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Reginaldo: “Ovunque vado faccio il paragone con la Reggina. Io in Serie B? Guardate Corazza”

Pubblicato il 7 Ottobre, 2021

Intervenuto ai microfoni di RegginaTv, ospite di Paolo Ficara, Franco Polimeni e Giorgia Rieto, l’ex attaccante amaranto Reginaldo, attualmente protagonista con la casacca del Picerno in Serie C.

A Reggio Calabria ho lasciato un pezzo di me. Adesso sono a Picerno, una bellissima realtà, faremo il possibile per centrare la salvezza. La Serie C quest’anno è veramente difficile. A Catania abbiamo perso immeritatamente, nel primo tempo abbiamo fatto meglio di loro, non siamo stati bravi a sfruttare le occasioni create, un pareggio sarebbe stato più che giusto come risultato finale. Il mio unico gol è stato quello realizzato al Messina, decisivo per la vittoria.

Io ancora in Serie B? Io penso che più sali di categoria e più il calciatore esperto ha probabilità di giocare ed avere spazio. In Serie B potevo giocare ancora tranquillamente ma non dipende da me, sono scelte delle società e vanno rispettate. Basta vedere quello che sta facendo Corazza, attaccanti come noi in Serie B riescono a fare meglio.

La Reggina di quest’anno mi ha dato una buonissima impressione, il mister sta facendo un ottimo lavoro ed è evidente che è una squadra che sa ciò che vuole. Sono sicuro che quest’anno gli amaranto faranno i play-off da protagonisti.

Noi calciatori in campo spesso non riusciamo a gestire l’istinto, dire che Micai abbia dato uno schiaffo al calciatore avversario è follia; il suo è stato un gesto di stizza ma non è stato sicuramente uno schiaffo.

L’unione del gruppo nell’anno della promozione è stato il vero segreto; quando perdevamo usciva la nostra vera forza. Quando perdi vuoi andartene nello spogliatoio e non sentire nessuno, invece in quell’annata si faceva l’opposto. All’inizio della stagione si parlava di tante squadre per la promozione e nessuno ci aveva preso in considerazione, noi zitti zitti abbiamo fatto un grandissimo lavoro. Adesso, nelle squadre in cui vado, faccio il paragone: io e Corazza che eravamo gli attaccanti, facevamo 11-12 km a partita, bisogna correre, faticare … così arriva la vittoria. Noi avevamo questa mentalità, i difetti c’erano e li superavamo proprio con la voglia e la cattiveria agonistica in campo.

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