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Altavilla Milicia

Altavilla Milicia: “La figlia sopravvissuta ha partecipato alle torture nella strage familiare”

Pubblicato il 16 Febbraio 2024

Anche Miriam Barreca, la figlia sopravvissuta nella strage familiare di Altavilla, ha partecipato ai riti di purificazione in cui “sono stati torturati i fratelli, Kevin ed Emanuel, e la madre, Alessandra Salamone”, poi uccisi. 

Lo rivela il procuratore di Termini Imerese precisando che “per quanto riguarda la sua responsabilità, non compete a noi ma alla Procura dei minorenni di Palermo. Noi trasmettiamo gli atti. Possiamo dire che è una ragazza molto intelligente, di un’intelligenza superiore alla media”.

Sembra, dunque, secondo quanto spiega il procuratore Ambrogio Cartosio nella conferenza stampa, che “la partecipazione alle torture sia stata corale. Confermo che il piccolo di 5 anni è stato torturato prima di essere ucciso”. 

Il procuratore descrive poi quella che è stata, dice, una “terribile tragedia, quando ci siamo trovati lì è stato uno strazio. Vedere i corpi in quelle condizioni è stato un dramma. Il padre è un soggetto che da anni vive un delirio mistico dominato da una religiosità fanatica. Che pesa molto sui figli. La famiglia vive con disagio”.

Per la strage ora in carcere ci sono il padre e marito delle vittime, Giovanni Barreca, e una coppia di Palermo, Sabrina Fina e Massimo Carandente. 

“Il rito collettivo – riprende il procuratore – era iniziato da un mese e coinvolgeva tutta la famiglia Barreca e la coppia di Palermo, che avrebbe partecipato al massacro. Erano tutti preda di un delirio mistico”. Le vittime e gli assassini, lo stesso Barreca e i due complici, dunque, avevano cominciato un mese fa una sorta di rito di purificazione dal demonio, poi sfociato negli omicidi”.

Il procuratore ha parlato di una “escalation” nell’esorcismo che si sarebbe svolto in quella casa: dalle violenze psicologiche si sarebbe passati poi a quelle fisiche. 

“Giovanni Barreca e i due conviventi Fina e Carandente si sono conosciuti sui social – dice poi il pm Manfredi Lanza, che coordina le indagini – La coppia di palermitani era in casa al momento del triplice omicidio. La villetta era frequentata solo da loro”.

“I due conviventi sono stati fermati a Palermo la mattina dell’11 febbraio nella loro abitazione, dove sono arrivati il giorno prima”, spiega il comandante dei carabinieri di Bagheria Francesco Battaglia.

Il procuratore Cartosio precisa poi che dietro la strage potrebbero esserci altri soggetti e scenari e chiarisce: “Cercheremo di capirlo e speriamo di avere l’appoggio delle altre sedi giudiziarie e delle altre istituzioni  per comprenderlo a fondo”.