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La Corte dei Conti di Roma boccia la parifica del Rendiconto 2019 della Sicilia

La Corte dei Conti di Roma ha bocciato la parifica del Rendiconto 2019 della Regione siciliana. Vengono così accolte le note del ricorso presentato dal procuratore generale Pino Zingale.

Pubblicato il 7 Ottobre, 2021

La Corte dei Conti di Roma ha bocciato la parifica del Rendiconto 2019 della Regione siciliana. Vengono così accolte le note del ricorso presentato dal procuratore generale Pino Zingale.

Questo significa che, a seguito della sentenza, la Regione dovrebbe aumentare lo stanziamento per il fondo crediti dai quasi 35 milioni di euro a 43,5 milioni. La Corte dei Conti nazionale fa inoltre notare che esiste una questione di legittimità costituzione sulla norma di una Finanziaria regionale, quella del 2016, con cui l’amministrazione sostiene una rata annuale da 128 milioni di euro di un mutuo a copertura dei debiti delle Asp con somme del Fondo sanitario nazionale.

Il documento contabile successivo alla parifica del Rendiconto 2019, approvato in giunta il 7 settembre scorso, era stato trasmesso subito alla commissione Bilancio Ars e, in seguito, l’Aula lo ha approvato, in maniera da rendere disponibili i fondi per il bilancio consolidato della Regione e la legge di Stabilità.

Regione, nessun effetto devastante sentenza Corte Conti

Gli esperti economici della Regione siciliana sono sereni, “nessun effetto devastante dalla decisione della Corte dei Conti”. C’è già un pacchetto di contromisure – fanno sapere in una nota diramata all’Ansa – per evitare proprio effetti a cascata. Sarà necessario solo un passaggio di governo e, forse, in Parlamento per scegliere quale delle possibili strade seguire. Per la rivalutazione del “fondo crediti di dubbia esigibilità”, ci sono due possibili soluzioni: una correzione alla legge regionale approvata la scorsa settimana oppure il ricorso alla Corte costituzionale. In assessorato, infatti, dubitano che si possa modificare una legge attraverso una sentenza.

Sulla questione di legittimità costituzionale fatta notare dalla Corte dei Conti, dall’assessorato affermano che la norma sulla quale viene indicato il conflitto è attribuibile del governo Crocetta – Baccei. Si tratta di una legge mai impugnata dal Consiglio dei Ministri e come tale in vigore. Nessuna delle poste effettuate dal 2016 ad oggi possono essere considerate illegittime”.

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