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Addio a Comunardo Niccolai, il re degli autogol

Pubblicato il 2 Luglio 2024

Lutto nel mondo del calcio, che ha detto addio a Comunardo Niccolai, un personaggio d’altri tempi che ha contribuito a scrivere pagine importanti nella storia del calcio. Difensore di buon livello e allenatore, Niccolai fu ribattezzato anche il “re degli autogol”. L’ex calciatore è stato stroncato da un malore all’età di 77 anni mentre si trovava in ospedale.

L’aneddoto legato al nome di Comunardo Niccolai

Niccolai è stato un personaggio molto folcloristico, a partire dal nome al quale è legato un aneddoto piuttosto particolare. Il padre, che aveva giocato come portiere del Livorno e che gli aveva trasmesso la passione per il calcio, era anche un convinto antifascista. Per questo motivo decise di dargli l’insolito nome Comunardo, traendo ispirazione dalla Comune di Parigi, il governo socialista che si insediò nella capitale francese nel 1971.

La mamma, che invece era profondamente cattolica e democristiana, non accettò mai quel nome così buffo e curioso per il figlio, quindi lo chiamava sempre Silvano.

Il re degli autogol

A Niccolai fu affibbiato il soprannome, non molto piacevole, di “re degli autogol”. Da dove nasce questo appellativo? In realtà Niccolai di autogol nella sua carriere ne fece 6, non certo pochi ma neanche tanti, considerando che altri due grandi ex difensori del calibro di Baresi e Ferri ne fecero 8.

Niccolai si guadagnò l’appellativo di re degli autogol soprattutto per la spettacolarità degli stessi. “Ho trasformato l’autogol in una nuova forma d’arte” – disse simpaticamente in un’intervista di un po’ di tempo fa, in un certo senso “ringraziando” gli autogol fatti che gli hanno dato una notorietà che forse non avrebbe mai avuto.

Lo scudetto col Cagliari

Niccolai, soprannominato anche “agonia” per il suo fisico molto esile, al di là degli autogol fu un ottimo difensore dai piedi buoni, entrato nella storia del Cagliari, dove giocò ben 12 stagioni e con il quale vinse lo storico scudetto nel 1970.

Fu convocato spesso anche in Nazionale e partecipò ai Mondiali del 1970 dove l’Italia, dopo il famoso 4-3 alla Germania, fu schiantata in finale dal Brasile di Pelè arrivando seconda e conquistando la medaglia d’argento.