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San Benigno, 23 coltellate alla madre: Renato Vecchia a processo

Pubblicato il 18 Ottobre, 2021

Riconosciuta la semi-infermità mentale a Renato Vecchia, 45enne di San Benigno Canavese, in provincia di Torino, che un anno fa uccise con ben 23 coltellate la madre, Ermanna Pedrini. Con questo riconoscimento, Vecchia potrà essere processato per omicidio volontario aggravato: solo se gli fosse stata riconosciuta la piena infermità mentale non sarebbe stato imputabile.

A difendere l’uomo, attualmente detenuto agli arresti domiciliari al Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese (struttura psichiatrica), è difeso dall’avvocato Basilio Foti.

L’omicidio della madre, Ermanna Pedrini

Il fatto è avvenuto la sera del 15 ottobre 2020, nell’appartamento in via Ivrea 24 in cui Ermanna Pedrini, 64enne parrucchiera che lavorava da casa, viveva con il figlio, Renato Vecchia. Una convivenza imposta dal passato burrascoso di quest’ultimo. L’uomo infatti, residente a Castellamonte fino alla separazione dalla moglie, era uscito da poco da un centro di recupero per tossicodipendenti, ed era tornato a vivere dalla madre a San Benigno Canavese.

I carabinieri, al loro ingresso nell’abitazione, avevano trovato segni di colluttazione tra la vittima e il suo aggressore e il cadavere della donna, vedova da un anno, a cui erano state inferte diverse coltellate, almeno 23, al torace. L’assassino, per tardare il ritrovamento del corpo, aveva lasciato fuori di casa un cartello su cui c’era scritto che la parrucchiera quel giorno non avrebbe ricevuto i clienti. Erano poi stati i nipoti, allarmati perché non la sentivano da ore, a trovare il corpo di Ermanna Pedrini.

renato vecchia san benigno canavese

Le indagini si erano quindi dirette subito sul figlio, operaio 44enne, che nel frattempo si era allontanato con la sua macchina, una Renault Clio, rendendosi irreperibile. Renato Vecchia era stato quindi ritracciato in breve tempo dai carabinieri a Pont Canavese, a casa di un amico.

I risultati delle indagini e le accuse

Ricevuta ora la conferma della semi-infermità mentale, il pm di Ivrea Alessandro Gallo ha chiuso le indagini. Il movente sarebbe stato di tipo economico: alla madre, l’uomo chiedeva di continuo soldi, che però sperperava. Una situazione che, quella sera dello scorso anno, avrebbe portato all’ennesima lite, poi degenerata in tragedia.

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