ricerca di un candidato comune, e l’offerta più volte declinata dal presidente delle Camera, Roberto Fico, la quadra è caduta così sull’ex rettore dell’Università Federico II di Napoli. Lo stesso che al netto dei sondaggi largamente favorevoli, come quello partorito da EMG-Ricerche il 15 luglio 2021 che vede Manfredi in testa alle intenzioni di voto dei napoletani con un sonoro 48%, paga la sua cauta personalità che raramente, anche a detta dello stesso candidato, lo vede “al centro dell’attenzione”.


Nonché il fatto di essere uno sfegatato tifoso della Juventus, caratteristica che qui a Napoli incide indelebilmente, anche sulla tornata elettorale. Già a giugno, infatti, Manfredi è stato duramente criticato sui social dopo che, insieme al ministro Luigi Di Maio e il premier emerito Giuseppe Conte, si era fatto immortalare con una maglia di Diego Armando Maradona. Raccogliendo, manco a dirlo, la semi-indignazione di numerosi napoletani.
Ma, al di là della fede calcistica, gli obbiettivi della coalizione di sinistra e M5s facente capo all’ex ministro della Ricerca, si pongono sfide autentiche per la città. Come il rilancio delle periferie, bistrattate e dimenticate negli anni da Dema, che per Manfredi “devono diventare un’opportunità” o la basilare rete da ricostituire sull’asse Capoluogo-Regione dopo la totale spaccatura avvenuta tra De Luca e De Magistris. “Sarà una campagna elettorale senza distanze” ha raccontato alla stampa, solo qualche tempo fa, il coordinatore del Pd napoletano, Marco Sarracino, abbracciando positivamente il “patto per Napoli”.


Catello Maresca, da un magistrato ad un magistrato: la destra per vincere a Napoli dopo quasi mezzo secolo


Solo nei mesi estivi, dopo una stagione di bagarre tra la benedizione del Csm e gli screzi dei tre principali partiti di destra, si è avuta la conferma: Catello Maresca è ufficialmente il candidato sindaco della coalizione di centro destra per le comunali di Palazzo San Giacomo. Correrà, quindi, col sostegno di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, ma non con i loro simboli. “A noi – ha spiegato lo stesso candidato ad un intervista rilasciata al Corriere della Sera – interessa la sostanza del progetto civico di cambiamento di Napoli. Non ci appendiamo ai simboli. Se chi aderisce vorrà portare insegne, valuteremo. Ad oggi mi interessano i programmi non le ideologie”.
Una candidatura che a non pochi napoletani sembra quasi un déjà vu, dal momento che il Pm con un eventuale vittoria andrebbe a sostituire proprio un’ex magistrato come Luigi De Magistris. Per consolidare, quindi, la vocazione di una città martoriata dai fenomeni mafiosi che nel voto si ripara aggrappandosi a uomini dello Stato. Maresca può puntare, infatti, sul dato oggettivo di essere il candidato “più noto” ai cittadini, anche quelli meno interessati alla vita politica, per il suo passato recente da Pm che l’ha visto diventare il principale mattatore del clan dei Casalesi. Celebrato attraverso numerosi report e servizi sui canali della tv nazionale che hanno osannato – giustamente – il suo lavoro di garante dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata.
Ma, al contempo, il magistrato napoletano paga il dazio di essere l’unico candidato sindaco della città senza nessun tipo di esperienza politica pregressa in un Comune – come se non bastasse – storicamente di sinistra che non elegge un sindaco dichiaratamente di destra da più di trenta anni. Ma nella politica, come nella vita, mai dire mai. Al momento Catello Maresca è già riuscito a riappacificare i tre principali partiti di centro destra che a Napoli negli ultimi tempi erano tutto meno che uniti. Basti pensare che solo lo scorso dicembre furono addirittura tre consiglieri comunali di Forza Italia a salvare la poltrona di De Magistris dal tracollo anticipato. Votando a favore – dopo numerosi rinvii – il bilancio previsionale che salvò la città dal commissariamento.
Per il momento così la prima sfida Maresca l’ha già vinta ora tocca però guadagnarsi la fiducia dei cittadini. “Con il Progetto Napoli – spiega il candidato del centro destra – questa città sarà capace di riproporsi sullo scacchiere italiano e internazionale come capitale culturale ed economica del Mediterraneo, un ruolo che ha sempre recitato in passato e che tornerà a recitare perché il destino di Napoli è quello di ridiventare baricentro del Paese e risorsa primaria per il riscatto del Sud“.


A volte ritornano, Bassolino per riprendersi Napoli dopo 19 processi vinti


Non basterebbe, probabilmente, un intero libro per raccontare al meglio le vicende politiche di Antonio Bassolino con questa città e in generale con la sinistra italiana. Comunista doc, come da lui stesso sempre confermato, spicca persino tra i fondatori dell’attuale Partito Democratico, mentre per Napoli si delinea come un vero e proprio dinosauro della politica partenopea, già sindaco della città dal 1993 al 2000, autore secondo gli elettori più anziani di un vero e proprio ‘Rinascimento napoletano’, mentre per i più giovani è ricordato per essere stato Governatore della Regione Campania, tra il 2000 e il 2010, presidiando la poltrona più importante di Palazzo Santa Lucia negli anni della gravissima crisi dei rifiuti a Napoli.
Proprio da quella crisi si è avuto il suo declino mediatico, da quando nel 2003 l’intera magistratura partenopea ha provato, in tutti i modi, ad accusarlo di truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture e abuso d’ufficio. In quanto la sua figura, per molti, era la causa delle distese di “monezza” che per interi anni hanno depredato l’immagine di Napoli e dell’intera Campania. Ma oggi, dopo 17 lunghi anni e 19 processi – tutti vinti – è pronto a riprendersi in mano la sua città perché “a Napoli serve una svolta, in primo luogo sul piano economico-sociale e civile. È difficile ma è possibile, con l’impegno di tutti: quando vogliamo e si crea il giusto clima di collaborazione sappiamo fare come e meglio di altri” ha spiegato lo stesso Bassolino sui social lo scorso febbraio annunciando la sua candidatura.
Fare il Sindaco – chiarisce – è stata l’esperienza più importante della mia vita e sento il dovere di mettermi al servizio della città: con la passione di sempre e con la testa rivolta in avanti. Napoli prima di tutto, prima di ogni interesse di parte”.


Seppur i candidati più papabili per i sondaggi restano Manfredi e Maresca guai a sottovalutare Bassolino che al netto dei suoi contendenti resta la personalità con la maggior esperienza politica, sia in termini pratici che comunicativi. La sua comunicazione, infatti, a differenza di Manfredi, Maresca e la Clemente e meno social e più pratica. Basti pensare alla chiamata alle armi di piazza Carità, dello scorso giugno, quando con un comizio in stile tradizionale, che in città (colpa anche del Covid) non si vedeva da anni, sono stati ben 300 i sostenitori che hanno scelto di essere presenti per un dialogo vecchio stile con il candidato sindaco, tra questi spiccano molti ex Pci e Ds ma anche giovani studenti universitari incuriositi dalla proposta, meno social e più vera, di Bassolino. “Farò campagna strada per strada, casa per casa la politica non è solo social network, è rapporto umano” ha chiarito lo stesso candidato nel corso del comizio.

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