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varese ricorda willy

Caso Willy Monteiro Duarte, imputati a processo: “nessuno voleva ucciderlo”

Pubblicato il 18 Novembre, 2021

Un ragazzo gentile Willy Monteiro Duarte. Ha perso la vita a 21 anni, senza una ragione. La sua morte risale al 5 settembre 2020. Marco Bianchi, 25 anni, è imputato con l’accusa di omicidio volontario assieme al fratello Gabriele, a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia: proprio per la morte di Willy.

Bianchi cerca di minimizzare, di sminuire il suo ruolo. Queste le sue parole: “Ero preoccupato per il mio amico Omar, mi sono trovato Willy fermo davanti a lui e l’ho colpito, ma con un calcio laterale, sul fianco sinistro, non al petto. L’ho spinto. E poi lui si è rialzato”. Siamo nell’aula di corte d’Assise a Frosinone: è la prima volta che gli imputati sono presenti: nelle udienze già trascorse erano collegati dal carcere, tutti fuorché Belleggia, che è ai domiciliari e ha sempre partecipato. La mamma di Willy può guardarli negli occhi, insieme a sua sorella. Marco e Gabriele si sono abbracciati nella cella di sicurezza, prima di cominciare a parlare alla corte.

Marco Bianchi ha dichiarato: “Ho sempre detto la verità, ma non sono mai stato creduto. È morto un ragazzo, ma se lo avessi colpito in modo grave non me ne sarei mai andato, lasciandolo lì. Mi rivolgo ai familiari di Willy, se avessi sbagliato lo ammetterei. Non sono un mostro, ho sempre detto la verità a differenza di altri. Sono un ragazzo semplice, lavoravo al bar di mio fratello Alessandro (il terzo, non indagato, ndr), e ho sempre fatto sport. Se avessi colpito Willy nel modo che viene detto, mi sarei preso le mie responsabilità. Se sbaglio pago, non sono uno che ha paura della galera. Non avevo capito la gravità di quanto accaduto quando ci siamo allontanati in auto, ma non fuggivamo. Quando siamo risaliti in macchina siamo tornati verso il ristorante di mio fratello, Belleggia si è intrufolato in auto, Pincarelli non è salito con noi. Omar (Sahbani, ndr) accusava e insultava Belleggia per aver colpito quel ragazzo senza motivo. Quando siamo arrivati ad Artena ho detto a tutti di prendersi le proprie responsabilità. E quando i Carabinieri ci hanno portati in caserma ero ignaro di tutto”. Ha cercato di scagionare il fratello: “Mio fratello Gabriele mi disse che aveva colpito un altro ragazzo perché temeva colpisse me e che non colpì invece Willy“.

Ha aggiunto: “Michele Cerquozzi e Omar Sahbani ci aspettavano nella piazza dei locali, a Colleferro, quando più volte hanno chiamato per dirci che c’era una lite sono tornato con mio fratello, Vittorio (Tondinelli, ndr) e le tre ragazze in macchina con noi. Ma assolutamente non correvo, come è stato detto. Quando siamo arrivati nella piazza della movida ho visto la folla di gente accalcata nei giardinetti. Mi sono ‘impanicato’, ero agitato. C’erano delle persone, ma andavo a 15/20 chilometri orari al massimo. Ho spento la macchina e sono sceso tranquillamente, come tutti gli altri, mi sono avvicinato cercando i miei amici, Omar e Michele. Quando sono arrivato c’era tanta gente, mi sono permesso di spingerli, non di picchiarli. Se li avessi picchiati perché non sono andati a farsi refertare in ospedale?”. Ma una decina di testimoni sono stati chiari nel descrivere la furia con la quale i due fratelli si precipitarono nella lite, colpendo tutti indistintamente.

In seguito, Gabriele Bianchi si è sottoposto all’esame del pm: “Aspetto questo momento da un anno e due mesi, non vedo l’ora di rispondere a tutte le domande. Io ho notato che c’è stato un odio mediatico nei nostri confronti. La feccia di Colleferro ha parlato male di noi: è come se ognuno avesse voluto mettere qualcosa contro di noi; per questo tutti dicono che io ho colpito Willy, perché influenzati dai media. Perfino i nostri amici sono stati influenzati dalla situazione mediatica, alcuni manipolati da genitori preoccupati che potessero finire nei guai. In parte posso capirli, so che sono stati minacciati solo per essere nostri amici”.

Descrive l’aggressione di cui è accusato: “Non ho colpito Willy, ma ho spinto e dato un calcio al petto a Samuele Cenciarelli (l’amico di Willy, ndr). Me ne vergogno, e chiedo scusa a lui e alla sua famiglia. Ma quando sono arrivato e ho visto che guardava fisso Omar e mio fratello, temendo potesse colpirli, gli ho sferrato un calcio al petto, facendolo finire contro una macchina“.

Gabriele Bianchi attacca Belleggia: “Francesco Belleggia gli ha dato un calcio al collo mentre Willy era a terra, senza pietà. Da infame. Gabriele e Marco Bianchi una cosa del genere non l’avrebbero mai fatta. Sono vicino al dolore dei familiari di Willy perché anche io ho un figlio. Il fatto che Belleggia sia ai domiciliari mi provoca una grande rabbia. Io lo so per certo che non aveva intenzione di uccidere Willy, ma lui deve dire la verità. Io per dormire devo prendere tranquillanti e ringrazio gli psicologi del carcere“. E ancora: “La morte di Willy ci ha distrutto le vite, come alla sua famiglia”. Il tutto si svolge nel silenzio della madre di Willy.

Belleggia si è guadagnato la fiducia dei giudici con le dichiarazioni e le ammissioni rese al momento dell’arresto. Si è espresso in questo modo: “Non ho mai colpito Willy. Marco Bianchi lo ha colpito più volte con una scarica di pugni, anche dopo che si era rialzato. Anche Gabriele si affiancò a Marco dando un calcio a Samuele Cenciarelli, che alzando le mani diceva che non c’entrava nulla. Poi ho visto sferrare un ultimo colpo da Marco Bianchi su Willy”.
Pincarelli ha dichiarato: “Mi dispiace, nessuno voleva uccidere Willy”. Ma Willy è morto.

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