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Alessandra Matteuzzi

Alessandra Matteuzzi: Padovani e l’appunto con la volontà di ucciderla

Pubblicato il 9 Gennaio 2023

“La uccido perché lei mi ha ucciso moralmente”.

Un messaggio agghiacciante, col quale annunciava quel che sarebbe accaduto un mese e mezzo dopo.

Giovanni Padovani, il calciatore 27enne in carcere con l’accusa di aver ucciso a martellate la sua ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, 56 anni, aveva appuntato sul proprio smartphone la criminale volontà, così come ricostruisce il Corriere.

Lo aveva scritto sul suo cellulare il 2 luglio 2022, un mese prima dell’omicidio poi compiuto a Bologna. Nella mente dell’ex calciatore della squadra siciliana Sancataldese, si era insinuato un pensiero fisso: vendicare la sua “moralità”.

A trovare quell’annuncio di morte nelle note del telefonino, è stato il consulente tecnico nominato dalla Procura, Angelo Musella.

L’indagato, arrestato dopo il femminicidio, accusava anche la ex di averlo tradito e diceva che sarebbe finito in “galera”.

Secondo il gip Andrea Salvatore Romito, l’ex modello e calciatore sarebbe “un soggetto animato da irrefrenabile delirio di possesso e incapace di accettare le normali dinamiche relazionali… sia di attivare l’ordinario sistema di freni inibitori delle proprie pulsioni aggressive”. ù+

Subito dopo l’arresto, Padovano avrebbe spiegato alla polizia: “Sospettavo che lei mi tradisse”.

Gli investigatori a questo punto non nutrono più alcun dubbio sulla circostanza che il delitto sia stato premeditato. Stando alla ricostruzione della polizia, riportata nell’ordinanza, il 22 agosto scorso (il giorno prima di uccidere Alessandra) lui l’avrebbe attirata in una trappola, con il solito espediente di staccarle la luce di casa.

“Di mattina la donna era stata costretta a scendere nell’atrio per riattivare il contatore” e lì si è ritrovata davanti il suo ex, con il quale aveva interrotto la relazione a fine luglio. In quel modo Padovani «voleva convincerla a riprendere la relazione”.

Ma già in passato quando lui e Alessandra stavano ancora insieme, la donna sarebbe stata sottoposta a un asfissiante controllo a distanza.

Dalle indagini è emerso che pretendeva che lei gli mandasse un video ogni 10 minuti, in cui comparissero l’ora e il luogo in cui si trovava, facendo scenate in caso di violazioni di tali prescrizioni.

Le aveva persino carpito le password di posta elettronica e di messaggistica per controllarne le conversazioni con altre persone.

Un clima pesantissimo, al punto che, così come ha raccontato la sorella Stefania, Alessandra aveva presentato denuncia ai carabinieri.

Ma nemmeno questo è servito a scongiurare il tragico epilogo.